Scie
Tra  complottismi, nuovo ordine mondiale e dura realtà.
Ogni valutazione non è oggettiva o neutra perché porta con sé un’ideologia: quella dei vincenti.

Questo post (politico) è sulla valutazione, a favore della valutazione e, perché no, dell’INVALSI. Ma …

Il messaggio è chiaro: chi impara cosa e come diciamo noi (*) sarà premiato.

Non ci sono dubbi, non ci possono essere altre spiegazioni per la sistematica applicazione del “modello” OCSE PISA e del fratellino minore INVALSI ai sistemi d’istruzione mondiali e nazionale.

Che senso avrebbe misurare i sistemi educativi di mezzo mondo secondo gli stessi principi, usando gli stessi criteri e gli stessi strumenti?

Sistemi educativi di aree del mondo tanto diverse per storia e condizione economica, sociale, culturale, politica?

Sistemi intrinsecamente incomparabili con produzione di risultati (significati) per niente significativi, cioè inutilizzabili per capire specifiche realtà e per intervenire sulle stesse? E comparare rispetto a cosa?

La sola ragione di tutto questo dispiegamento di forze non può che stare nel voler creare uno standard universale di istruzione, nel voler determinare cosa sia utile insegnare ed imparare ad un livello super-centrale. Nel fornire ai decisori politici, prima un modello di riferimento per modellare il proprio sistema d’istruzione e, poi, per  valutare lo scostamento da quello ideale e per suggerire gli interventi correttivi.

Considerato che lo standard (OCSE PISA) si è di fatto accreditato, tutti i governanti fanno ogni sforzo per allinearvisi. Chi consapevolmente, chi in modo inconsapevole.

Chi con particolare costanza e determinazione. Vedi l’Italia con il supplemento di indagine INVALSI. Un senso di inferiorità verso i Grandi? La volontà di recuperare il tempo perduto dimostrano buona volontà? La recondita speranza di non essere più considerato il parente povero al banchetto planetario del controllo dell’istruzione? O solo un modo per mettere la coscienza a posto e fingere interesse per la scuola?

Nessuno mette più in dubbio che ogni scelta politica sia neutra. Ogni scelta ha alla propria base dei valori, dei punti di vista, degli interessi. E ci sono valori, punti di vista, interessi che stanno fuori.

Dire che le diverse decisioni sono fatte nell’interesse di tutti non è minimamente credibile.

Resta, quindi, da identificare quali siano questi valori, quali siano gli interessi cui sono asserviti.

Le recenti vicende economiche la dicono lunga su quali siano gli interessi che prevalgono ed a beneficio di chi siano prese le decisioni.

Queste premesse non sono fatte per dire che ci si può sottrarre al nuovo ordine mondiale non sottostando ad alcuna valutazione: vuol semplicemente dire che possiamo (o dobbiamo) accettare tutto purché siamo consapevoli di quale sia l’ideologia (sistema di valori) che abbracciamo.

Fatta questa precisazione, faccio un esercizio alla questione INVALSI.

Io penso che la valutazione serva: serve valutare la performance del sistema, delle scuole, degli insegnanti e degli studenti.

Per ogni livello di valutazione si devono, però, assumere specifici criteri di prestazione, adottare specifici metodi e strumenti perché i meccanismi che agiscono a ciascun livello sono differenti.

Il funzionamento del sistema è determinato da macro fattori come il suo “storico” (come si è costruito fino ad ora), le condizioni generali del Paese, le scelte politiche, ad esempio..

Il funzionamento delle scuole ( ognuna delle quali è un vero e proprio ecosistema) è determinato in larga parte dal suo management, dalle risorse di cui sono dotate (compresi gli insegnanti), dal contesto socio-economico in cui operano.

L’efficacia dell’ insegnante è largamente determinata dalla sua competenza didattica ma anche dalle risorse di cui può disporre nella scuola.

Gli apprendimenti degli studenti sono certamente determinati dalla competenza didattica degli insegnanti (dell’insieme degli insegnanti che lavorano con ogni singolo studente), ma anche da fattori socio-culturali che caratterizzano la famiglia ed il contesto in cui vive, dalla sua biografia scolastica ed, in qualche caso, da fattori personali di tipo psicologico, affettivo, cognitivo, biologico.

Stante questo (ipersemplificato) scenario, è evidente come non abbia alcun senso valutare, ad esempio, gli insegnanti solo dagli apprendimenti degli studenti, ovvero le scuole o il sistema considerando solo gli esiti dei diversi tipi di test.

Sono, quindi, più che comprensibili le opposizioni che anche in questi giorni si sono avute ovunque al test INVALSI, un approccio semplicistico ad una questione tanto complessa quanto  importante.

Ci preoccupiamo, giustamente, dell’omologazione del pensiero pedagogico e didattico che sta dietro il furore testistico nazionale ed internazionale, dei significati dello stesso, della sua inutilità ai fini pratici (non soffriamo di deficit di informazione ma di deficit di buona politica per la scuola), ma proviamo a ragionare seriamente di cosa valutare, come è, soprattutto, perché?

(*) Sul chi governerebbe questo nuovo ordine mondiale : non si può identificare una specifica organizzazione più o meno segreta, più o meno deviata (dai meccanismi democratici). Si tratta di un “sistema”, quello in cui noi tutti viviamo, di cui abbiamo accettato le regole ed all’interno del quale noi tutti troviamo i nostri vantaggi, chi più, chi meno. Un sistema, però, di forti diseguaglianze, dove i frutti vengono raccolti  in maniera esasperatamente diseguale. Dove c’è chi si porta a casa tanto e chi solo le briciole. I maggiori vantaggi di questo sistema vanno, quindi, a beneficio di pochi con il lavoro di tanti. Niente di nuovo. C‘est la vie …. basta saperlo e non far finta che siamo tutti uguali.

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