speranza1
Il mio ultimo post “Le tecnologie non servono” ha suscitato un buon dibattito in rete (anche se non ampio come  “La scuola Gelmini – Israel non serve a nessuno”), con espressioni di accordo e di disaccordo su quanto affermo.
Il post mi è, anche, costato l’accusa di revisionista, passatista …..
Evidentemente non mi sono spiegato bene, soprattutto per coloro che mi hanno considerato, per il post, una persona contraria all’uso didattico delle tecnologie.
Capisco che chi non conosce la mia storia professionale (di cui il mio blog dà ampio rendiconto) si possa essere fatto questa idea e capisco che il titolo possa aver tratto in inganno, ma una attenta lettura avrebbe, forse, reso comprensibile il mio pensiero nella sua articolazione.
Nel post in questione dico, al di là delle frasi forti (nessuna provocazione Francesco), dico:

  • Spesso l’uso didattico delle tecnologie è stato confuso/spacciato come innovazione tout-court e con non poche mistificazioni, vuoi in buona fede, vuoi in perfetta malafede
  • Non si può far credere (agli insegnanti, agli studenti, alle famiglie, alla società) che la nostra scuola stia migliorando grazie a massicce iniezioni di tecnologie
  • Il mero uso delle tecnologie non produce necessariamente ed automaticamente buona scuola (buon insegnamento, buon apprendimento)
  • La questione del valore aggiunto delle tecnologie è ben più  complessa di quello che a tutti i livelli si fa credere
  • Un cambiamento profondo, autentico e stabile  si attiva con una strategia (anche politica) e modalità operative differenti di quelle che si stanno adottando
  • In parecchi di coloro che lavorano nella filiera delle tecnologie c’è molta ingenuità e/o approssimazione (quando non furbizia)
  • Dopo tanti anni di ingenuità, sperimentazioni più spesso mal riuscite che ben riuscite, “lezioni” imparate da molti di noi,  è ora pensare ad approcci organizzativi e didattici maturi, non a ripetere quelli della prim’ora

Una affermazione, forse estremistica,  fatta nel post è relativa al fatto che solo un “bravo” insegnante può trarre beneficio dall’uso delle tecnologie. (Francesco Leonetti mi ha fatto notare che avrei potuto titolare “Le tecnologie non servono … se non sai insegnare). Un tempo non lo credevo, ma ne sono sempre più convinto (ed in P.S. lo argomento)

Concludevo il post “incriminato” con una proposta di ordine metodologico sulla base di questo ragionamento: “Considerato che le tecnologie dovrebbero migliorare insegnamento ed apprendimento, considerato che le tecnologie sono strumenti come tanti altri, perché non partire da problemi/obiettivi di didattica e trattare, nel contesto della loro soluzione, anche le tecnologie? Perché prima si devono imparare le tecnologie e poi il loro uso? In questo modo, a mio avviso, si rimette al centro la didattica.

Esplicitando, se ancora ce fosse il bisogno, il mio pensiero è che, oggi (non 10, 5 anni fa) le tecnologie si accrediteranno autenticamente come utili strumenti didattici se scompariranno in quanto “oggetto” in bella evidenza e diventeranno uno dei tanti tools a disposizione di insegnanti e studenti.
Le tecnologie si accrediteranno e si insedieranno stabilmente, ed i tempi sono maturi, solo quando non si parlerà più di didattica con le tecnologie ma solo di didattica, con e senza le tecnologie.
Non vi sembra giunto il tempo di rendere normali le tecnologie in classe? O almeno comportarci come se lo fossero?
——

P.S. su “il bravo insegnante
Perché solo il “bravo” insegnante potrebbe tratte beneficio (= aggiungere valore aggiunto) dall’usare le tecnologie in classe e non il “mediocre”? Forse potremo dire “insegnante esperto”  ed “insegnante novizio”; forse così non si offende nessuno.
Per me il “bravo insegnante” (relativamente alla variabile “tecniche didattiche”)è colui/colei che:

  • Conosce ed ha una comprensione profonda di un’ampia (meglio se vasta) gamma di tecniche didattiche
  • Sa diagnosticare, dalla prospettiva dell’apprendimento e dell’insegnamento, la situazione in cui vuole intervenire
  • Sa scegliere, in coerenza con questa, la tecnica che per lui è la più adeguata
  • Sa argomentare il perché della scelta
  • La sa implementare efficacemente

Solo un insegnante “evoluto” o “esperto”, un insegnante che ha mestiere può trovare il senso di questo ulteriore strumento (uno strumento tanto divertente quanto difficile da usare didatticamente), un insegnante competente che in virtù delle tecniche che padroneggia potrebbe, anche, fare a meno delle tecnologie (anche se credo che le tecnologie possano dare qualcosa in più).
Ma se non le ha,  quell’insegnante, non sa perché usa le tecnologie e lo fa solo perché …. le tecnologie esistono, …. perché i nativi digitali, …. perché non se ne può fare a meno, …. perché altrimenti non si è al passo con i tempi, … perché, altrimenti, si fa la figura degli scansafatiche, …. perché che direbbe il dirigente.

Con il risultato di continuare a fare la solita mediocre lezione, di deprimersi dopo un po’ perché non vede risultati e di dare la colpa alle tecnologie.

Allora, il “novizio” (c’è chi rimane novizio per tutta la vita perché “fare esperienza” non vuol dire “avere esperienza”) non potrà mai accedere alla gioia delle tecnologie? Dico di si, ma questa è un’altra storia

Quindi chi ha a cuore la buona immagine ed il buon uso delle tecnologie didattiche (io sono tra questi), sia severo, sia esigente, abbia elevate aspettative e non si accodi al gregge delle pecore che belano tontamente dietro l’ultima tecnologia.

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12 pensiero su “…. a meno che”
  1. bravo Gianni, mi sembra che tu colga gli aspetti essenziali del problema.certo se l'insegnante non sa insegnare non c'è tecnologia che tenga, e viceversa.ma un buon mix di "saper insegnare" e di tecnologia (anche) non è che faccia poi male, anzi…..ciao mario

  2. sono d’accordo su tutto quanto hai detto…riconosco di non essere un’insegnante abbastanza esperta nonostante abbia un blog di classe ..infatti non vuol dire che sia brava a usare la tecnologia efficaciamente nella didattica ..riconosco che l’uso del blog è ancora limitato ..è vero quanto dici riguardo a un bravo insegnate ..che è colui che sa far buon uso delle tecnolgie con tutto l’iter che hai descritto…mi faccio il mea culpa…ma faccio quel che posso con i pochi strumenti che ho..sono autodidatta e mi rammarico sempre che si parli tanto di uso delle tecnologie quando poi lo stato non ci mette in grado di essere bravi in questo ,facendo fare dei veri corsi di formazione ..finora quelli che ho frequentato mi hanno fatto dormire …perchè spesso chi tiene questi corsi ( mi riferisco in presenza ) ne sa meno degli allievi o no è in grado di insegnare qualcosa ….certo che sarebbe ora di metterci davvero a lavorare …

  3. Elisa, “bravo insegnante” e “insegnante mediocre” sono categorie relative. La competenza di ognuno di noi è in continuo sviluppo (si spera) ed una dote del “bravo insegnante” è certamente anche quella dell’imparare di continuo, di avere dentro di sè la tensione alla crescita anche se nessuno lo spinge a farlo ed è ancor più bravo se si aggiorna avendo tutti contro (come spesso succede nella scuola italiana).
    Il “novizio” è sulla buona strada quando riconosce i propri bisogni di crescita e sa gestire i percorsi per la crescita.
    Ognuno di noi, poi, non sempre e solo “esperto” o “novizio”. Ognuno può essere esperto rispetto ad una cosa ma novizio rispetto ad altra.
    Che si debba lavorare, vale per tutti; consapevoli dei propri punti di forza e di debolezza

  4. Come non essere d’accordo?
    Essere esigenti prima con se stessi e poi con gli alunni (val la pena ricordare l’etimo, ‘colui che va nutrito’); mai sentirsi arrivati; avere sempre nuovi stimoli e fastidiose curiosità.
    E ricordarsi che per imparare a volare, bisogna puntare in alto, sempre più in alto.

  5. Pardon se scrivo ancora, ma foto e post mi hanno suggerito qst citazione:

    Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano dovunque, e in un baleno. (da “Il gabbiano Jonathan Livinston”)

    Da ricamare a tombolo.

  6. Gianni, a me era tutto chiaro già dal tuo post precedente. 😉

    Ripeto, quel post vale davvero come un manifesto.
    Mi è piaciuto moltissimo il tono sicuro e convinto con cui hai emesso la tua sentenza.
    Oggi in pochi hanno il tuo coraggio.
    E hai detto quello che andava detto.
    Anche la provocazione è funzionale alla comunicazione. E tu hai raggiunto l’obiettivo alla perfezione.

    a presto comunque!

    p.s. Ti segnalo questo mio post, anche se non direttamente sul tema in questione.
    Il travisante travasatore: emblema della scuola contemporanea

  7. Ciao Gianni, sono sostanzialmente daccordo con il tuo approccio de-mistificatorio rispetto alla tecnologia, ma credo che la soluzione non stia in un impegno maggiore da parte degli insegnanti… siete già bravissimi! Il punto vero è che dovreste avere la possibilità di occuparvi solo di insegnamento, e non di tecnologia. Gli insegnanti che seguono blog come il tuo sono sicuramente degli “illuminati”, ma non credo rappresentino la generalità del corpo docente nazionale. Il problema di fondo secondo me è un altro… provo a spiegarmi meglio QUI

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