Così, da oggi, recita lo status del mio blog; ” un blog per il disordine necessario“.  Tempo fa, prendendo per buona una battuta di vecchio amico scrissi “un blog eretico” ma lo cancellai quasi subito.  Mi sembrava eccessivo (essere davvero capoace di eresia). Fu, poi, la volta de “Un blog dell’equlibrio instabile” e questo status durò abbastanza a lungo.

Perchè enfatizzare a mo’ di occhiello giornalistico tematiche evocatrici di provvisorietà?

L’equlibrio che non può mai essere definitivo e che non è mai del tutto equilibrio anche se si vorrebbe tendere all’equlibrio.

Il disordine che potrebbe essere uno stato verso l’ordine ma che non esce mai da questa condizione. In continuo tendere ….

Non viviamo in un’epoca stabile, se mai abbiamo avuto epoche stabili. Tutto è in perenne movimento; i contorni dei fatti, delle idee, delle prospettive non sono netti. Per la loro complessità, per la loro relatività, per la loro mobilità.

Per non parliamo della “verità”. Ognuno ha la sua, opportunamente.

L’unica certezza è l’incertezza. Ma nche qui nulla di nuovo

Anche il nostro organo interno dell’equilibrio si sta adattando a questa condizione e, quasi, non si scomoda a rilevare le  condizioni di disequilibrio.

Anche le linee rette si mettono come pare loro. Ma a starsene rette, manco a parlarne.

Perchè mai, allora,  questo dovrebbe essere il blog dell’ordine, dell’equibrio, della certezza, della linearità? Perchè volete che questo blog sia un disadattato? Un blog fuori dal reale?

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5 pensiero su “Il disordine necessario”
  1. l’ordine completo è proprio dell’organizzazione militare che serve solo a difendere l’esistente, non certo a creare alcunché, e a prendere decisioni semplici perché appena il contesto si fa complesso propone soluzioni banali, sostanzialmente stupide

    la natura non crea mediante l’ordine, crea sì forme di ordine ma sempre e pervasivamente con un congruo condimento di disordine

    disordine e ambiguità sono ingredienti fondamentali per la generazione del nuovo e per la soluzione di qualsiasi problema

    un buon artigiano produce buoni lavori in parte perché progetta sulla base della esperienza pregressa ma questo non basterebbe, un buon artigiano produce buoni lavori perché è in grado di affrontare imprevisti e resistenze volgendoli a proprio favore

    è solo così che nascono nuove pratiche, nuovi metodi, nuovi strumenti

    e quindi sono proprio contento che tu, da buon cuoco, non dimentichi questo fondamentale ingrediente

    la cosa non mi stupisce del resto perché qui si mangia sempre davvero molto bene …

  2. Perfettamente in consonanza anche con la teoria del gettaedro.
    La realtà cercata non nell’equilibrio del singolo pensante quanto nell’equilibrio reticolare. E e linee rette come onde sonore in movimento (aggiungerei).
    Ho come l’impressione che tanta apertura all’attenzione verso le altre linee-onde sia intesa come eretica dagli estimatori delle granitiche certezze scolpite per sempre.
    Vediamo se se ne accorgono.

  3. impasto anch’io con voi?

    bisogna tendere continuamente verso una qualche forma di ordine, non dimenticando che raggiunto l’ordine ci sembrerà disordine. e quindi via di nuovo per un altro ordine da ricercare. ecco perchè il vero nostro nemico resta il “ritorno all’ordine”, perchè nega all’ordine la dimensione propulsiva della ricerca e lo cristallizza in una forma valida in eterno.

    per il resto viviamo in un momento di caos totale, e chi se ne accorge è quello che ha la testa più in ordine di tutti 😉

  4. Come in ogni epoca storica e culturale, l’uomo d’ordine è l’uomo della conservazione. Non so se mai nel passato la conservazione abbia avuto un significato, un ruolo positivo; di certo, oggi, la conservazione è priva di alcuna ragion d’essere.
    Sospetto che ci sostiene la conservazione, se non il ritorno al passato, lo faccia consapevolmente per un secondo fine che altro non è che la difesa di posizioni di potere, posizioni ddi privilegio. La storia ci insegna che i grandi cambiamenti tecnici (vedi Gutenberg)siano stati la premessa per la smobilitazione del potere allora contemporaneo e all stabilirsi di nuove forme e di nuovi gruppi di potere. Ecco perchè,chi è al potere ha tutto l’intresse a non promuovere alcun cambiamento e lo fa, consapevolmente, avendo ben imparato dalla storia. Se, poi, il potere non può opporsi in toto all’innovazione, prova a controllarla, a deviarla verso forme e canali che la depotenzini. Vedi la visione che l’attuale gruppo di potere ha dell’innovazione a scuola: una innovazione controlla, depotenziata, mistificata. Dobbiamo leggere anche in questa prospettiva tutta l’operazione LIM. Giusto per non parlare a vanvera e fare qualche esempio

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