Isolati
Non ho alcun dato scientifico a supporto di questa affermazione ma tanti dati empirici.
Non so quanti cullino ancora questa illusione (più di qualcuno non la ha mai cullata, per la verità): i “migliori” che indicano la strada convinti che tanti “peggiori” osannanti seguano la luce; i più innovativi che “contaminano” i conservatori salvandoli dall’estinzione; i paladini del cambiamento che convertono i resistenti.
Nulla di più illusorio anche se auspicabile.
Non passa giorno che non raccolga lo sconforto di amiche e amici insegnanti attenti al nuovo, gente che si mette in gioco, che fa fatica, che dedica tempo allo studio e alla sperimentazione ma che nella propria scuola raccoglie, quando va bene, indifferenza e quando va male (il più delle volte) ostilità. Da colleghi insegnanti e dirigenti.
Insegnanti che per avere un po’ di gratificazione sono costretti a cercare di spendere le proprie competenze all’esterno della propria scuola cercando di aiutare altri colleghi sconosciuti, ma senza lasciar traccia nella propria.
Le eccellenze isolate, lo dicono i fatti, sono il frutto di qualità personali, non di qualità di un sistema che promuove, sostiene e diffonde il valore.
Per questa ragione, per creare eccellenze diffuse, sarebbe più utile pensare a come migliorare la qualità di un sistema scuola (mi riferisco alla singola unità scolastica, all’Istituto Comprensivo, agli Istituti d’istruzione secondaria superiore) invece di mettere sotto i riflettori gli “eccellenti”, operazione tanto facile, quanto demagogica e, tutto sommato, inutile se non dannosa (invidia, brutta bestia, ma umana, tanto umana).
Con il massimo rispetto e ammirazione per i tanti amici ed amiche “eccellenti”, invitandoli alla modestia (più apparite, più create resistenze, antipatie, invidie; paga di più il lavoro nell’ombra), alla pazienza (i risultati si hanno con lungo lavoro), al sacrificio (per andare al passo dei più lenti bisogna rallentare pure noi).

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