Seconda keynote speech da parte di una colonna del Distance Learning, Michael Grahame Moore, Pen State University. Piuttosto deludente il suo intervento, condivisibile nei contenuti, ma, è il commento di alcuni colleghi vicini di posto, “da Moore e dagli States ci saremmo aspettati qualcosa di diverso”. Necessità di concettualizzare esperienze di apprendimento che gli allievi possono personalizzare, disegnare attività di condivisione di conoscenze come la principale fonte di contenuto della formazione, proporre compiti in forma di ricerca collaborativa o personale, promuovere la riflessione e la consapevolezza di sé, promuovere inquiry communities ….

Pare, però, che ascoltando i pareri degli studenti adulti, i contenuti siano più importanti dell’interazione e che l’interazione con i docenti sia più importante di quella con i colleghi ….

Sempre attuale la considerazione finale, che ha dato il titolo al suo intervento: c’è il fondato pericolo che gli usi didattici delle tecnologie siano come il mettere il vino vecchio in una bottiglia nuova: il cambiamento è solo apparente.

In apertura una adesione sostanziale alle critiche mosse agli approcci web 2.0 da Keen

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