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Sono i network accoglienti che soffocano l’innovazione.
Di più non è sempre meglio, specie in un network (more is not always better, especially with a network) : è questo l’incipit di una riflessione di George Siemens in alcuni renti post nel suo blog.

Una riflessione che ci porta oltre la pontificazione ad oltranza della bontà del social network o, almeno, di una cultura che sembra prevalente nel social networking.

La questione pare essere che, nella pratica, le attività di social networking tendono ad appiattire e ad uniformare il pensiero più che ad arricchirlo tramite visioni differenti. Sono, queste, le  reti che sembrano fatte più per “accogliere” (anche nel senso psicologico del termine) che per innovare.

L’affermazione di Siemens è supportata anche dai lavori, da lui steso citati, di altri ricercatori con la conclusione che molti network attualmente, soffocano l’innovazione invece che promuoverla.. Interessante l’affermazione presa da un recente articolo apparso su New Scientist seconda la quale

“la sovrabbondanza di connessioni attraverso le quali le informazioni viaggiano  riduce la diversità e tiene lontane le idee più radicali”. La ragione? Noi siamo inclini a circondare noi stesse o ad intraprendere conversazioni con persone con cui condividiamo visioni e credenze. Il nostro desiderio di comunità di pari è in qualche modo  auto limitato nell’attivare reti densamente connesse.

In altro articolo, citato sempre da Siemens  (perché i gruppi non riescono a scambiarsi informazioni in modo efficace),

“quando si deve prendere una decisione di gruppo, invece che scambiare informazioni importanti e magari note solo a loro stessi, le persone hanno la tendenza a ripetere formazioni che tutti già conoscono.
Molti spazi di interazione falliscono nello scopo di trarre vantaggio dal valore della critica e del dibattito. Fintanto che non viene incoraggiato il disaccordo, tendiamo a scambiare informazioni che noi pensiamo non creino conflitto o turbino gli altri. … Nei gruppi, la pressione alla normalizzazione di idee e persone è sempre forte e pervasiva.

Siemens conclude con una domanda killer: quante idee controverse avete scambiato ultimamente? E come sono state accolte?

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104 pensiero su “Il social networking che ammazza l’innovazione”
  1. E' sicuramente uuna riflessione interessante, a mio parere l'uso che si fa dei social network è ancora molto lontano dall'innovazione a prescindere dalla grandezza della Rete. Non siamo ancora molto pronti per trasferire le nostre pratiche in Rete.Non siamo pronti alla "critica collettiva" come tu citavi…Ricordi l'esperienza Squola?:-)

  2. <Non siamo pronti alla "critica collettiva">Probabilmente è solo una questione di elasticità mentale e capacità di confronto. Personalmente tendo a dire la mia, cercando di esporne le ragioni, anche quando il mio pensiero non è in linea con quello dei miei interlocutori.Le reazioni sono le più disparate: la dissociazione, il botta e risposta più aggressivo (talvolta ottuso, quasi sempre arrogante), lo scambio più civile e moderato, il ripensamento e/o il ridimensionamento delle tesi contrapposte. Certo i conflitti di valori sono di difficile soluzione, cosa abbastanza verificabile sui temi politici; è sopratutto in questo ambito che si tende a creare gruppi piuttosto chiusi, con idee pressochè sovrapponibili e, pertanto, incapaci di una crescita sensibile.

  3. <Non siamo pronti alla "critica collettiva">Probabilmente è solo una questione di elasticità mentale e capacità di confronto. Personalmente tendo a dire la mia, cercando di esporne le ragioni, anche quando il mio pensiero non è in linea con quello dei miei interlocutori.Le reazioni sono le più disparate: la dissociazione, il botta e risposta più aggressivo (talvolta ottuso, quasi sempre arrogante), lo scambio più civile e moderato, il ripensamento e/o il ridimensionamento delle tesi contrapposte. Certo i conflitti di valori sono di difficile soluzione, cosa abbastanza verificabile sui temi politici; è sopratutto in questo ambito che si tende a creare gruppi piuttosto chiusi, con idee pressochè sovrapponibili e, pertanto, incapaci di una crescita sensibile.

  4. mi pare la questione stia nella nostra individuale capacità di non essere conformisti nel pensiero, cioè nel riuscire a dira la nostra opinione indipendentemente da quale sia il pensiero prevalente nel gruppo. Ciò implica un buon grado di sicurezza in sè ed una buona autoimmagine (così non cerchiamo di costruire il nostro valore sociale sul consenso degli altri). Si tratta, poi, di dire la nostra opinione senza offendere gli altri. Ed anche gli altri dovrebbero saper accogliere il nostro punto di vista diverso dal loro come un arricchimento collettivo e non come una aggressione. Bisogna, infine, essere abituati al pensiero plurale, articolato, complesso

  5. Condivido le idee di Daniele. Penso, inoltre, che non sia la strutturazione del social network ad ammazzare l'innovazione quanto l'uso che se ne fa.

  6. Perché i social network avrebbero dovuto promuovere il pensiero divergente e l’innovazione in misura “maggiore” rispetto a quanto avviene nelle reti sociali o nei gruppi in cui le interazioni si giocano faccia a faccia? Forse è spiegato negli articoli citati ma, ahimé, non so l’inglese 🙁

  7. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalità di arricchimento attraverso al condivisione, in realtà questo avviene molto raramente

  8. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  9. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  10. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  11. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  12. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  13. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  14. La questione non è che i social network (digitali) dovrebbero performare meglio di quelli analogici ma che nonostanti si celebri il social networking come una modalit

  15. Certo, come non essere d'accordo su quello che dice Siemens. Ma molte cose le sapevamo già, quanto meno da quando abbiamo cominciato a fare esperimenti di apprendimento collaborativo in rete, tanto che tra i suggerimenti che per quanto mi riguarda ho sempre dati agli e-tutor uno dei primi era: stimolate il contraddittorio​, spingete qualche componente del gruppo a essere critico…

  16. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalità di arricchimento attraverso la condivisione") prima di verificarla. Ma questo rientra in un altro ordine di questioni 😉

  17. si tratta forse di una riedizione del concetto di groupthink, cioè del fenomeno piuttosto noto per cui nei gruppi si manifesta spesso un alto grado di conformismo? In pratica, alla fine nessuno alza la manina per dire: non sono d'accordo!!Ricordo che fu tirato in ballo per spiegare parzialmente l'incidente dello shuttle di molti anni fa…

  18. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  19. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  20. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  21. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  22. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  23. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  24. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalit

  25. @Gianni: OK, infatti, quello che esprimi nel tuo primo commento potrebbe essere applicato a qualsiasi situazione interazionale. Personalmente quel che mi stupisce è che molti celebrino l'ipotesi (" il social networking come una modalità di arricchimento attraverso la condivisione") prima di verificarla. Ma questo rientra in un altro ordine di questioni 😉

  26. Siemens offre uno spunto di riflessione non celebrativo dei social network. Interessante, da approfondire. Credo anche che, almeno per me, ci sia spesso una sovrabbondanza di informazioni inutili che mi sovraccaricano e stancano rendendo alcuni miei comportamenti automatici…in questa condizione difficile che io mi senta di esprimere idee controverse, più facile cliccare su "mi piace" o "ignora" 😉 Sui comportamenti automatici mi riferivo a: http://lucachittaro.nova100.ilsole24ore.com/2009/02/lequazione-dellattenzione.html e a http://blog.debiase.com/2009/02/ambiguita-delloverload.html

  27. Certo, come non essere d'accordo su quello che dice Siemens. Ma molte cose le sapevamo già, quanto meno da quando abbiamo cominciato a fare esperimenti di apprendimento collaborativo in rete, tanto che tra i suggerimenti che per quanto mi riguarda ho sempre dati agli e-tutor uno dei primi era: stimolate il contraddittorio, spingete qualche componente del gruppo a essere critico…

  28. Siemens dimentica inoltre che l'obiettivo reale dei Social Networks non è agevolare lo scambio delle idee ma fare business, ovvero alimentare un volume sempre più alto di scambi tra utenti (purché siano) per dimostrare che il network è vivo, e anziché lottare insieme a noi merita investimenti pubblicitari sempre più consistenti 😉

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