Le pratiche dell’educazione democratica. Laval e Vergne 2

L’educazione è un bene comune, non una merce; la conoscenza è un bene comune e non deve essere riservata alle èlite.

Questo principio contrappone in modo deciso l’educazione democrazia all’educazione neoliberista in quanto, secondo quest’ultima, ai più può bastare quello che viene chiamato lo zoccolo comune (Francia) o, in Italia, essenzializzazione dei curricoli o curricoli “per competenze”, ovvero saperi minimi, essenziali per le masse ma saperi ricchi per le élite.

Nella prospettiva dell’educazione democratica sono da rigettarsi forme dogmatiche e autoritarie di didattica, come le cosiddette “buone pratiche”, stabilite dagli esperti e inculcate per via autoritaria (p. 46), pratiche definite tali indipendentemente dalle condizioni concrete della didattica e dai suoi esiti.

Gli Autori suggeriscono di lavorare, piuttosto, su “pratiche trasformatrici” condotte e sostenute da COLLETTIVI CRITICI di insegnanti e ricercatori.

Le pratiche trasformatrici devono puntare a sovvertire un ordine scolastico e sociale diseguale. Queste si realizzano nella pratica dei CONFLITTI e delle  SPERIMENTAZIONI.

La prospettiva deve essere quella della trasformazione in modo coerente del sistema scolastico e della società perché la trasformazione isolata della scuola è un’illusione.

Sulla mercificazione del sapere vedere anche un mio post di gennaio 2021

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