Leggo su Repubblica del calo delle iscrizioni all’università causa  poco lavoro, stipendi bassi  e fuga all’estero. Mi ha, però, colpito il contributo di Paul Krugman (economista, Nobel nel 2008) che col suo solito disincanto (se avesse avuto un pensiero allineato mica avrebbe vinto il Nobel) afferma che il luogo comune della correlazione tra livelli di istruzione  e livelli di reddito (sul piano individuale)  e tra livelli di istruzione e successo economico (a livello di sistemi socio-economici)  è appunto un luogo comune ed è profondamente errato.

Scrive Krugman

E’ una verità riconosciuta  a livello mondiale: l’istruzione è la chiave per il successo economico. Tutti sanno che i mestieri del futuro richiederanno livelli il più possibile alti di abilità.Il fatto è che ciò che tutti sanno è errato.

E a supporto della sua tesi cita il fatto che la tecnologia riduce la domanda di lavoratori con alto livello di istruzione e afferma

…l’idea che la tecnologia moderna possa soppiantare soltanto i lavori umili potrà anche essere condivisa e popolare, ma nella realtà è obsoleta di svariati decenni.

 

Sbagliato, anche, il ragionamento secondo cui i progressi nelle tecnologie aiutano di più coloro che lavorano con le informazioni e che, pertanto, i computer aiutino di più i lavori intellettuali su quelli manuali. Errata convinzione disvelata da economisti come Autor, Levy, Murname secondo i quali le tecnologie svolgno in modo eccellente anche mansioni di routine svolti da professionalità intermedia non manuali. Sono, invece, tanti lavori manuali a non poter essere automatizzati (es. caminonista, idraulico) e, di conseguenza, ad avere valore economico.

In sintesi le sue conclusioni:

E’ una pia illusione che mandando un maggior numero di ragazzi al college serva a riportare in vita la società medio-borghese. Pertanto, se quello che vogliamo è una società di benessere condiviso l’istruzione non è la risposta. Quel che dobbiamo fare è creare direttamente quella nuova società

Di tutto questo ragionamento mi interessa la relativizzazione con cui Krugman guarda all’istruzione. Lui la considera certamente importante, e ritiene che la scuola americana debba essere migliore e più giusta, ma mette in guardia dal ritenerla la chiave di tutti i successi (e di tutti gli insuccessi).

Per me il suo messaggio è: la scuola faccia la sua parte ma anche altri facciano la loro

 

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9 pensiero su “Una buona educazione non basta”
  1. La società attuale offre a tutti i nostri giovani le stesse opportunità?E' vero che migliorare il livello dell'istruzione migliora le prospettive di lavoro?E' tutto da dimostrare! L'evidenza semmai dimostra il contrario.Oggi sono stati sbriciolate conquiste e diritti ottenuti dalle lotte dei lavoratori nei decenni passati. E siamo alla guerra tra poveri.Sono state anche spazzate via le garanzie per i più deboli. E i giovani sanno che non avranno la pensione.In compenso (!!) i giovani si sentono dire che non devono seguire le loro attitudini, ma aggiogarsi a tipi di lavoro che (presumibilmente) assicurano una occupazione. Poniamo che accettino: qual è il risultato? rinunciano ai loro sogni in cambio di un lavoro… a progetto?E tutti hanno famiglia, carattere, risorse spirituali e morali adeguate a sopportare questa presa in giro?Io penso che, a volte, chi scrive articoli pensi più a quanto glieli pagano le multinazionali che vogliono diffondere certe notizie ed orientare le opinioni piuttosto che a dire cose sensate.Tutti sui camion: che bella prospettiva….Mi chiedo: in quale modo la scuola non può fare la sua parte se la società in cui opera va da un'altra parte? Non certo (è solo il mio parere) "eseguendo" quanto le si chiede.

  2. .. una prospettiva dovremo pur darcela, nel senso di uno sbocco operartivo alle tante nostre "riflessioni". Giusto un anno fa è iniziata l'avventura del Manifesto … e adesso?

  3. Così su due piedi… la situazione sembra tendere ad una riflessione di progetto su società e scuola. Riflessione che non si limiti a "ora e adesso", ma che ricomponga anche linee di continuità, per dir così, tra generazioni; la crisi culturale mi sembra tangibile. Uscire dallo schema e accettare di mettersi in discussione sarebbe necessario.

  4. La società attuale offre a tutti i nostri giovani le stesse opportunità?E' vero che migliorare il livello dell'istruzione​ migliora le prospettive di lavoro?E' tutto da dimostrare! L'evidenza semmai dimostra il contrario.Oggi sono stati sbriciolate conquiste e diritti ottenuti dalle lotte dei lavoratori nei decenni passati. E siamo alla guerra tra poveri.Sono state anche spazzate via le garanzie per i più deboli. E i giovani sanno che non avranno la pensione.In compenso (!!) i giovani si sentono dire che non devono seguire le loro attitudini, ma aggiogarsi a tipi di lavoro che (presumibilment​e) assicurano una occupazione. Poniamo che accettino: qual è il risultato? rinunciano ai loro sogni in cambio di un lavoro… a progetto?E tutti hanno famiglia, carattere, risorse spirituali e morali adeguate a sopportare questa presa in giro?Io penso che, a volte, chi scrive articoli pensi più a quanto glieli pagano le multinazionali che vogliono diffondere certe notizie ed orientare le opinioni piuttosto che a dire cose sensate.Tutti sui camion: che bella prospettiva….Mi chiedo: in quale modo la scuola non può fare la sua parte se la società in cui opera va da un'altra parte? Non certo (è solo il mio parere) "eseguendo" quanto le si chiede.

  5. Confermo Susanna 🙂 parlare di questa scuola in sè e per sè (e su di sè) mi appare anacronistico. Osservare le componenti della società, il loro ruolo e l'impatto che questo ha sulla crescita e la formazione dei ragazzi potrebbe averlo. Forse mi dovrei spiegare meglio, o anche no?

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