La rete è una cosa strana. Oppure no? Strana perchè in quanto luogo “altro” dal reale ti aspetteresti solo cose “altre” quando, invece, scopri che succedono proprio le stesse storie che trovi anche nella vita cosi detta “normale” .

Mariaserena  (Peterlin) è una di queste storie, tuttarete con un paio di incontri a tavola. Un incontro fortuito e fortunato, tante chiacchiere, tante idee comuni. Momenti fecondi, generativi, creativi, qualche granello di sabbia ad inceppare gli ingranaggi. Un grande progetto di rete sviluppato assieme (a lei ed a decine di altri amici e amiche) : il Manifesto degli Insegnanti in La scuola che funziona.

L’idea l’ha  lanciata lei, quasi per gioco. Io la raccolgo subito e con Antonio (una grande persona ma anche un incidente della rete), Cristina, Elena, Andreas e pochi altri all’inizio (saranno un centinaio, alla fine, le persone coinvolte), partiamo quasi per gioco e in tre mesi di lavoro tutto in rete, con uno scambio di un migliaio di post, nasce il Manifesto degli Insegnanti. Le ultime fasi di lavoro sono piuttosto tese; abbiamo tutti lavorato tantissimo (soprattutto Mariaserena,  Antonio, Andreas), siamo stanchi, c’è molta tensione, ci si impunta su dettagli, si scoprono differenze … ma alla fine il prodotto è fatto ed è davvero un gran bel prodotto. Ci si scontra sulle parole, sui colori, sul passato e sul futuro confondendo il futuro con il passato.

Si va a Venezia tutti orgogliosi del bel lavoro; a Venezia ci si vuole bene ma …. Ma, non tutte le ciambelle riescono con il buco. E si scopre che c’è rete e rete, che c’è rete sana e rete malata. Con Antono scoppia un conflitto aspro per affermazioni singolari sulle ragioni del (suo) stare in rete. Volano parole grosse … io non leggo più le sue mail; l’ultima è ancora chiusa e credo non la aprirò.

Io non sono un santo e qualche parola di troppo (per chi la riceve) crea malessere. Mariaserena se ne va per la sua strada portandosi dietro tutto il suo fagotto di pensieri, di idee, di proposte … una grande perdita per me e per il network. Nel network si sente il peso dell’assenza del suo pensiero lucido, del suo continuo sfornare idee, temi di discussione, del suo indefesso e disinteressato lavoro.

Certo, il network è fatto di 1000 e più teste ed il lavoro procede con idee, proposte che prendono corpo e si trasformano in progetti e con altre idee che tali rimangono … in rete come nella vita.

Mariaserena, dunque …. passa il tempo ma le idee forti, le condivisioni, le comuni passioni ci fanno ri-trovare.

Tanti arcani si disvelano, tante nubi si diradano … si comincia  a capire. E a conoscere le persone. La loro passione e la loro ambizione. Si comincia a capire chi gioca pulito e chi gioca sporco. Si prendono le misure e (come nella vita vera) si danno i voti, si mettono da una parte i buoni e dall’altra i cattivi ….

Mi rendo conto che anche la rete può fare danni, che anche in rete si manipola e si è manipolati. Che anche in rete si può essere forti ma si può essere anche deboli.

Oggi, con sopresa e piacere immensi vedo che Mariaserena riprende a scrivere del Manifesto riconciliandosi, credo, un suo scampolo di storia personale e professionale.

Quando vedo apparire su Web il logo del Manifesto degli insegnanti e l’invito a firmarlo penso sempre a tutto il fervore che ha generato la nascita e l’esordio di questo documento che va alla ricerca, scopre ed afferma una identità aggiornata della professione docente.

Se è vero che c’è sempre un inizio per tutte le cose, è anche vero che è difficile separare l’inizio ufficiale di un progetto dalla sua ideazione.

E certamente, a mio avviso, il progetto-Manifesto ha rappresentato e rappresenta un’avventura non semplice e non troppo conformista.

Nel momento in cui è stato concepito facevo parte del grande Ning LSCF (La Scuola Che Funziona) una cittadella, non fortificata, di insegnanti di ogni ordine di scuola e di formatori e esperti di comunicazione, web e pratiche di apprendimento, con un nocchiero al timone e pronto non solo a consultare e decifrare le carte, ma anche a cogliere i segnali del tempo e dell’aria che tira.

L’idea del Manifesto non si può dire abbia un’identità personale, né potrebbe averla avuta e motivo è semplice.

Il Manifesto ha avuto dei redattori, ma i redattori senza il coro di tutti i docenti non avrebbero avuto nessun motivo per redigerlo; il coro di docenti senza alcuni progettisti o coordinatori che ne raccogliesse le voci non avrebbe avuto una sua, seppur complessa, armonia; se questi progettisti e coordinatori non fossero stati presenti nel Ning non avrebbero avuto motivo di ascoltare il coro dei docenti e, infine, se la Scuola (nel suo insieme) non fosse una istituzione che sta a cuore a tutti, compresi quelli che, presi dalla sindrome odi et amo vorrebbero raderla al suolo per ricostruirla del tutto diversa) non ci sarebbe stata LSCF.

Dunque è LSCF che ha dato il la al Manifesto e senza quel la, o input come si direbbe adesso, la nave non sarebbe salpata.

“Tutto è perfettibile, la scuola stessa vive una fase in cui molti operatori e famiglie si interrogano non senza sgomento sul futuro; si parla forse molto di teorie e pratiche di insegnamento e troppo poco di apprendimento e cambiamento. Il Manifesto può, tuttavia, rappresentare un traguardo, ma anche essere, con altrettanta credibilità, un punto di partenza. (Ed auguro a LSCF che lo sia.)”

Mariaserena ricorda la genesi del progetto e restituisce verità “storica” agli accadimenti e questa è, per me, l’occasione per fare un po’ di chiarezza.

Chissà che non sia la ripresa di un cammino comune nonostante le ferite, alcune delle quali rimarginate dal tempo……

Tutto è nato in rete, tutto continua in rete …..

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3 pensiero su “Mariaserena e il Manifesto (degli insegnanti)”
  1. Il mio commento al post."E' vero,Gianni, scrivere e parlare del Manifesto mi riconcilia con un mio scampolo di storia personale e professionale e mi restituisce un’esperienza che ho vissuto con reale partecipazione. Sono felice di dire che la cosa mi mette anche allegria.Tu giustamente osservi che la rete non è poi così diversa dalla vita; è proprio così, infatti come nella vita accade che ci siano fasi complesse, ma che prevalga la volontà di capire e fare luce (e questa è una grande ricchezza) affinché non solo le prospettive, "ma le idee forti, le condivisioni, le comuni passioni" prevalgano su ogni ambizione o affermazione personale.E siamo al punto. Tu ti addebiti qualche eventuale parola di troppo per chi le ascolta, io, da parte mia, mi addebito il non aver cercato un confronto diretto e immediato su quelle parole. Ammetterlo è saggezza. Infatti hanno prevalso e prevalgono, evviva! sia la ragione, sia la condivisione di una battaglia fondamentale per la formazione dei giovani, l’istruzione, l’educazione e la scuola. Prevale la convinzione, comune io penso, che le menti che ragionano e condividono idee e prospettive così importanti non possono farne un personale “cavallo di battaglia” né devono rinchiudersi, ma piuttosto aprirsi al confronto.Per buttarla sul mito (i miti ci soccorrono con le loro immagini potenti e suggestive, e ci infondono visioni emozionanti) non abbiamo bisogno dei guerrieri iracondi come Achille né di astuti Ulisse in cerca di avventure, ma di cuori costanti e generosi come quelli di Aiace ed Enea, o della costanza ragionevole di Penelope.Mi rimetto dunque al mio solito telaio cercando nuove figure e colori, ma spero fortemente che ogni eventuale “ulisside” in circolazione vada a far danno altrove. "

  2. Il mio commento al post."E' vero,Gianni, scrivere e parlare del Manifesto mi riconcilia con un mio scampolo di storia personale e professionale e mi restituisce un’esperienza che ho vissuto con reale partecipazione.​ Sono felice di dire che la cosa mi mette anche allegria.Tu giustamente osservi che la rete non è poi così diversa dalla vita; è proprio così, infatti come nella vita accade che ci siano fasi complesse, ma che prevalga la volontà di capire e fare luce (e questa è una grande ricchezza) affinché non solo le prospettive, "ma le idee forti, le condivisioni, le comuni passioni" prevalgano su ogni ambizione o affermazione personale.E siamo al punto. Tu ti addebiti qualche eventuale parola di troppo per chi le ascolta, io, da parte mia, mi addebito il non aver cercato un confronto diretto e immediato su quelle parole. Ammetterlo è saggezza. Infatti hanno prevalso e prevalgono, evviva! sia la ragione, sia la condivisione di una battaglia fondamentale per la formazione dei giovani, l’istruzione, l’educazione e la scuola. Prevale la convinzione, comune io penso, che le menti che ragionano e condividono idee e prospettive così importanti non possono farne un personale “cavallo di battaglia” né devono rinchiudersi, ma piuttosto aprirsi al confronto.Per buttarla sul mito (i miti ci soccorrono con le loro immagini potenti e suggestive, e ci infondono visioni emozionanti) non abbiamo bisogno dei guerrieri iracondi come Achille né di astuti Ulisse in cerca di avventure, ma di cuori costanti e generosi come quelli di Aiace ed Enea, o della costanza ragionevole di Penelope.Mi rimetto dunque al mio solito telaio cercando nuove figure e colori, ma spero fortemente che ogni eventuale “ulisside” in circolazione vada a far danno altrove. "

  3. E’ vero,Gianni, scrivere e parlare del Manifesto mi riconcilia con un mio scampolo di storia personale e professionale e mi restituisce un’esperienza che ho vissuto con reale partecipazione. Sono felice di dire che la cosa mi mette anche allegria.
    Tu giustamente osservi che la rete non è poi così diversa dalla vita; è proprio così, infatti come nella vita accade che ci siano fasi complesse, ma che prevalga la volontà di capire e fare luce (e questa è una grande ricchezza) affinché non solo le prospettive, “ma le idee forti, le condivisioni, le comuni passioni” prevalgano su ogni ambizione o affermazione personale.
    E siamo al punto.
    Tu ti addebiti qualche eventuale parola di troppo per chi le ascolta, io, da parte mia, mi addebito il non aver cercato un confronto diretto e immediato su quelle parole. Ammetterlo è saggezza. Infatti hanno prevalso e prevalgono, evviva! sia la ragione, sia la condivisione di una battaglia fondamentale per la formazione dei giovani, l’istruzione, l’educazione e la scuola. Prevale la convinzione, comune io penso, che le menti che ragionano e condividono idee e prospettive così importanti non possono farne un personale “cavallo di battaglia” né devono rinchiudersi, ma piuttosto aprirsi al confronto.
    Per buttarla sul mito (i miti ci soccorrono con le loro immagini potenti e suggestive, e ci infondono visioni emozionanti) non abbiamo bisogno dei guerrieri iracondi come Achille né di astuti Ulisse in cerca di avventure, ma di cuori costanti e generosi come quelli di Aiace ed Enea, o della costanza ragionevole di Penelope.
    Mi rimetto dunque al mio solito telaio cercando nuove figure e colori, ma spero fortemente che ogni eventuale “ulisside” in circolazione vada a far danno altrove.

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