Che c’azzecca Bartali? Pazienza … poche righe di lettura e tutto sarà chiaro….

GLI “ARGOMENTI”

Recentemente è circolata una notizia strampalata (dal punto di vista pedagogico): sostituire le “materie” con “argomenti”, suppongo come criterio di organizzazione dei curricoli.

Cosa siano gli “argomenti” non è dato a sapere; forse lo scopo dei proponenti (un sindacato dei dirigenti e delle “alte” professionalità della scuola) non è il miglioramento della didattica e per questo le implicazioni pedagogiche e didattiche sono irrilevanti.

Il mantra che supporta questa e altre “innovazioni” è che la scuola così come è non funziona, è vecchia, è tutta uno spreco, non fa il bene degli studenti, non li prepara al futuro. Insomma, alla Bartali, l’è tutto sbagliato …l’è tutto da rifare…

In realtà non c’è nulla di sbagliato, ci sono fisiologici adattamenti dei “contenuti” dell’istruzione ai cambiamenti  della società, dell’economia, del lavoro; c’è da capire cosa comporti, a distanza di anni, l’avvento della scuola di massa, ma ci sono anche le nuove sfide lanciate dall’avvento dei nuovi media, dalla globalizzazione della società e dell’economia, alle distorsioni del vivere sociale e il tutto conduce alle crescenti difficoltà di godere dei diritti di cittadinanza.

Sono tutte questioni che portano ad auspicare una scuola di qualità, una scuola che assicuri elevati livelli di istruzione, che sia inclusiva, che riduca le diseguaglianze, una scuola che rientri nel ruolo che la ha assegnato la Costituzione, una scuola che sia una delle Istituzioni di cui è dotato il Paese e di cui andare orgogliosi.

Parlare di abbandono delle “discipline” a favore degli “argomenti” (nuovamente, che sono?), molto probabilmente significa avere un’idea di scuola che non è proprio quella pensata dalla Costituzione per elevare lo status della persona, del cittadino, probabilmente siamo molto lontani dall’idea di scuola come comunità, probabilmente si pensa ad una scuola per le masse, una scuola che prepari i più non ad un futuro di cittadini capaci di godere dei propri diritti di cittadinanza e di poter puntare, almeno potenzialmente, a rientrare nelle élite culturali, sociali, politiche, professionali ma dei lavoratori di media qualificazione.

Ci sono molti segnali inquietanti, da ultimo quello della scuola degli “argomenti”, che l’obiettivo politico sia quello di puntare ad un’istruzione minima per tutti (in senso tecnico -professionale) e una più “intellettuale” per pochi.

In effetti, nel futuro, il lavoro sarà di bassa manovalanza tecnica (e poco pagata) per i più mentre le professioni di alto profilo e ben remunerate saranno per pochi.

La “scuola degli argomenti” come la “scuola delle competenze”  (al contrario della scuola per le persone competenti”) sono forme di scuola disegnate appositamente per formare quel profilo professionale: un lavoratore (più che una persona), formato (più che istruito) al fare (più che al pensare), ben disposto a delegare (più che ad assumere responsabilità in prima persona) e, soprattutto, a consumare (più che a realizzare sé stesso).

La nuova scuola degli “argomenti” (sempre che si riesca a chiarire di cosa si tratti, al momento accontentiamoci di dire che siano “altro” dei contenuti disciplinari) forse è la scuola per l’istruzione di massa, una scuola che non intende valorizzare la persona nella sua interezza e peculiarità partendo dal presupposto che nelle condizioni attuali è già un buon risultato se la scuola riesce ad assicurare un lavoro.

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