Roberto Didoni ha da poco dato vita ad un interessante integrazione di podcast e blog in uno didattico delle tecnologie. Nel suo “Suoni Poetici” scrive:

L’introduzione di Nuove Tecnologie nella scuola deve aiutare i docenti ad affrontare i problemi della didattica: promuovere e facilitare positive situazioni di insegnamento-apprendimento.
Questo avviene meglio se c’è un felice incontro tra le caratteristiche dello strumento tecnologico e la natura delle difficoltà di una specifica situazione didattica.
Proviamo ad applicare questa impostazione ad un caso concreto:
abbiamo, da un lato, il podcast, una risorsa tecnologica che valorizza l’oralità, e, dall’altro lato, una situazione didattica, l’insegnamento della poesia, che ne avrebbe un gran bisogno. Ecco trovato un felice incontro tra utilizzo delle tecnologie e problemi della didattica.
Da questa riflessione è nata l’iniziativa “suoni poetici”, un podcast per raccogliere e diffondere audiopoesie lette da docenti, da studenti, da artisti e da chiunque sia amante della peosia.

Bello didatticamente e bello esteticamente. Un vero piacere.

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2 pensiero su “Podcast e blog per "suoni poetici"”
  1. GM: grazie per i preziosi consigli come questo sui podcast e grazie per l’aggiornamento su quello che succede nel mondo delle TE (la tua sintesi delle giornate reggiane – a cui non ho potuto partecipare pur essendo del luogo – mi è tornata molto utile). Pur lavorando sistematicamente con Moodle, condivido le tue perplessità di fondo (oltre l’EL) e da tempo ho sposato la causa dell’EL senza LO. Solo un appunto veloce su un vezzo modaiolo che secondo me sta contagiando gli italici esperti di TE: quello – dopo aver pontificato per anni sulla necessità di curvare la prassi didattica verso il costruzionismo grazie ad un uso massiccio di tecnologie – di mettere ora in rilievo soprattutto i pericoli (sociopsicopedagogici) di un uso distorto delle TE. Mi riferisco, tanto per essere meno criptico, anche all’intervento di Calvani al “tuo” convegno di Bolzano. Che mi ha dato un po’ fastidio (pur essendo assolutamente condivisibile) in quanto puzza un po’ del capitano che, dopo aver portato – e non gratis! – la nave-scuola oltre le Colonne di Ercole, ed intuendo che la nave si sta incagliando fatalmente nelle sabbie mobili della palude statalizzata, anziché tentare di raddrizzare la rotta, cerca il modo più elegante per abbandonare la ciurma (che magari in questi anni ha remato fedelmente nella direzione da lui tracciata).
    Io credo che sia invece giunto il momento che intellighienza (Calvani & C.) e manovalanza (Agati e C.) si incontrino veramente su un terreno di concretezza per capire dove sta andando, dove andrà e dove dovrebbe andare la scuola italiana a proposito di TE perché dopo le ubriacature di fortic 1,2,3… e le attese messianiche che ancora si respirano nei convegni appositi ho la netta impressione che lo iato fra realtà istruzionistica (sempre più pavloniana) e predicazione costruzionistica sia sempre più ampio.

  2. Caro Mario,
    grazie per il tuo lucido commento su cosa sta succedendo nella scuola a proposito di tecnologie. Condivido molte delle tue affermazioni ed analisi (ho letto il tuo blog e commenterò anche lì). A proposito della concretezza che solleciti, soprattutto sul versante “università”, vedo anch’io una certa auto-referenzialità ed un limitato impatto. Non sono in grado di stimare se si tratti del classico “topolino”. Non ho numeri per farlo, ma potrebbe anche essere . Chi, come noi, si sporca le mani tutti i giorni con allevi ed insegnanti che, giustamente, non fanno atti di fede sulle nostre certezze metodologiche e strumentali, corre spesso il rischio di mancare di lucidità e di essere connivente con le “miserie” (leggi “vincoli”) di tutti i giorni. Una buona pratica riflessiva, come facciamo anche attraverso i nostri blog, oltre che con il supporto di buone letture, ci aiuta a non essere troppo conniventi con il nemico ed a spostare sempre più in alto l’asticella da superare.

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