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Potrebbe sembrare paradossale che a fornire un’ulteriore dimostrazione che non siano le tecnologie a fare la differenza nello sviluppo degli apprendimenti la fornisca una ricerca finalizzata a provare il “potere” delle tecnologie, ma non lo è. Certi usi delle tecnologie non possono apportare, in quanto tali, alcun valore aggiunto all’apprendimento. Questo vale anche per l’uso del tablet al posto dei libri tradizionali, oggetto della sperimentazione Impara Digitale e della ricerca.

Se non sono le tecnologie a fare la differenza, cosa la può fare: il docente con la sua didattica ed il suo incoraggiamento.

La principale conclusione cui i ricercatori sono giunti è che  …

…… i discenti percepiscono la tecnologia come ricca di potenzialità, ma la vera variabile che fa la differenza è la preparazione dei docenti e il loro ruolo svolto nell’incoraggiamento e nel supporto agli studenti in tutte le fasi del processo di apprendimento … La sua adozione non impatta immediatamente sul sulla qualità finale del processo di apprendimento dei discenti

A queste conclusioni sono giunti i ricercatori (Gruppo Technology Enhanced Learning dell’Università L. Bocconi ) studiando gli atteggiamenti e le prestazioni scolastici di circa 500 studenti di scuole superiori di varie parti d’Italia che hanno partecipato ad iniziative di quella Associazione (cui va riconosciuto il merito di aver voluto una valutazione esterna per il proprio progetto)

…. gli studenti percepiscono il tablet come uno strumento utile, ma non lo considerano vantaggioso rispetto ai libri, a meno che il docente non li incoraggi adeguatamente usando un metodo di insegnamento consono all’utilizzo di tale tecnologia … L’utilità percepita della tecnologia non ha un impatto significativo sulle performance degli studenti migliori, che comunque non percepiscono un vantaggio relativo del tablet rispetto ai libri, a meno che non sia presente un incoraggiamento adeguato da parte dei docenti

Che dire di queste evidenze?

Secondo me nulla di non atteso: chi ha un atteggiamento riflessivo e non segue acriticamente le mode ed è in grado di guardare ai fatti e non è preda dei propri desideri, mai si sarebbe aspettato un risultato diverso.

Questi risultati non significano, però, che le tecnologie non servano: non servono se sono pensate come strumenti capaci di agire direttamente nei processi di apprendimento, sono di grande utilità se si pensano come strumenti che sostengono tutta una serie attività operative e cognitive che stanno alla base dell’apprendimento significativo.

Se si ritiene che una didattica ad orientamento costruttivista possa favorire un apprendimento profondo e produttivo,  possa favorire la comprensione, l’applicazione ed il transfer, ecco che le tecnologie possono sostenere una didattica attiva, laboratoriale, per compiti autentici, dove gli studenti esplorano, indagano, collaborano, condividono, costruiscono, utilizzano risorse per l’apprendimento presenti nel mondo fuori della scuola e producono artefatti che hanno valore reale. Queste sono tutte attività di apprendimento che non possono fare a meno dell’uso delle tecnologie digitali, attività che sono impensabili poter realizzare in modo sostenibile senza di esse

Concettualizzare in questo modo le tecnologie porta a dare un senso al loro utilizzo a scuola ed a trovare per loro un evidente valore aggiunto.

Altre  concettualizzazioni, fallaci, deboli, portano agli esiti evidenziati dalla ricerca.

Link alle slide che sintetizzano la ricerca: http://www.imparadigitale.it/wp-content/uploads/2014/04/Imparadigitale-Monitoraggio-2013.pptx.pdf

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