Un invito di Lorenza Boninu a intervenire a un incontro di partito (PD) sulla scuola mi ha offerto l’opportunità di fare, anche per me stesso, una sintesi delle mie posizioni sulla scuola italiana.

Qui il video; più sotto la traccia del mio intervento.

Videointervista a Gianni Marconato from Lorenza Boninu on Vimeo.

Lorenza mi ha fatto alcune domande.

Ritieni che la cosiddetta “riforma Gelmini” stia portando la scuola nella direzione giusta? Lo so che la domanda può apparire retorica, ma il fatto è che questa riforma, confusa anzichenò, da un certo punto di vista (essenzialmente propagandistico) incontra i favori del cosiddetto “uomo della strada”, che si nutre di poche, inossidabili certezze e che, quando pensa alla scuola “oggi”, sembra non poter fare a meno di rimpiangere il buon vecchio tempo antico.

Ecco, questo è il punto: il rimpiangere il buon vecchio tempo antico quando, complice il decadimento della memoria, tutto sembrava fosse “buono”.La rassicurazione di un passato, proprio perché passato, evoca solo gli aspetti  positivi.

La mia risposta è un no deciso, la cosi detta riforma Gelmini – Israel non  sta andando nella direzione giusta. Perché? Perché la direzione è quella dello smantellamento della scuola pubblica, del suo impoverimento di opportunità educative, del suo orientamento al passato in quanto a valori premianti  (la disciplina, l’ordine, sul piano didattico la premiazione della studiosità – quantità di studio fatto –  contro l’uso della conoscenza, la memorizzazione a scapito della comprensione

Questa è una scuola, è un’idea di scuola debole, povera, priva di contenuti

E’ una “scuola buona” ma solo “comunicata” , non realizzata, è la mistificazione di una scuola di qualità

E una scuola rivolta al passato nella falsa convinzione che i modelli autoritari, gerarchici, classisti del passato siano adeguati a risollevare le sorti delle scuola pubblica (per la verità non di grande qualità indipendentemente dalal riforma di questo Governo.

E’ una scuola che non può preparare al futuro ma una scuola, però, vincente sul piano della comunicazione mediatica, vincente perché vengono comunicate idee semplici, idee semplicistiche. Idee che stanno sulla superficie dei problemi della scuola, idee che non richiedono l’esercizio del pensiero riflessivo e critico. E’ una comunicazione vincente perché attinge al “pensiero semplice”, primitivo. La stessa che, per capirci, sta alla base del rigurgito di razzismo, all’odio per il diverso che caratterizza questo infelice momento.

Seconda questione: in “questa” scuola, al di là delle affermazioni di principio, che spazio può avere, in effetti, l’uso motivato della tecnologia (penso, ad esempio, al gran battage sulle LIM, ma anche ai libri di testo “online”)? Quale dovrebbe essere, secondo te, il rapporto fra la didattica e la Rete, e che cosa pensi della strisciante demonizzazione di quest’ultima?

In questa scuola l’uso della tecnologia è una mistificazione del problema scuola, della sua qualità.

Si vuol far credere che improvvisamente, con un modesto stanziamento in tecnologie la scuola sia diventata immediatamente di qualità. La qualità è il prodotto di un processo che richiede tempo e investimenti.

La tecnologia è diventata un elemento della comunicazione, della mistificazione.

Al di là di questo uso perverso, le tecnologie servono. Le nostre vite saranno sempre di più  permeate dalle tecnologie. E dobbiamo saperle usare. Ma usare in modo consapevole ma soprattutto RICCO.

La scuola può e deve fare molto per educare, per formare …

Ma non è questa la strategia, una strategia alla quale loro stessi non credono. Vedi i continui attacchi al web, alla rete, all’uso della rete. Espressioni quali: a quale livello siamo scesi, a quale forma di “wikipedizzazione” che spinge a bere qualsiasi cosa circoli in rete? C’è da stupirsi allora se i nostri giovani stanno cadendo in una condizione di abbrutimento culturale crescente?

E’ la voce di Giorgio Israel consulente “culturale” della Gelmini, ispiratore della sua riforma

La demonizzazione della rete può essere dovuta ad ignoranza ma da parte loro fa parte di una strategia accuratemente pianificata e con determinazione perseguita.

Da parte nostra andrebbe fatta una comunicazione di una rete buona.

E infine: qual è il tuo modello di scuola, la tua personale utopia educativa?

La mia utopia educativa. Su piano diciamo didattico una scuola che aiuta a pensare. Solo se si è capaci di pensare si può capire. La scuola della comprensione vs la scuola della memorizzazione

Una scuola che svuiluppa la capacità di risolvere problemi. Nella vita noi siamo pagati per risolvere problemi, mica per ripetere informazioni. Perché, allora la scuola continua a essere focalizzata sulle inforamzioni? La scuola del problem solving vs la scuola dei contenuti

Una scuola che favorisce la costruzione di conoscenza autentica, una conoscenza trasferibile. Una conoscenza utilizzabile e ri-utilizzabile. La scuola del conoscere per fare vs la scuola del conoscere per ripetere

Una scuola che favorisce l’apprendimento collaborativo, una scuola che esce dalle proprie mura, una scuola connessa con la realtà, la società. La scuola della conoscenza distribuita vs, la scuola della conoscenza isolata

Sul piano logistico organizzativo una scuola ipertecnologica, iperconnessa. Una scuola in rete. Una scuola di iperclassi. Una scuola con tecnologie personali (un pc per ogni studente, altro che una scuola con una lim per classe).

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Un pensiero su “La scuola oggi; un punto di vista politico”

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