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Si, lo devo ammettere. Sono razzista anagrafico, una persona, cioè, che discrimina sulla base dell’età dell’altro.

Affermo che chi ha superato una certa età, facciamo 60 (io ci sto fuori ancora per poco), non dovrebbe parlare dei giovani d’oggi. Troppo lontano; non li può proprio capire. Li legge solo con il metro, scassato, della sua esperienza; li vede solo come differenza – sottrattiva – con un modello ideale, quello del secolo scorso.

Leggo, sempre via Facebook, questa volta con l’assist di Simona Martini.

Questa volta il malcapitato è una persona che apprezzo per la lucidità che dimostra quando razzola nel suo cortile, ma quando esce … Si tratta del politologo Giuseppe Sartori che nel Corriere della Sera sotto il titiolo Sconnessi e somari parla dell’Homo Videns e dell’Homo Zappiens prendendo lo spunto da un recente libro di Tullio De Mauro secondo le cui ricerche e analisi il 70’% degli italiani sarebbe pressochè analfabeta o analfabeta di ritorno. Colpa di chi? Sartori dice

Perché siamo arrivati, o scesi, a tanto? Quasi tutti puntano il dito sullo sfascio della scuola, a tutti i livelli. Perché è la scuola che dovrebbe «alfabetizzare ». Sì, ma chi ha sfasciato la scuola? Alla fonte, e più di ogni altro, sono stati i pedagogisti, il «novitismo pedagogico», i diseducatori degli educatori. E poi, s’intende, tanti altri: il sessantottismo demagogico dei politici, e anche la marea dilagante delle famiglie Spockiane (illuminate dal permissivismo a gogo del celebre dottore Benjamin Spock).

E qui sento tanto il già citato signor Israel: la scuola è stata sfasciata dai pedagogisti, diseducatori degli educatori. Non credo ai miei occhi!

Già l’Homo Vivens (trattato in uno suo libro) è un mezzo disabile socio-psico-cognitivo (termie mio) in quanto

Al limite, l’homo videns sa soltanto se vede e soltanto di quel che vede. Il che equivale a una perdita colossale delle nostre capacità mentali.

E,  a guardare tanta televisione odierna. non gli si può dare torto. Ma il vero pezzo forte arriva subito dopo. Udite udite:

Invece la teoria dell’homo zappiens trasforma questa perdita in una glorificazione, in un annunzio di nuovi e gloriosi destini

Prima di proseguire ricordo che la formuletta Homo Zappiens è stata coniata anni fa (il libro è del 2006) da Win Veen ad indicare il comportamento del giovane che cresce nell’era digitale. Un’analisi ben condotta, rigorosa, documentata. Un’analisi, appunto, non un giudizio!

Dunque, secondo Sartori, lo zapping dovrebbe – secondo i suoi fans – migliorare il sistema cognitivo delle persone consentendo loro di fare tante cose contemporaneamente, il multitasking. Altra categoria stra-abusata. Ma stanno davvero cos’ le cose? Il mutitasking migliora davvero le prestazioni delle persone?

Davvero? Io direi, invece, che così veniamo abituati alla «sconnessione », a un saltare di palo in frasca che equivale alla distruzione della logica, della capacità logica di pensare una cosa alla volta, di mettere questa scomposizione analitica in sequenza, e nell’accertare se un rapporto prima-dopo sia anche un rapporto causa- effetto.

Questo pensiero porta Sartori a emettere il giudizio finale

Il progresso della tecnica è inevitabile.Ma deve essere contrastato quando produce l’homo stupidus stupidus.

L’Homo Stupidus; ecco il prodotto dei nostri tempi, della tecnologia, della rete, dei pedagogisti contemporanei .

In un crescendo di sottile argomentazione arriva la conclusione del Nostro

Sempre più i ragazzi di oggi vivono per 12 ore al giorno in «iperconnessione » e così, anche, in «sconnessione». Sono giustamente disgustati dalla politica. Ma dovrebbero anche essere disgustati di se stessi. Cosa sapranno combinare da grandi?

Destino inglorioso quello che hanno in sorte i nostri ragazzi: da grandi non saranno in grado di combinare nulla e più che essere disgustati dalla politica dovrebbero essere disgustai da loro stessi!!!!

Ma come si fanno a dire queste bestialità?

Ecco perchè a chi non ha (più) l’età …  dovrebbe starsene zitto e non parlare di cose che stanno troppo in avanti ….

Con tutto il rispetto (dico sul serio) per il Prof. Giovanni Sartori. Quando fa il politologo ma non quando fa il futurologo.

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16 pensiero su “Sono razzista (anagrafico)”
  1. Gianni,

    Sartori è da un tot ormai che scrive articoli incomprensibili e qualunquisti ANCHE in politica. Con buona pace di tutti.

  2. Ragiono insieme a voi, estrapolando le frasi che più mi hanno colpito:
    1)”La scuola dovrebbe alfabetizzare”
    Torniamo al leggere, scrivere e far di conto? Beninteso, che i ragazzi oggi abbiano delle difficoltà nella lettura, nella comprensione e nell’esposizione scritta e orale è anche vero (mi rimetto ai dati martellanti che si leggono in ogni dove, prendendoli -ingenuamente?- per veri), ma non perché non siano alfabetizzati (gli stessi dati dicono che la scuola primaria è il punto di forza della scuola italiana), ma forse perché la strada dell’alfabetizzazione non può essere perseguita ad oltranza, e, crescendo il ragazzo e cambiando i suoi bisogni, la didattica non può essere solo trasmissiva e dall’alto, ma partecipata e soprattutto problematizzata. Ecco allora che l’asinocrazia, ammesso che ci possa mai essere o ci sia già, avrebbe vita breve
    2)”l’Homo videns sa soltanto se vede”. Innanzitutto se l’Homo è videns, sarà anche Audiens (se no sai che barba vedere film muti…), ovvero attiva sia la vista che l’udito…e siamo già a 2 abilità messe in movimento…pardonnez la battuta, ma si addiceva. Indubbiamente gli stimoli visivi sono molto aumentati negli ultimi decenni, ma addurre l’impoverimento di altre abilità (di pensiero) a tale circostanza non regge. Non sarà forse proprio l’alfabetizzazione protratta fino al giorno del matrimonio a remare contro la creazione di uno spirito critico e di un’abilità argomentativa? Non sarà che la realtà non viene discussa né a scuola né fuori? Non sarà che gli stimoli non vengono analizzati e sviscerati, nei loro aspetti positivi e negativi, nelle loro contraddizioni e nei loro rapporti reciproci?
    3)l’Homo zappiens. Chino la testa di fronte a studi ed analisi, tuttavia non riesco a riconoscere allo zapping né il potere salvifico dell’educare al confronto, né quello malefico di distruggere rapporti causa-effetto. Dietro lo zapping c’è una mente che esiste a priori del monitor e oltre il led, che può necessitare di una guida e un supporto, per modificare i suoi pensieri scegliendo ed organizzando gli stimoli ricevuti. La sfida si gioca nel campo dell’educazione, non all’Unieuro.
    4)”Sono giustamente disgustati dalla politica. Ma dovrebbero anche essere disgustati di se stessi. Cosa sapranno combinare da grandi?” e questa chiosa del “cavolomerendismo” non merita approfondimenti…

  3. Oddio. Io tra un non molto ai 60 ci arriverò, ma finora almeno non ho avuto difficoltà eccessive a comunicare con i giovani. Questo non significa che pretendo di capire tutto di loro, né mi autorizza a pontificare. Credo però di avere tutto sommato un armamentario culturale e di esperienza (e di senso del ridicolo) tale per cui almeno non vado a dire delle nuove generazioni certe cose assurde che ho sentito affermare da cosiddetti “esperti” trentenni.
    Istintivamente penso a un vecchio che avevo conosciuto quando io ancora ero abbastanza giovane: Bruno Munari. Non so se capisse tutto di noi, o degli adolescenti (probabilmente no), ma era entusiasmante frequentarlo anche per pochi minuti. E un mio professore dell’università diceva: “Da grande voglio essere come lui!”
    Credo che viviamo in una società oggi assolutamente trasversale, dove coesistono 40enni vecchi e 60enni giovani, per via delle storie personali e politiche incrociate che hanno disegnato un panorama indescrivibile negli scorsi decenni, mischiando le generazioni come mai era successo in precedenza.
    O vogliamo, tra un paio d’anni,tenere fuori i ragazzi dai concerti di Vasco Rossi, per raggiunti limiti di età?

  4. @ Cristina,
    scusa il ritardo nelle risposta ma sono stato all’estero un po’ di giorni e con la connettività ballerina.
    Ti ringrazio per aver provato, con le tue osservazioni, come la questione sia ben più complessa di quanto il “nostro” faccia credere agli altri (spero non a lui stesso).
    Alfabetizzazione a oltranza? e a quando la partecipazione e la problematizzazione? lo spirito critico? la capacità argomentativa? Sottolinei, giustamente, che la sfida non si gioca all’Unieuro … ema neppure al corriere 🙂

  5. @ Paolo, la questione “età” era solo un espediente retorico. O una scorciatoia, anche cognitiva, per domandarmi se non fosse la differenza d’età a rendere incomprensibile al nostro le nuove generazioni e le loro tipicità. Spero di rimanere lucido ancora a lungo per poter vivere tanti altri presenti ancora e non soli il passato

  6. I 60 sembrano come un paracarro nella vita, ma li considero virtuali; ossia diciamo meglio li considero un tagliando da staccare.
    Se passi il tagliando o non lo passi , questo è il problema.
    Leggo e sento parlare 40enni e 30enni che ragionano come dinosauri.
    Anzi direi proprio che questo è un altro argomento interessante; ci sono genitori e insegnanti 35-40enni si ripropongono secondo modelli dei loro nonni… ossia il modello Sartori. Speriamo che questo ciclo si chiusa e ne inizi uno migliore.

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