scuola_bis6

Ho la sensazione, anzi, la certezza che i discorsi “governativi” che si fanno intorno alla scuola di questi tempi passino disinvoltamente sopra ad almeno 30 anni di dibattito su cosa debba essere ed a cosa debba servire la scuola.

Sono 30 anni (ahimè) che lavoro in un mondo che ha a che fare con la scuola e che, gioco forza, seguo il dibattito che intorno ad essa si fa da prospettive istituzionali, economiche, sociali, imprenditoriali, sindacali, tecniche;  tanto a livello nazionale, europeo che internazionale ; da parte della Commissione Europea, OCSE, UNESCO, ILO …..e rilevo, come costanti le seguenti tematiche:

  • la “vecchia” scuola non serve all’economia, alla società, alla persone
  • chi esce dalla scuola spesso non è in possesso delle conoscenze e delle competenze che gli serviranno per stare nel mondo di oggi e di domani
  • non si sa come usare nel mondo reale le conoscenze acquisite a scuola
  • vanno sviluppate a tutti i livelli le competenze cognitive superiori (pensare, ragionare, riflettere, capire)
  • va sviluppata la fondamentale competenza di risolvere problemi
  • la conoscenza per la  conoscenza non è utile ma serve la conoscenza applicata, usata per fare qualcosa
  • la scuola deve uscire dalle sue mura ed aprirsi al mondo; la realtà delle entrare nella scuola
  • bisogna imparare ad imparare
  • bisogna imparare sempre
  • si deve favorire la competenza dell’auto-sviluppo

Le principali criticità che da 30 anni si continuano a evidenziare (sempre quelle, * o -)  sono:

  • l’inadeguatezza di una scuola che focalizza la sua didattica sulle “conoscenze” e sul curricolo basato su discipline
  • la sostanziale chiusura della scuola al mondo esterno ed il suo isolamento dal resto della realtà
  • l’identificare il successo scolastico con la quantità di informazioni possedute dagli studenti

Gli auspici formulati da chiunque ha in un qualche modo a cuore il valore (anche pragmatico) della scuola vanno, da sempre, in queste direzioni:

  • adottare estensivamente nuove metodologie didattiche
  • apprendere a scuola come si apprende nel mondo reale
  • valorizzare la dimensione d”uso delle conoscenze

Queste istanze hanno trovato riscontro nella ricerca cognitiva e pedagogica e nella pratica didattica (fino a diventare “sistema” in alcune realtà eccellenti) sotto forma di (ne cito solo alcuni, i primi che i vengon in mente):

  • focalizzazione sull’apprendimento e non sull’insegnamento
  • nuovo ruolo dell’insegnante
  • didattica attiva, cooperativa, collaborativa
  • didattica per compiti e casi reali
  • interdisciplinarietà e transdisciplinarietà
  • educazione e formazione per la competenza
  • potenziamento di competenze cognitive e metacognitive
  • formazione al problem solving
  • formazione alla flessibilità cognitiva
  • focalizzazione sulla conceptual knowledge (knowledge in action)
  • apprendimento in un sistema di relazioni sociali
  • pluralità dei luoghi e degli agenti di apprendimento

Questo è lo scenario dei problemi e delle soluzioni.

E’ ovvio che non in tutte le realtà la “nuova scuola” è attiva. Lo è certamente in Finlandia; non lo è certamente in Italia (almeno come pratiche diffuse e maggioritarie), ma è in quella direzione che anche l”Italia si dovrebbe muovere.

La scuola che Gelmini e Israel hanno in mente (contenuti,  discipline, didattica trasmissiva) è la scuola del passato che, se mai nel passato è stata funzionale a quella realtà, non lo è nel presente e lo è ancor di meno nel futuro.

Lo dicono tutti e lo dicono da tanto tempo.

Insistere su quella linea è una operazione, prima di tutto,  ignorante.

————

Se ci vogliamo aggiungere qualcosa di politico potremo anche dire che si tratta di una operazione  di retroguardia culturale che si giustifica (si fa per dire)  solo come restaurazione di un passato oramai sepolto e va bollata come autentica operazione reazionaria.

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16 pensiero su “La scuola Gelmini – Israel non serve a nessuno”
  1. Analisi lucida e ben strutturata, che condivido appieno. Complimenti.
    Bisognerebbe che questa consapevolezza fosse condivisa anche all’interno della scuola per suscitare un dibattito in grado di farsi sentire da chi, sino ad ora, ha dimostrato di non voler ascotare proprio nessuno.
    Rita Silimbani

  2. Grazie Graziano e Rita. Spero di non essere una voce che grida nel deserto. In Facebook ci sono già molti commenti ed almeno una decina di amici hanno condiviso anche questo post. Quindi, non siamo soli anche se ognuno di noi riesce a fare poco .. ma martellando tutti essieme sono certo che qualcosa faremo succedere. Quanto meno un po’ più di consapevolezza tra chi lavora nella scuola

  3. Chiarissimo. E’ la politica del ‘ritorno’: “ritorna il voto in condotta”, “tornano i voti in pagella”, “ritorno al maestro unico prevalente”, al grembiulino, etc. L’idea diffusa che per la scuola il periodo d’oro sia il passato, e che a quello si debba tornare. Arretrare nel futuro!

  4. primi commenti da Facebook

    A Lor Enz, Rita Silimbani, Maria Paola Negri e altri 13 piace questo elemento.
    Gianni
    Lor
    Rita
    Maria Paola
    Susanna
    Rosa
    Patrizia
    Annalisa
    Maria
    Loredana
    Eleonora
    Mostra tutto…

    Claudia Zuccarini
    Peccato che gli incompetenti che gestiscono il ministero della pubblica istruzione vogliano zittire i competenti dicendo di non fare politica a scuola…
    Ieri alle 16.50 • Elimina

    Eleonora Guglielman
    Bravo. Concordo e condivido.
    Ieri alle 17.20 • Elimina

    Gioachino Colombrita
    La lettura di questo articolo dell’ADI puo’ servire ad allargare il dibattito: http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?page_id=1276
    Ieri alle 17.43 • Elimina

    Emilia Peatini
    Grazie Gianni. Condivido la tua analisi e, con il tuo permesso, la diffondo tra i miei amici.
    Ieri alle 17.43 • Elimina

    Annalisa Boniello
    Che dire…hai centrato ogni cosa..un sunto omnicomprensivo!
    Ieri alle 18.24 • Elimina

    Gianni Marconato
    @ Emilia certio che puoi condividere anche senza permesso. Le idee sono (ancora) libere
    Ieri alle 18.49 • Elimina

    Emilia Peatini
    quando sono buone dovrebbero prendere il volo…
    Grazie Gianni, come avrai visto l’avevo fatto senza aspettare l’ok.
    ;-(
    Ieri alle 18.52 • Elimina

    Maria Caggegi
    Condivido alla lettera, e quindi in fb, la tua nota, che ha il grande privilegio di non farmi sentire un marziano. Sperare che essa possa fare di più è utopia? Sperare che possa essere punto di riferimento e di partenza per intraprendere azioni concrete volte a frenare lo sfacelo verso cui ci stanno portando le scelte della Gelmini (o chi per lei), è troppo?
    Ieri alle 18.54 • Elimina

    Gianni Marconato
    @ Maria, non credo ai miracoli ma credo che se aumenta la consapevolezza, qualcosa lentamente cambierà di sicuro
    Ieri alle 19.20 • Elimina

    Gianni Marconato
    @ Emilia, mi fa piacere che ci sia una così ampia condivisione di vedere e sentire (e soffrire)
    Ieri alle 19.21 • Elimina

    Susanna Caldesi
    Anch’io sono perfettamente concorde !…..anche per quanto riguarda l’opinione che qualcosa deve per forza cambiare…..
    Ieri alle 20.36 • Elimina

    Cristina Galizia
    La scuola di oggi è la scuola di ieri, nel senso che è stata riesumata la scuola dei nostalgici, di quelli che dicono “Io all’epoca ho fatto scuola così, perché oggi dovrebbe essere diversa?”. Rifare il make up alla scuola senza averla rimessa a nuovo è come mettere il profumo senza essersi lavati. Se poi si deve camuffare l’odore di naftalina…acqua di colonia a go go.
    Ieri alle 21.08 • Elimina

    Antonio Iafrate
    Anche io condivido in toto, ma pongo un quesito ….
    Siamo sicuri che anche Gelmini-Israel sappiano benissimo cosa dica Gianni? Anzi che siano proprio terrorizzati da questo ….
    Ieri alle 22.00 • Elimina

    Gianni Marconato
    Al di là di una “rifiorma” fatta per fare cassa ed una “politica” scolastica pronta ad aprire ad una massiccia dose di privato (sul modello di quanto già avviene nella sanità), c’è, nei loro comportamenti, una cultura reazionaria, la stessa che promuove e sostiene il razzismo e l’omofobia
    3 ore fa • Elimina

    Mario Rotta
    Bisogna aggiungere qualcosa di politico, altrimenti la scuola che vorremmo rester… Visualizza altroà soltanto un bel modello teorico. Il problema è che, se proviamo ad aggiungere qualcosa di politico, emerge con sconfortante chiarezza che se la destra si orienta verso una scuola che non tiene minimamente conto di anni e anni di ricerca e discussioni, a sinistra non si notano segnali incoraggianti… un programma serio di rinnovamento e “modernizzazione” della scuola (brutta parola ma non mi viene in mente altro) dovrebbe essere accompagnato da una visione organizzativa, da un ripensamento sulle competenze degli insegnanti, da una politica di valutazione e valorizzazione; ma ho già parlato di questi problemi in uno dei miei blog (http://www.mariorotta.com/scritture/?p=340) e ho registrato obiezioni improntate ad un generico “la scuola non si tocca”, che non mi sembra una risposta onesta, intelligente e di sinistra allo smantellamento sistematico del valore della scuola messo in atto dalla destra…
    circa un’ora fa • Elimina

    Gianni Marconato
    @Mario. Condivido il tuo approccio ed ho apprezzato la riflessione/proposta che hai fatto nel post citato. Ciò che mi sconforta è che, a sinistra, si sa cosa si dovrebbe fare ma non si fa per veti opposti, per interessi diversi da quello per la scuola. Non vedo capacità di fare politica positiva
    48 minuti fa • Elimina

    Mario Rotta
    Calvino diceva che spesso ci si illude che la realtà assuma la forma del modello che vorremmo, mentre è soltanto una poltiglia che si spappola da tutte le parti (cito a memoria). Ecco, uno dei problemi è che anche la sinistra è una poltiglia che si spappola da tutte le parti…
    43 minuti fa • Elimina

  5. condivido ovviamente la tua analisi, Gianni.

    Secondo me forse siamo pronti qui sul web per portare un attacco a quel modo di pensare.

    Io proposi qualcosa di simile già due anni fa, ai tempi di Fioroni, quando i primi concreti segnali di questa cultura neo-reazionaria iniziavano a comparire minacciosamente.

    Questa cultura neo-reazionaria è la cultura che unisce praticamente tutto il Parlamento. E’ la loro cultura.

    Non ci si meravigli che la sinistra la pensa come la destra in questi casi. Fioroni è uguale alla Gelmini perchè entrambi sono figli di questo sistema gerarchico, piramidale, ciecamente trasmissivo.

    E come potrebbero criticare quel sistema che ha permesso a loro – un medico e un avvocato mediocri! – di diventare superpagati ministri dell’istruzione?

    La loro voce è per forza di cose la voce del passato.

    La cultura della rete, della condivisione, della costruzione e della critica del sapere non appartiene a quelle menti.

    La cultura di destra e sinistra in Italia ha come modelli quelli gentiliani e gramsciani, contrapposti forse ideologicamente ma entrambi modelli fortemente trasmissivi e tendenti all’egemonia culturale.

    Siamo rimasti 30, forse 50 anni indietro.

    La politica del ritorno (degli esami con commissioni esterne, dell’esame di riparazione, dei grembiuli etc.) è la cultura della paura del nuovo, la cultura della difesa degli interessi personali e delle posizioni raggiunte senza merito.

    Per questo motivo la nuova cultura della rete è vista come un enorme pericolo dai parlamentari.

    Occorre un’azione davvero incisiva per smascherare questi disegni anacronistici.

    Altrimenti finiremo con una massa di cloni che ripetono il vangelo di Israel. Una massa inutile di replicanti in un’epoca in cui occorrerebbero tante singole individualità critiche creative collaborative.

  6. @ Antonio, fai riflessioni importantissime, di grande efficacia. Se non ci fai tu un post (e così lo linkiamo tutti) lo faccio io, ma è roba tua e deve essere ospitata a casa tua

  7. caro Gianni, appena ho tempo scrivo un post all’altezza della situazione e ti lascio subito il link.
    Intanto continuiamo la nostra azione. Sento muovere qualcosa, forse mi sbaglio, ma sento che stiamo usando i canali giusti.
    a presto!

  8. “Se un viaggiatore nel tempo potesse arrivare dall’Ottocento…faticherebbe certamente a riconoscere il mondo, ma se entrasse in una classe capirebbe facilmente di essere a scuola” .
    Il post è un manifesto sulla situazione della scuola oggi, sulla sua assoluta distanza, chiusura, impermeabilità al mondo che la circonda, alle teorie dell’apprendimento, ai contributi delle neuroscienze e della psicologia,alle nuove istanze della didattica, alle possibilità offerte dalle tecnologie per favorire l’apprendimento collaborativo, situato…Una scuola fissa, immobile, che si ripiega su se stessa.
    Consola solo leggere le tue riflessioni e tanta condivisione…

  9. @ France, piccoli contributi ma, spero, pesanti
    @ Antonio, spero che davvero qualcosa si stia muovendo. Usando questi strumenti, forse, riusciremo a costruire un movimento di opinione capace di incidere, se non nel immediato ma, almeno nel medio periodo. E’ questo il motivo per cui dedico tempo a questa e ad altre attività free, come http://lascuolachefunziona.ning.com

  10. […] Resto dell’idea che il problema non sono le tecnologie ma, piuttosto, la scarsa conoscenza cultural-digitale dei docenti. Intanto a Durban costruiscono le mura di cinta anti-hacker, intornio alla città digitale. […]

  11. Altri pregevoli commenti da Facebook

    Roberto Maragliano
    d’accordo, d’accordo…per… Visualizza altroò chiediamoci anche attraverso quali vie siamo arrivati alla situazione attuale, non è solo il destino cinico e baro;
    chi segue la scuola da tempo sa che la crisi di prospettive e soprattutto di ANALISI della cultura progressista ha radici molto profonde e storie molto lunghe…
    per decenza non dico nulla dell’università, se non che sta molto molto molto peggio della scuola (del resto, da dove vengono certe idee disciplinari? ah ah ah foucault e althusser, dove siete andati a finire?!);
    aggiungo pure che le tesi sulle tecnologie di cui gianni e co (io dentro) sono vissute con disagio aggressivo da parte di quelli che un tempo si chiamavano lorsignori (universitari e no), per la semplice ragione che tolgono l’alibi della pigrizia lamentosa (l’insegnante tipo che dice: ‘non si applicano e non imparano perché distratti…dunque non faccio nulla’);
    attenzione, se gli diciamo che c’è da fare s’incazzano
    21 settembre alle ore 12.57 · Elimina
    Maria Grazia
    Maria Grazia
    Foucault e Althusser giacciono (nella migliore delle ipotesi) su scaffali dimenticati. In quella più realistica, rimangono illustri sconosciuti per i novelli pedagoghi del nulla…
    21 settembre alle ore 19.50 · Elimina
    Antonio Saccoccio
    Antonio Saccoccio
    “attenzione, se gli diciamo che c’è da fare s’incazzano”

    quoto Roberto Maragliano

    la difesa del vecchio privilegio è uno degli aspetti fondamentali della vicenda.
    22 settembre alle ore 15.29 · Elimina
    Gianni Marconato
    Gianni Marconato
    @ Roberto, Antonio, la difesa dei privilegi, le rendite di posizione sono potentissmi ostacoli al cambiamento, anzi, sono il cemento ed il nutrimento della conservazione. E’ un vizio che tocca tanti soggetti: sindacalisti, insegnanti, accademici, politici. La cultura lobbistica – riesplosa in quet’ultimo periodo – ne è la forma “istituzionalizzata”. Ho sempre meno fiducia in cambiamenti morbidi (= democratici) e mi verrebbe da dire alla De Andrè: “io son di un’altra razza, son bombarolo”
    22 settembre alle ore 19.03 · Elimina
    Roberto Maragliano
    Roberto Maragliano
    ‘Ai miei tempi’ si diceva che la scuola (così come lo stato) non si cambia ma si abbatte: bene, non siamo riusciti né ad abbatterla né a cambiarla. Ci consola (faccio per dire) constatare che si sta abbattendo da sola, difendendo pervicacemente (in ciò aiutata dall’università) il privilegio di ignorare il mondo.
    22 settembre alle ore 19.22 · Elimina
    Antonio Saccoccio
    Antonio Saccoccio
    @Gianni. Io lo dico da tempo: occorre un’azione decisa, ovviamente non violenta, ma decisa e radicale. Le idee le abbiamo.

    @Roberto. E’ vero, la scuola e l’universit… Visualizza altroà si sono date da fare per autodistruggersi. Cosa ne sarà dei licei e dei professori tra 4-5 anni quando saranno “trasmesse” nozioni che tutti i ragazzi reputeranno inutili perchè rintracciabili ovunque con minore fatica e maggior completezza? Quando l’insegnante/travasatore di contenuti capirà che il suo ruolo è oggi cambiato? Speriamo prima del collasso generale. Abbiamo pochi anni prima del crollo definitivo.
    22 settembre alle ore 20.53 · Elimina
    Roberto Maragliano
    Roberto Maragliano
    @ antonio; non sono d’accordo, il crollo c’è gi… Visualizza altroà stato (almeno per l’università), e non data gli ultimi anni…altrimenti da dove è nato il ’68? si parla tanto dei suoi effetti e si dimenticano le sue cause, almeno italiche; cosa è cambiato rispetto ad allora è che il collasso coinvolge oggi una massa, ieri invece riguardava un’élite, che comunque se la cavava, essendo appunto élite; la cosa che più mi sorprende, oggi, è l’inappetenza culturale del giovane universitario…non gliene frega di nulla, gli basta ‘sgamà l’esame’
    23 settembre alle ore 8.35 · Elimina
    Antonio Saccoccio
    Antonio Saccoccio
    @roberto. condivido tutto, basta chiarire cosa si intende per crollo. spiego il mio punto di vista.
    per me ora siamo in una fase di profonda crisi, che pu… Visualizza altroò essere comunque gestita ancora dalla politica con un po’ di demagogia. tra pochi anni neppure questo sarà più possibile. per crollo intendo proprio l’abbandono da parte degli studenti di ogni motivazione all’apprendimento nei luoghi deputati (e questo nelle università e nei licei) e quindi il conseguente abbandono degli studi (già ora molti studenti iniziano il liceo frequentando con costanza ma progressivamente stanno a casa sempre più spesso poichè non ricevono abbastanza stimoli dalle lezioni). ecco per me quando i ragazzi diserteranno completamente, ci sarà il crollo definitivo. e sarà forse un crollo salutare, perchè di fronte a quello nessuno potrà far più finta di niente. ci saranno masse – come tu dici – di sbandati e non si potrà più scherzare. nessun ritorno ai tempi andati sarà più possibile.
    23 settembre alle ore 10.03 · Elimina
    Maria Grazia
    Maria Grazia
    Quoto convintamente l’inappetenza culturale media del giovane universitario…
    23 settembre alle ore 11.23 · Elimina
    Lidia Pantaleo
    Lidia Pantaleo
    io invece in parte concordo con quanto dice antonio, ma …c’è un ma…i ragazzi abbandonano perch… Visualizza altroè di fatto, la cultura imperante non premia la cultura, ma l’immagine, l’essere alla moda e l’apparire…in tutto ciò la cultura ci sta come i cavoli a merenda, inoltre, la cultura è fatica, lo snobbismo no, la cultura è impegno la percezione da veline della vita no…e via dicendo…
    questi ragazzi perchè devono studiare se poi di fatto gli viene dimostrato che a sgama’, come dice Roberto, ci si guadagna comunque… e non parliamo della filosofia del “ti frego io” ….. tutto ciò non solo è esasperante, ma triste…
    e concordo con molti di voi quando dite: FACCIAMO, anzi RI-FACCIAMO…
    Oggi ho guardato le facce e sentito i discorsi di prof delle medie dopo un incontro sull’uso delle LIM…ragazzi miei una tristezza enorme…mettersi in gioco per molti non esiste…bisogna un po’ fare azione di sfondamento e basta, con garbo, con educazione, ma farla…
    24 settembre alle ore 23.40 · Elimina
    Roberto Maragliano
    Roberto Maragliano
    carino, lidia…facciamo un garbato sfondamento! certo, qualcosa dobbiamo pur fare, e di fatto ognuno di noi fa, ma venuta meno la carica utopistica (il che non è detto sia un male) si tratta di puntare ad obiettivi pi… Visualizza altroù limitati e praticabili di quelli su cui per tanto tempo ci siamo cullati; coinvolgere i ragazzi in qualcosa che non sia sentito come lontano e astruso potrebbe essere uno di questi miniobiettivi… solo che per ragiungerlo anche in minima parte bisognerebbe smantellare tutto l’impianto del ‘sistema’, e soprattutto mettere in discussione tante delle nostre credenze! non sarebbe allora più corretto riconoscere che di qui non si esce, e che dovremmo cominciare ad investire su una sorta di elaborazione del lutto? imparare a pretendere meno da noi stessi, perché no? imparare a vedere e se ci si riesce capire le sensibilità e le motivazioni dei giovani, perché no? imparare a mettere la minuscola su scuola e università…
    24 settembre alle ore 23.59 · Elimina
    Lidia Pantaleo
    Lidia Pantaleo
    @ roberto, non ho problemi a mettere le minuscole, anzi credo che una buona dose di umilt… Visualizza altroà sia la cose che noi insegnanti dovremmo mettere in pratica, ma la domanda che mi viene spontanea dopo il tuo intervento sono:
    – siamo sicuri che tutti si sia convinti che siamo in lutto?
    E qui, a mio parere, si ritorna sulla questione umiltà. Il docente mediamente di fronte all’uso delle tecnologie teme di perdere il suo “Ruolo” di magister e non si rende conto che lo già bello e perso…. e allora? che fare?…le risposte non sono facili, ma con un po’ di ottimismo pensare di “tampinare” garbatamente e costantemente questi colleghi possa fare la differenza. Nella mia scuola attuale sono arrivata 10 anni fa, nessuno voleva sentirne palare di tecnologie: bene! Sono già 4 anni che la scuola è cablata dalle aule al laboratorio alla biblioteca e anche i più scettici adesso vanno in panico se la stampante non funziona…questo non vuol dire che tutto fili liscio come l’olio e che non ci siano problemi
    25 settembre alle ore 2.02 · Elimina
    Lidia Pantaleo
    Lidia Pantaleo
    @ roberto…..(2) ma… con l’esempio, il lavoro di tutoraggio diretto e la disponibilità e l’umiltà stessa di chi propone, passi in avanti se ne possono fare…lentamente, ma se ne possono fare.
    25 settembre alle ore 2.0

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