Secondo il ministero e l’INVALSI, si. Senza alcun dubbio.
Secondo me, ci sono insegnanti inetti, come ci sono psicologi inetti, architetti inetti, falegnami inetti, idraulici inetti. Lo dico empiricamente, per esperienza diretta. Non saprei, però, dire se ci siano più in segnanti inetti di elettricisti inetti. Di certo un insegnante inetto fa più danni di un idraulico inetto.
Ma correlare in modo diretto le basse performance scolastiche degli studenti all’incompetenza dei loro insegnanti è, a dir poco, demenziale.
Le conclusioni cui perviene il ministero (vedi il recente decreto scuola) sono un’ulteriore prova della dannosità e dell’uso strumentale che si fa delle prove INVALSI, prove alle quali in tanti si sono giustamente opposti.
E’ certo che un bravo insegnante fa la differenza; è altrettanto vero che un insegnante inetto rovina il futuro di un giovane, ma correlare l’apprendimento (quale apprendimento?) alla didattica è un falso sotto tutti i punti di vista.
L’apprendimento che uno studente realizza (quantità e qualità) è il frutto di un insieme di fattori, tanto che in numerosi contesti la didattica, cioè lo spazio di responsabilità dell’insegnante, è una strada stretta, molto stretta, schiacciata tra regolamenti, organizzazione dei tempi e dei luoghi della didattica, curricoli demenziali, caratteristiche cognitive, psicologiche e contesti socio-culturali di provenienza degli studenti.
Questo approccio alle basse performance degli studenti è un’ulteriore prova di quanto sia dannoso avere un approccio semplicistico ad un problema complesso; e mi viene in mente un’affermazione, non ricordo fatta da chi,: “solo chi non conosce un problema è capace di trovare soluzioni semplici”.
L’idea che al Ministero dell’Istruzione non conoscano cosa significhi apprendere e come l’apprendimento si sviluppa, si attiva, si sostiene è davvero inquietante. E’ doloroso ammetterlo, ma spiega tante cose.
Le prove invalsi (mi rifiuto di faticare per pigiare il tasto delle maiuscole per ‘sta parola) sono un insulto rivolto agli insegnanti, alla pedagogia, alle richieste stesse del ministero che chiede di programmare in un modo (personalizzare, bisogni speciali, inclusione …) e poi verifica (oscenamente) in un altro e agli studenti.
Che il senso ultimo fosse quello di valutare gli insegnanti lo avevano capito anche i banchi della scuola primaria di Vaffanbagno! Comunque ora resto in trepida attesa, attendo con ansia quali attività (e con quali quattrini ) verranno programmate per gli insegnanti incapacity.
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La responsabilità se non imparano, secondo me, è divisa tra i vari ‘adulti’ che della loro educazione si dovrebbero occupare: genitori, insegnanti, educatori ecc. E’ indubbio che i primi responsabili sono i genitori, che dovrebbero ‘sentire’ come primaria l’importanza dell’educazione (anche scolastica) dei loro figli… se già loro non ritengono che sia importante ‘imparare’… non c’è insegnante che tenga… poi che ‘di certo un insegnante inetto fa più danni di un idraulico inetto’ è sicuramente vero… ha ragione Gianni: è un problema troppo complesso per risolverla (solo) con le invalsi… dopo che abbiamo valutato i docenti che facciamo? lasciamo a casa gli inetti? … ormai non mi aspetto grandi cambiamenti, sono troppi, troppi, troppi anni che si trascina questa situazione… mi spiace tantissimo e mi piange il cuore per tutti i bambini/ragazzi, perchè alla fine sono loro che ‘subiscono’ l’incapacità (e la mancanza di volontà) nel trovare soluzioni condivise e durature sulla nostra scuola.