Rubo il titolo di questa discussione da quello della news con cui la Fondazione Giovanni Agnelli anticipa i risultati di una imponente ricerca da loro effettuata su oltre 7.700 insegnanti immessi in ruolo nel 2009-2010, pari al 96% del totale dei neoassunti.

Sempre da quella nota riprendo le risultanze più significative della ricerca

Il quadro che emerge è preoccupante:

  • più ancora degli anni passati,
  • la maggioranza dei docenti neoassunti avverte un forte senso di isolamento nella propria professione,
  • fatica a motivare i propri allievi,
  • mantenere la disciplina nelle classi e
  • ritiene che il rapporto con le famiglie vada progressivamente logorandosi

Qui un’annticipazione dei risultati della ricerca http://www.fga.it/uploads/media/Fondazione_G._Agnelli_-_Indagine_Neoassunti_2010_-_Anticipazione.pdf

Fort Alamo perchè?

EFFETTO FORT ALAMO
UNA CRESCENTE SENSAZIONE DI ISOLAMENTO PORTA AD ATTEGGIAMENTI DI

DIFESA E ARROCCAMENTO

Un tema che è emerso nel network  La Scuola Che Funziona(vedi, ad esempio, la discussione “Scuola e Famiglia, una causa comune ? http://www.lascuolachefunziona.it/forum/topics/scuola-e-famiglia-una-causa) è la difficoltà di gestire la classe. Questo fatto è dovuto, secondo i partecipanti all’indagine, a (in decrescente ordine di rilevanza):

  • Affievolimento del ruolo educativo della famiglia
  • Modelli comportamentali della società
  • Perdita di ruolo sociale della scuola

Solo un po’ più in giù nella rilevanza sono presenti queste cause

  • Disinteresse degli studenti per le attività proposte dalla scuola
  • Scarso prestigio sociale degli insegnanti
  • Impreparazione degli insegnanti a gestire le classi di oggi
  • Distanza anagrafico-culturale tra docenti e studenti

Nulla di nuovo sotto il sole.

Concludo questa citazione evidenziando, tra le conclusioni dei ricercatori, alcuni passaggi che a mio avviso meritano partiolare attenzione anche perchè evidenziano, con il problema, il tema su cui lavorare per migliorare la situazione:

  • Di fronte alle crescenti difficoltà della professione (….), i docenti hanno la percezione
    non soltanto di essere soli, ma anche di dover agire “contro” una serie di fattori che ostacolano il loro lavoro educativo.
  • …. anziché sentirsi parte di una rete che contribuisce al processo formativo, gli insegnanti lamentano il disinteresse, se non l’ostilità, di soggetti che dovrebbero essere cointeressati alla formazione dei giovani, ma invece appaiono loro intenti a remare contro”.
  • A partire dalle stesse famiglie: con esse il tradizionale patto educativo sembra logorato
  • posizione molto critica verso i media, considerati come ostili, interessati soprattutto ai fenomeni patologici, superficiali e poco precisi per la scarsa conoscenza che hanno della scuola.

Tra i tanti due sono i temi e gli obiettivi che si dovrebbe dare e che collegano le attivtà del network LSCF con i risultati della ricerca, segno che la nostra (LSCF) capacità di comprensione dei fenomeni è di ottimo livello:

  1. il recupero di legittimazione sociale e del ruolo fondante della scuola e degli insegnanti nella società;
  2. un sistema di responsabilità e competenze diffuse, un sistema di rete, che includa le famiglie e non lasci la scuola isolata nel suo compito educativo.

Credo che su queste tematiche dovremo continuare a lavorare segnalando che tutti questi problemi, tutte le tematiche qui intercettate non sono specifiche dell’insegnante neo-assunto (per il quale la percezione di problema è decisamente più consistente e destabilizzante per la percezione e la costruzione della propria identità professionale) ma di tutto il corpo insegnante italiano.

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Un pensiero su “Fort Alamo, insegnanti sotto assedio”
  1. Si tratta di una analisi complessa, non tanto nei contenuti che bene o male sono nella percezione comune, quanto nei possibili sviluppi.
    Dalla mia posizione (nella quale si incrociano diverse prospettive da addetta ai lavori, sia di addetta alla famiglia sia di persona che ama riflettere sulla situazione attuale ecc) direi che abbiamo di fronte diverse variabili (di cui si può parlare) ma che alcuni punti di partenza comuni ci potrebbero essere. Ad esempio:
    a) possiamo dirci soddisfatti dei risultati dell’educazione (famigliare e scolastica)? La figura dell’adulto è ancora credibile come “educatore”?
    b)Possiamo dirci soddisfatti di ciò che si chiede oggi alla scuola e alla famiglia? Scuola e Famiglia hanno nelle rispettive funzioni e peculiarità obbiettivi (minimi) comuni?
    c) Si parla di gap generazionale: accettiamo questa diagnosi? Oppure un gap tra generazioni c’è sempre stato ma questa volta c’è qualcosa di diverso? e se c’è qual è?

    Prima di dire sì o no, e prima di andare a individuare eventuali responsabilità o meriti forse si dovrebbe iniziare ad analizzare con molta attenzione lo stato dell’arte, ma senza porsi come profeti di verità consolidate.
    Se ci fossero davvero questi profeti non staremmo qui a leggere la interessante relazione che tu, Gianni, hai fatto della ricerca della Fondazione Agnelli.

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