Questo dovremmo essere obbligati (da una circolare ministeriale) a scrivere almeno cento volte, tutti noi docenti, allievi, esperti e, soprattutto, genitori, all’inizio del nuovo anno scolastico.
L’invito viene dall’autorevole penna (e pensiero) di Claudio Magris nel Corriere della Sera di oggi che, dalle pagine della sezione Cultura, stigmatizza quello che possiamo definire il malcostume – sport nazionale dello sparare addosso al povero insegnante che si permette di richiamare l’indifeso fanciullo perchè usa il telefonino in classe o di far scrive per 100 volte “sono un deficiente” al bullo di turno alla sua ennesima aggressione.
Consigli di istituto, psicologi, sociologi politici mobilitati ad esprimere solidarietà al pupo, a tutelarlo dal trauma della punizione.
Ed il povero insegnante? Sbattuto in prima pagina come il mostro del film di Bellocchio (1972).
Perchè? Per me, è la rappresentazione di una cultura che è la commistione di mammismo iper-protettivo, di voujerismo mass-mediatico, di esibizionismo istituzionale con la connivenza delle istituzioni scolastiche se sembrano cadute in una depressione senza ritorno tanto è la rassegnazione al non poter cambiare e tanto poca è l’energia per andare oltre l’ordinaria amministrazione (e, forse, un po’ di depressione ce la mette anche l’insegnante, no?).
Vi invito a leggere, quindi, il bell’articolo “Elogio del saper punire. Modesta proposta di una circolare ministeriale che riporti l’educazione (e i castighi) nelle scuole“.
Per un approccio psicodinamico alla tematica, vi invito a leggere Gustavo Pietropolli Charmet quando parla del “bambino speciale”, del “bambino messia”, in “I nuovi adolescenti” (vedi aNobii).
L’invito viene dall’autorevole penna (e pensiero) di Claudio Magris nel Corriere della Sera di oggi che, dalle pagine della sezione Cultura, stigmatizza quello che possiamo definire il malcostume – sport nazionale dello sparare addosso al povero insegnante che si permette di richiamare l’indifeso fanciullo perchè usa il telefonino in classe o di far scrive per 100 volte “sono un deficiente” al bullo di turno alla sua ennesima aggressione.
Consigli di istituto, psicologi, sociologi politici mobilitati ad esprimere solidarietà al pupo, a tutelarlo dal trauma della punizione.
Ed il povero insegnante? Sbattuto in prima pagina come il mostro del film di Bellocchio (1972).
Perchè? Per me, è la rappresentazione di una cultura che è la commistione di mammismo iper-protettivo, di voujerismo mass-mediatico, di esibizionismo istituzionale con la connivenza delle istituzioni scolastiche se sembrano cadute in una depressione senza ritorno tanto è la rassegnazione al non poter cambiare e tanto poca è l’energia per andare oltre l’ordinaria amministrazione (e, forse, un po’ di depressione ce la mette anche l’insegnante, no?).
Vi invito a leggere, quindi, il bell’articolo “Elogio del saper punire. Modesta proposta di una circolare ministeriale che riporti l’educazione (e i castighi) nelle scuole“.
Per un approccio psicodinamico alla tematica, vi invito a leggere Gustavo Pietropolli Charmet quando parla del “bambino speciale”, del “bambino messia”, in “I nuovi adolescenti” (vedi aNobii).
Ti è possibile linkare l’articolo in oggetto?
grazie.
a.giorni
L’ho letto in cartaceo. On-line non lo trovo. Per la questione del diritto d’autore non credo di poterlo scannerizzare e pubblicare !!!Sorry
Eccolo, trovato:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/05/Elogio_del_saper_punire.shtml
No comment!
Ciao
Grazie ha Gigi, che oltre ad avere più pazienza di me, ha anche molta più competenza, abbiamo l’accesso on-line al testo. Grazie Gigi