santoro

Raccolgo qui una delle tantissime riflessioni di Bruno Santoro, insegnante semplice (perché ci sono anche quelli con le stellette …) sul senso che sta prendendo il digitale nella scuola del presente.

Immagino che Bruno abbia usato il termine “dumping” per indicare la banalizzazione che si sta facendo della strumentazione digitale.

Fantastico anche il concetto di “pedagogia d’occasione”, quella che fanno in troppi neo-pedagogisti. Preoccupante questa asfissiante presenza di pedagogismo diffuso e di bassa qualità.

Apprezzo molto il lavoro di Bruno e dei suoi colleghi insegnanti Let’s Net! e X-School. Spero di incontrarli presto ….

Sugli errori di Ferri, non serve tornarci più su, tanto sono eclatanti …a cominciare dal “nativo digitale” …..

L’occasione del commento di Bruno è la presentazione della ricerca di Vertecchi “I bambini e la scrittura”, un volume nel quali si presenta l’esperimento “Nulla dies sine linea”, volto a rilevare gli effetti della scrittura manuale nel processo di apprendimento dei bambini della scuola elementare.

Qui una presentazione della ricerca

https://www.academia.edu/28722344/I_bambini_e_la_scrittura_Lesperimento_Nulla_dies_sine_linea

 

Vertecchi è uno dei pochi pedagogisti ‘veri’ che si sono impegnati di persona nel dibattito sulle abilità primarie e sulle caratteristiche delle nuove generazioni. Come i miei amici di Let’s Net! e X-School sanno da molti anni stiamo cercando di contrastare il fenomeno di dumping strumentale che artatamente accredita il digitale come la dimensione in cui le abilità primarie (tra le quali la scrittura a mano e in corsivo) non sono più necessarie, soprattutto nella ‘scuola del futuro’.

Noi che viviamo invece e lavoriamo nella scuola del presente sappiamo che la dimensione dell’apprendimento non può fare a meno di sviluppare il processo del quale le abilità primarie fanno parte: chi teorizza, come Paolo Ferri e persino per altri versi Maragliano che i nostri ragazzi non ne avranno più bisogno commette un terribile errore di prospettiva e comunque denuncia una preoccupante gap in teoria della conoscenza.

L’effetto più evidente di questa deficit teorico sta proprio nella pedagogia d’occasione sviluppata attraverso gli interventi di sociologi, giornalisti, esperti di comunicazione, generici ‘professionisti’ della formazione che improvvisamente si scoprono esperti di scienze dell’educazione: salvo poi teorizzare la delega del processo di formazione agli ambienti digitali e alla tecnologia: il mito della panacea e dell’età dell’oro che rivive sulle pagine auto-agiografiche di Wired…

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