Non passa giorno che qualcuno (autorevole s’intende, non il primo blogger che passa per internet) non dispensi mazzate sui così detti della scuola. Papini proponeva di chiuderla già 90 anni fa; Jonassen proponeva di togliere l’obbligo scolastico in modo che trovandosi senza clienti la scuola si svegliasse da sé; Venter (quello cha decodificato il DNA) ironicamente dice che se è diventato quello che è il merito è della scuola che non ha distrutto la sua voglia di imparare. Biondi afferma che in questi ultimi 100 anni la scuola è rimasta sostanzialmente uguale a se stessa. E l’elenco potrebbe continuare.

Fresca fresca di ieri è la voce di Pennac che ha riempito quotidiani e TG con il suo ultimo libro “Diario di scuola” (Feltrinelli) in cui il tratto conduttore, leggendo le recensioni e sentendo le interviste, pare sia il paradosso dell’essere ultimi a scuola ma primi nella vita.

In un TG, poi, una lunga sequela di personaggi famosi che se la scuola avesse predetto il loro futuro sarebbero stati certamente obbligati a dormire sotto i ponti, ma invece …..

Che quella di sparare addosso alla scuola non sia l’ultima moda (che dura, però, da cent’anni) imputandole tutti i problemi della società? Francamente un po’ lo credo anch’io ma non credo che chi spara lo faccia a caso o per animare sentimenti populistici.

Le ragioni ci sono. Detta in breve: la scuola prepara ad una cosa e la società domanda altro. Un solo esempio: la scuola insegna a ripetere informazioni ma la società chiede persone capaci di risolvere problemi.

L’elenco potrebbe continuare.

Di sicuro non si può fare di ogni erba un fascio. Ci sono molti (ma non moltissimi) insegnanti che la scuola proprio non se li merita, ma nel suo insieme la scuola è ancora largamente inadeguata alle attese della società. La scuola è una istituzione conservatrice; molti soggetti influenti ( e tra questi metterei i sindacati) sono conservatori. Se dall’esterno il sistema politico è praticamente impotente, dal suo interno la scuola non si aiuta manifestando sempre atteggiamenti auto-difensivistici.

Cosa ci resta? Cosa ci può dare qualche speranza? Per adesso qualche enclave di eccellenza, qualche insegnante che sulla base di una propria personale etica di servizio verso il povero studente fa qualcosa. A proprio esclusivo rischio e pericolo.

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PS. Alcune posizioni sulla discontinuità scuola-vita reale

da: G. Marconato, E-learning (?) senza Learning Object: un approccio per attività di apprendimento (in stampa)

Il transfer dell’apprendimento dal contesto scolastico alla vita reale

Numerose ricerche dimostrano che il transfer dell’apprendimento sviluppato in contesti scolastici a quelli della vita reale è strettamente correlato con il grado di somiglianza dei due: più sono “simili” maggiore sarà la capacità della persona che ha appreso di usare le conoscenze sviluppate a scuola nelle situazioni reali in cui quelle conoscenze potrebbero essere utilizzate.

Il problema si pone in quanto il contesto di apprendimento scolastico è profondamente differente da quello reale di utilizzo della conoscenza.

Quattro secondo Resnick (1987) le cause di questa discontinuità: Cognizione individuale a scuola e condivisa fuori, attività mentale pura a scuola e manipolazione di strumenti al di fuori, manipolazione di simboli a scuola e ragionamento contestualizzato nella vita reale e, per finire, apprendimento di principi generali a scuola verso competenze specifiche richiese nella attività del mondo reale.

Jonassen (2002) afferma che “Le concezioni dell’apprendimento nei contesti educativi formali e quelli presenti nei contesti professionali e della vita di tutti i giorni (la vita reale) sono diametralmente opposti. Nelle scuole, nelle università e nella formazione aziendale, l’apprendimento è basato su contenuti, è fortemente organizzato e strutturato da regole e formalismi astratti…… (nella vita reale) l’apprendimento è basato su attività, non su contenuti. L’apprendimento è situato nei problemi che le persone stanno cercando di risolvere e le tematiche da apprendere emergono da quei problemi. L’apprendimento e la soluzione di problemi nel mondo reale si poggia sulla conoscenza distribuita in una comunità di pratica.”

Resnick L. B. 1987 learning in School and Out, in “Educational Researcher” 6 (9); traduzione italiana Imparare dentro e fuori la scuola in C. Pontecorvo, A.M. Ajello e C. Zucchermaglio (a cura) I contesti sociali dell’apprendimento, LED 1995

Jonassen, D.H. (2002). Engaging and supporting problem solving in online learning.

Quarterly Review of Distance Education, 3 (1), 1-13.

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4 pensiero su “E dagli in testa a sta’ scuola”
  1. Ciao Gianni, anche io ho parlato del libro di Pennac.

    Condivido molto le cose che dici…
    oltretutto dovrei anche fare la tesi sui blog didattici intesi come strumento di innovazione nella professione didattica.

    Continuo a seguirti…

    Ciao

  2. “Per adesso qualche enclave di eccellenza, qualche insegnante che sulla base di una propria personale etica di servizio verso il povero studente fa qualcosa”
    Vero, purtroppo :-(… ma nel frattempo i ‘poveri genitori’ del ‘povero studente’ che dovrebbero fare??? SOLO sperare che il figlio (o figli…) trovino nel loro percorso scolastico almeno UNO (sarebbe già molto…) di questa ‘specie’ di docenti in via di estinzione? oppure accendere un cero perchè siano nella sezione X piuttosto che nella Y ? E in quale futuro sperare per i propri studenti/figli?
    A parte la mia povera, amara ironia di genitore… ecco cosa ha scritto uno studente: “Studiare ripaga? O è una perdita di tempo?. Ogni giorno che passa cresce nei giovani la voglia di scappare da via da questo Paese e se questo accadrà l’Italia resterà senza futuro. Cosa si può fare? Lo chiedo a voi, perchè mi spiace dirlo, è colpa degli adulti se il nostro momento non è ancora arrivato….”
    E’ un atto di accusa alla generazione degli adulti che hanno fatto scelte disastrose, ma quel che è peggio, non mostrano oggi il minimo pentimento.

  3. Narcisa, mamma consapevole. Purtroppo è così; bisogna sperare di capitare con l’insegnante “giusto”. La questione è quale sia l’insegnante giusto. Ci sono tanti punti di vista ma, spesso, la vox pupuli c’azzecca. Altro grande tema che evidenzi: il senso per quello che si studia, per la fatica che si fa per imparare. Secondo me è il grande tema della scuola oggi. Grazie per la visita a questo vecchio post che mi ha fatto scoprire, sepolta tra le tante cose che scrivo, una cosa che utilizzerò a breve in un corso con insegnanti 🙂

  4. Grazie Gianni per aver risposto anche a questo vecchio post 🙂
    Pensavo proprio l’avessi postato in questi giorni… è comunque attualissimo ciò che avevi scritto nel 2008.
    Sono appassionata di nuove tecnologie (anche per mio precendente lavoro…)ma non capisco perchè google reader mi ha messo in elenco questo vecchio post, ma, si sa, la perfezione non esiste 🙂
    Continuo a seguirti, buon lavoro! 🙂

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