Della serie: “persone che val la pena seguire”, questa è la volta di Giorgio Jannis, vespista, già capellone, semiologo, tenutario di vari blog come [semioblog], il blog di Nuovi Abitanti

Dice di sè

Qui sono guru. Asistematizzo. Vado in Vespa, leggo, suono, e altre navicelle per l’ingegno.
Necessità di gangherologia: l’interpretazione di ciò che è, il dar senso agli accadimenti, avviene attraverso la soglia della semiosi infinita.Per Giano bifronte, per Hermes che corre veloce, quali cardini sorreggono la porta del mio cambiamento?

Giorgio è uno di quelli che .. come usa dire lui stesso … abita la rete. Ci vive; vi lavora; ci riflette in e su ….

E’ sempre un piacere leggerlo e ascoltarlo. Mai cose scontate, trite, ritrite … Quasi un sociologo del territorio… digitale

L’ultima, per me, è un bel commento che ha fatto nel blog di Mario Agati che ha postato per “chiedere consiglio”  su cosa dire in un convegno cui è stato invitato (“Innovazione didattica e  nuove tecnologie”, tema davvero nuovo …..)

Giorgio suggerisce a Mario:

E poi mi (ci) chiedi uno scenario educativo? ehehehhe di nuovo.
Però pensavo questo: l’idea di apprendimento come accumulo nella testa ben piena è in qualche modo figlia della rivoluzione agricola, possesso, territorio, riconoscibilità identitaria degli abitanti stanziali (al fine di poter dinanzi l’autorità rivendicare il possesso del coltivato). E se invece (forse per le primarie, meglio) si adottasse un approccio “caccia e raccolta“, da nomadi, pre-neolitico? Nei primi anni scolastici devo insegnare a imparare, a esplorare, a saper leggere il paesaggio, a orientarmi, a trovare piste di altri, a prestare attenzione a segnali deboli.
Puoi buttarla anche su scrittura vs. oralità di ritorno, come diverse strategie di ascolto e narrazione.

Mi piace l’idea di una scuola che si muove nella metafora nomadica, pre-neolitica della caccia, della raccolta, piuttosto che nella pratica della stanzialità cognitiva, della pratica dell’accumulo inerte, della pratica del possesso del vuoto

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5 pensiero su “Abitare la rete. Giorgio Jannis”
  1. Gianni, ma grazie 🙂
    Credo proprio che oltre ai link immateriali ai tuoi ragionamenti che prontamente reinoltro nei miei Luoghi quando i nostri interessi si intersecano, mi toccherà ringraziarti “in solido” offrendoti un taglio di vino, di quello buono, la prossima volta che ci incontriamo.
    Capiterà un convegnetto dove troveremo annunci entusiastici sull’utilizzo putacaso dell’iPad nella didattica, no?

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