Non passa giorno che non abbia riscontri di come tanta gente continui a demonizzare i “giovani” per il loro uso della rete e dei social network avendo costruito e consolidato degli sterotipi che reggono ad ogni evidenza.

Recentemente Bottani ha detto:

Basta ridurre gli studenti a caricature. Occorre realmente capire la loro vita con tutta la sua ricchezza e complessità. Ciò prende tempo ed è difficile da fare

Una mia testimonianza diretta. Mio figlio frequenta il primo anno di medicina e proprio pochi minuti fa mi ha fatto sapere che:

  • 215 dei 220 iscritti al primo anno nel suo “canale” didattico sono presenti nel gruppo Facebook che hanno fondato; qui condividono esperienze, problemi, soluzioni, decidono azioni riguardanti la frequenza del  corso, l’acquisto dei libri, la preparazione degli esami. Recentemente hanno organizzato una petizione ad un professore per modificare gli orari di un corso (con esito positivo). E tanto altro
  • Hanno attivato uno spazio su Google dove aggregano e condividono le slide che i docenti producono e disseminano nei loro ambienti on-line o che non condivido affatto ed a turno se le fanno dare al termine delle lezioni, appunti, libri pidieffati  e tanto altro. Ora hanno quasi saturato lo spazio free e mio figlio ha già acquisato per ben 5 dollari un’enorme quantita di spazio supplementare e così continuano a condividere.

Piccole cose, ma genialità spiccia applicata a cose “serie”.

La prossima volta che sento qualche “adulto” parlare di internet come una minaccia o di Facebook come perdita di tempo per i nostri amati fogliuoli , gli tiro addosso la prima cosa che ho sottomano. Giuro

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11 pensiero su “Come cazzeggiano i giovani su Facebook e dintorni”
  1. Stessa cosa mia figlia, terzo anno di fisica. Aderisce ad un gruppo di studenti di fisica su facebook, speso si contattano via skype, hanno pubblicato dei video su youtube relativi al loro corso di laurea, hanno condiviso gli appunti di un docente li hanno sistemati e hanno stampato un libro in cartaceo tramite un sito presente in rete ( tutte le copie sono arrivate a casa mia..sic!). Ora è in una università inglese. Prima di partire si è iscritta al gruppo di quella università presente su fb, ha contatto i compagni di corso e ha organizzato il suo soggiorno. Attualmente pubblica un blog sulla sua esperienza a Loughborough che condivide su Google+ e sul quale commentano i suoi compagni di corso, fisici italiani.
    Anche molti dei mie alunni delle medie sono su fb e se hanno problemi o difficoltà chiedono attraverso questo mezzo.
    Personalmente preferisco la posta elettronica, ma visto che sono lì, su fb. perché non usalo per relazionarsi e aiutare i propri alunni?

  2. Un paio di giorni fa ho inserito in fB la funzione “Fai la domanda”
    La domanda era: “Insegnare TWITTER e non solo il tema a Scuola .Sei favorevole ai 140 caratteri per condensare pensieri, riflessioni, argomentazioni?” Risposte previste molto semplici… si/no/non so.
    Ho invitato a rispondere centinaia di amici
    Sono arrivate, credo, meno di una trentina risposte (abbondando)… di cui 17 sì, 5 no, 4 “non c’è bisogno l’imparano da soli”
    Tra i 17 prodi molti non sono insegnanti…
    Ecco io non capisco come si faccia a pensare di interagire coi ragazzi e non porsi il problema. Twitter non è la mia aspirazione. Questo è certo. Ma chi insegna, ad esempio lettere, non dovrebbe ritrarsi davanti a un potente mezzo che, a quanto si dice, ha influenzato la prima elezione del Pres.Obama, che viene quotidianamente ascoltato dai media televisivi e di stampa, che può essere usato per trovar lavoro ecc.
    I nostri ragazzi sono smanettoni migliori e più efficienti di noi; non c’è dubbio: ma i contenuti, la capacità di sintesi, l’efficacia di alcune parole rispetto ad altre, la tecnica di asciugare frasi… dovremmo essere capaci di trasmetterla.
    La stessa cosa vale per fB, ovviamente mutatis mutandis…
    E adesso come la mettiamo con Pinterest?
    Io mi iscrivo oggi. Poi vi so dire.
    Nessuna comunicazione può sostituire lo scambio interpersonale, la presenza, la stretta di mano, lo sguardo.
    Ma l’anatema verso i nuovi media e social forum… che c’azzecca?

  3. Maria Teresa e Maria Serena,
    Mi fanno piacere queste vostre testimonianze di “buona vita” in rete. Pensate un po’: domani faorò un intervento in un convegno dove si parlerà di scuola nell’era digitale. Non avete idea di quanti interventi (invitati) siano all’insegna del terrore per le attività che i giovani svolgono in rete. Proverò a dare un messaggio di ottimismo sperando di invertire la tendenza dominante di vedere ancora (anche in convegni di spessore) trattare la rete come un pericolo da controllare

  4. Caro Gianni, i ragazzi del mio corso universitario di Ca Foscari sono felici di stare dentro un gruppo (chiuso) su FB e di condividere tutte le risorse possibili li dentro 🙂

  5. Provo a suggerire uno slogan…
    “E’ bene conoscere la Rete, è meglio frequentarla e imparare a navigarne ogni singolo nodo; altrimenti se ne rimane impigliati, e si finisce … impagliati”
    e anche un altro
    “Loro smanettoni e noi? brontoloni?” (beh.. questa è stata censurata, volevo scrivere: ” pannoloni” ma era un po’ pesante)

  6. Parole sacrosante! questa sera, durante una presentazione pubblica di un libro, un folto gruppo di adulti, bibliotecari archivisti e intellettuali di varia natura, ha rabbrividito al pensiero di questi giovani che (cito testualmente) “non sanno più tenere in mano una penna!”.
    Per fortuna sanno tenere in mano le penne e smanettano in modo divino.

  7. Già, la penna… dimenticando che quell’espressione si usava metaforicamente, ossia per rilevare una specie di analfabetismo o allergia allo scrivere, mentre attualmente c’è un diluvio di comunicazione scritta, proprio grazie a blog,fB,tw ecc
    Il problema, allora, non è anche quello della qualità di questo che certamente, a mio avviso, è un NUOVO modo di scrivere.
    C’è molto da lavorare; la domanda potrebbe anche essere: lasciamo i mezzi di comunicazione online (compresi fB,tw ecc) agli smanettoni o ci poniamo il problema anche a scuola?
    Ovvio che per me la risposta è la seconda 🙂 a patto che i docenti se ne occupino e accettino di imparare e di formarsi anche su questo.

  8. Salve Gianfranco, ho commentato (d’impulso come al solito) e poi mi sono detta: forse qualcuno mi prenderà per una fanatica del digitale, identità molto lontana dal mio essere. Invece sono contenta di leggere che non è così.
    Molti di noi sono per la complessità e non per la semplificazione, per la diversità e non l’omologazione.
    Usare in modo intelligente. Usare e non venerare.
    Mi viene in mente la pedagogia della lumaca e il tuo bellissimo lavoro; e penso a un’immagine, quella di una la lumaca che vaga in un prato di città: alza i suoi cornini e vede una foresta di antenne, parabole satellitari, vede lampeggiare display… ma poi deve poter cercare e trovare la sua foglia e il suo pezzettino di terra, non sintetica e non digitale.

  9. Condivido Gianni, l’ottimismo (purtroppo il gioco di parole è facile) per la conoscenza della Rete e a questo proposito mi è venuta in mente la nuova esperienza web padovana di Volunia: motore di ricerca e sociale ancora in fase beta. E’ ancora un’occasione per scoprire come funziona e come si usa; vorrei scoprirlo stavolta io prima dei miei figli, capire meglio come la “genialità spiccia” e la curiosità muovono il loro mondo ….magari la curiosità diventa un motore anche per noi

  10. Maria Teresa, io sono ottimista riflessivo per quanto riguarda l’uso della rete. Volunia? Ne ho sentito parlare ora bene ora male … Io non lo ho ancora guardato (si può farlo?). La curiosità ci deve sempre accompagnare e dal quel che vedo nel vostro blog, mi pare non manchi. Grazie epr la visita ed il commento

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