Leggo sempre più di frequente attraverso rassegna stampa US notizie a dir poco pessimiste sull’impatto dell’introduzione dei tablet a scuola.
Non che oltreoceano le cose vadano peggio che da noi; il fatto è che loro sono abituati a dire le cose come stanno. Ed è molto probabile che lì stiamo meglio, molto meglio, che da noi.
Recentemente, 14 ottobre, The Wall Street Journal pubblica un articolo dal titolo: Schools Learn Tablet’s Limits, con sottotitolo: I Distretti sono alle prese con problemi di uso dei tablet ma c’è chi afferma che quegli strumenti possono integrare utilmente le lezioni.
In buona sostanza, l’articolo dà conto delle aspettative venute meno in tante scuole dove si aspettavano significativi (e sfavillanti) risultati a seguito delle vagonate di tablet distribuite agli studenti.
Quanto riportato nell’articolo conferma quanto, da tempo, i più accorti di noi dicono:
- troppo spesso si ha un approccio poco consapevole di tutte le implicazioni (organizzative, logistiche, tecniche, didattiche) che l’introduzione delle tecnologie porta con se;
- troppo spesso il focus è sullo strumento e non sul fine;
- la questione di fondo non è la tecnologia ma la didattica
- la tecnologia può essere comperata, la competenza didattica no, ovvero (se mi posso permettere)
L’innovazione parte da un pensiero, non da uno strumento
Vediamo alcune conclusioni (spiace dirlo, ma non c’era bisogno di buttare tutti quei soldi per rendersi conto che il tablet è solo uno strumento e che il cambiamento si innesca in altro modo):
… i dirigenti di alcuni Distretti stanno ripensando l’utilità dell’ultimo trend tecnologico
Ancora
Il più grande fiasco si è avuto a Los Angeles dove un programma di un miliardo di dollari per dotare di iPad studenti K – 12 è stato messo sotto accusa dopo che gli studenti sono riusciti a forzare il sistema di sicurezza e ad accedere ai social network, giochi on line ed altri programmi che si riteneva bloccati.
Altro caso
The Los Angeles Unified School District ha temporaneamente ritirato agli studenti migliaia di tablet di tre scuole superiori …. organizzando una riunione per valutare l’impatto dei 50 milioni di dollari spesi nella prima fase prima di deliberare la seconda e la terza. Un membro del direttivo del Distretto ha affermato che l’iniziativa è stata pianificata in modo affrettato…. Qui non ci sono silver bullet (?) e Superman: la tecnologia è uno strumento, non un fine a sé (bella scoperta: io non ho dovuto spendere 50 milioni di dollari per capirlo, ma averne conferma è una soddisfazione).
Un membro di una no-profit che assiste le scuole nei loro progetti per dotare tutti gli studenti di uno strumento digitale afferma che:
..laptop, pc ed altri strumenti possono essere utili agli studenti se sono scelti avendo in mente i benefici che ne possono trarre gli studenti piuttosto che lo sfavillio (glitziness) del prodotto
Altra affermazione (di persone definire “scettiche”
… le scuole si stanno buttando a capofitto dentro la promessa digitale con un pensiero
debole ed, in alcuni casi, aspettandosi che lo strumento migliori i risultati accademici anche se la ricerca sul tema non dice alcun che …
Riflessioni e ripensamenti anche da parte delle famiglie che …
…si interrogano sul costo elevato degli strumenti e sul loro veloce logoramento. Studenti e genitori non si sentono responsabili del danneggiamento degli strumenti ricevuti dalla scuola . Per questo tanti amministratori scolastici chiedono una chiara pianificazione dei costi di manutenzione e di aggiornamento delle tecnologie.
Altri casi citati nell’articolo riportano pareri ed esiti discordanti con riferimento ad ingenti investimenti pubblici in tecnologie finalizzati al conseguimento di precisi miglioramenti dei risultati scolastici (qui non si scherza, soldi in cambio di risultati. E si verifica …).
Una consapevolezza ….
… la scuola deve stare al passo con i tempi, ma, attenzione, il diavolo sta nei dettagli: è necessario capire come si muove l’intero sistema prima di saltare in groppa alle tecnologie.
E per concludere la rassegna (altri interessantissimi dati sugli investimenti fatti ed in corso – numeri che pur con le debite proporzioni di ricchezza e di numero di studenti, noi non possiamo neppure permetterci di sognare – nell’articolo citato)
A tablet is a tool that can enhance a lesson and engage kids,” she said. “But you really have to know your content and understand how to teach for it to be effective in helping children learn.
Insomma, anche nei ricchi ed evoluti States il problema è insegnare bene 🙂
http://m.europe.wsj.com/articles/SB10001424052702304500404579129812858526576?mobile=y
Credo che la tua analisi e l’articolo di riferimento siano illuminanti sulla forsennata ricerca della tecnologia, in alcune realtà, senza la ben minima idea del cambiamento necessario nella didattica. Più che mai è necessario coltivare la vocazione pedagogica negli orientamenti dei docenti. I casi da citare in merito all’uso dei vari device a scuola sono tanti e resi visibili per ostentazione. Talvolta, alcune delle tanto lodate e premiate esperienze con tablet, se guardate da vicino, rivelano la pochezza della didattica. Si vedono gli studenti impegnati in ricerche e ricerchine come facevano una volta: ripetitori di saperi a pezzi e non creatori. L’innovazione, hai ragione, non sta solo nei supporti. Il lavoro di gruppo è sempre esistito, la condivisione no, ma anche di questa se ne vede ben poca. Sicuramente non sono da lodare neppure le vecchie pratiche senza tecnologie (il docente in cattedra che insegna a studenti muti e ripetitori); pratiche che imperversano ovunque, alla faccia dell’innovazione e dei suoi tentativi disseminativi. Altro problema non irrilevante è quello del logoramento, guasto, connettività Wifi, della tecnologia.
Grazie della provocazione!
Laura Antichi