Disegno di Miriam Piro, maestra

Dopo aver trattato le problematiche connesse alla valutazione per l’apprendimento, ho fatto analogo lavoro per quelle che incontriamo quando la finalizzazione della valutazione è la certificazione degli apprendimenti, quando, cioè, vogliamo dare valore formale alla valutazione. Nella mia concettualizzazione della valutazione ho, infatti, identificato due finalizzazioni della stessa: quella diagnostica (o per l’apprendimento) e quella certificativa.

La funzione certificativa, a quel che vedo, è quella che cattura l’interesse maggiore, forse perché rilasciare il “voto” da scrivere nel registro e da riportare nella “pagella” è una pratica consolidata e un obbligo di legge. Meno interesse, mi pare, rivesta agire la valutazione come uno dei dispositivi didattici a disposizione dell’insegnante per attivare e sostenere intenzionalmente l’apprendimento.

Forse è proprio per il valore ufficiale di questa valutazione che vi si stanno dedicando ingenti risorse professionali (intelligenza, tempo …) ma, dai commenti che leggo nei social, si tende ad esagerare con le formalizzazioni delle procedure e con la loro standardizzazione appesantendo, senza valore aggiunto, il lavoro degli insegnanti.

Ho organizzato l’intervento qui sotto pubblicato con riferimento alla normativa vigente (non si poteva fare diversamente) ma tenendo in considerazione le principali problematiche che vengono segnalate nell’implementazione sensata della nuova valutazione.

Più che indicazioni operative, ne scaturiscono alcune note di metodo per procedere verso i risultati attesi fondando l’azione su solide basi pedagogiche e didattiche ma anche assumendo atteggiamenti, modi di pensare, funzionali alla messa a punto e alla realizzazione di un dispositivo valutativo utile ai soggetti coinvolti e operativamente sostenibile considerando tutti gli impegni in cui come insegnanti siete coinvolti.

Sintetizzando l’intervento di poco meno di un’ora, l’approccio che suggerisco potrebbe avere questi ancoraggi concettuali, operativi e di atteggiamento:

  • Farsi guidare dal buonsenso
  • Nel prevedere un’attività, domandarsi sempre a chi e a cosa serve
  • Standardizzare il meno possibile
  • Definire dispositivi aperti, leggeri, incompleti, a bassa normatività esplicitando aspetti generali, di principio, di metodo
  • Coniugare esigenze di trasparenza e coerenza con le reali condizioni operative
  • Compiere numerose scelte bilanciando tra esigenze contrapposte
  • Considerato che non è necessario valutare tutto ciò che è oggetto di insegnamento, selezionare sulla base della rappresentatività o significatività dei “contenuti”: valutare a “grana grossa”
  • Il nuovo approccio vuol superare il paradigma della misurazione e la natura giudicante della valutazione
  • Attenzione al registro elettronico: la linea didattica non dovrà essere dettata da quello strumento

FORMAZIONE

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