Sono pieno di pregiudizi verso Second Life, almeno per quanto riguarda l’ambito di possibile applicazione di cui occupo nella mia First Life, l’istruzione e la formazione. Sostanzialmente perchè non ho (ancora?) capito cosa SL abbia da dare al processo di apprendimento che già non diano ambienti e strumenti esistenti.
Sono a conoscenza che all’INDIRE si danno un gran daffare. Credo sia loro Second Learning. C’è anche chi sperimenta una integrazione tra Moodle (che apprezzo) e SL, SLOODLE. Ho letto di numerose iniziative educative che usano SL ma, ripeto, non capisco cosa aggiunga. Quando lo capirò, forse, lo userò.
In ELearn Magazine trovo una serie di “asset” che praticare mondi virtuali dovrebbe dare all’education:

  • The Sense of Self
  • The Death of Distance
  • The Power of Presence, Sense of Space, and Capacity to Co-Create
  • The Pervasiveness of Practice
  • The Enrichment of Experience

Nello stesso articolo si trova che lavorare nei mondo virtuali attiva le seguenti funzionalità cognitive:

  • Flow, balancing inactivity and challenge in just the right proportions to keep people moving through the experience.
  • Repetition, which allows learners to try-and-try again as many times as they choose.
  • Experimentation, encouraging learners to try new things and learn in the process.
  • Experience that is much more engaging than other digitally mediated technologies.
  • Doing, because practice makes perfect and VWs are big practice fields.
  • Observing, because if you’re not ready to act now, you have plenty of opportunities to observe others and learn from them.

Per intanto sfido i miei pregiudizi e faccio un salto a Firenze dove sabato prossimo si terrà un BarCamp su SL, SLCamp. In programma non vedo interventi nel contesto dell’education, ma chissà che non abbia un’illuminazione e che il mio atteggiamento si ristrutturi. Pronto ad ammetterlo. A presto su …Second Life ….

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Un pensiero su “Mi concedo una Second Life”
  1. Sono pieno di pregiudizi anch’io su Second Life come ambinete che “arrichisce” l’esperienza. Mi pare invece che questo sigore abbia ragione quando parla di ambienti spesso “autistici”, mentalamente ricchi ma sensorialmente poveri:

    “There is not a flower or bird in sight, only a small screen on which lines are moving, while the child sits almost motionless, pushing at the keyboard with one finger. As a learning environment, it may be mentally rich, but it is perceptually extremely impoverished. No smells or tastes, no wind or bird song (unless the computer is programmed to produce electronic tweets), no connection with soil, water, sunlight, warmth, the actual learning environment is almost autistic in quality, impoverished sensually, emotionally, and socially.John Davy”

    Trovato qui: http://artichoke.typepad.com/artichoke/2007/09/a-curriculum-of.html

    Ma facci sapere se riescono a farti cambiare idea 😉

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