La didattica a distanza non è innovazione e non è una questione digitale

Per la verità nessun tipo di didattica è una questione digitale. La didattica ha sempre a che fare con i meccanismi dell’apprendimento e con le loro determinanti cognitive, emozionali e sociali che sono di ordine generale e individuale. Farne una questione digitale significa assumere il focus errato e fallire ogni forma di intervento migliorativo della didattica stessa.

Il digitale è certamente una risorsa importante per la scuola ma la scuola non ruota attorno al digitale: non esiste la scuola digitale, non esiste la didattica digitale come non esiste l’insegnante digitale, esistono scuola e didattica dove insegnanti e studenti usano anche il digitale quando è utile per supportare attività di apprendimento o per curvare in alcune occasioni e in direzione digitale alcune discipline.

La didattica a distanza come la stiamo conoscendo in questo periodo e per come è stata attivata, non è neppure “innovazione” perché non migliora né insegnamento e neppure apprendimento ma è una forma empirica di didattica, non pensata nelle sue implicazioni metodologiche, tecnologiche e organizzative, non preparata dal punto di vista didattico, sguarnita di specifiche competenze tanto dal lato degli insegnanti che da quello degli studenti e delle loro famiglie. La didattica a distanza è una didattica precaria, ma accettata da tutti per essere la sola risposta possibile all’emergenza sanitaria.

Questa didattica a distanza non può neppure essere migliorata e portata ai livelli di efficacia della didattica in presenza perché, è nella storia più che centenaria dell’insegnamento a distanza, la DISTANZA fisica è una barriera alla relazione educativa che può essere solo attenuata con metodi e strumenti tecnici appropriati ma mai annullata.

A prescindere dall’inevitabile panico iniziale e dall’aver tutti lavorato per tentativi ed errori, questa forma di scuola si è rivelata essere nella stragrande maggioranza dei casi intrinsecamente caratterizzata da una didattica che crea esclusione, che non offre a tutti gli studenti le stesse opportunità;  è una didattica di limitata efficienza ed efficacia, che richiede un enorme sforzo organizzativo e didattico con ingente impiego di tempo tanto per gli insegnati che per le famiglie; è una didattica in cui le famiglie stanno rivestendo un ruolo essenziale tanto perché chiamate a svolgere una singolare funzione didattica che per dover mettere a disposizione tempo, risorse tecniche e logistiche proprie perché la scuola possa conseguire i suoi scopi.

Le criticità della didattica a distanza

Quella che conosciamo come “didattica a distanza”, cioè destinata a studenti del primo e del secondo ciclo d’istruzione, è una didattica che potremo definire “sperimentale”, una didattica dei tentativi, degli errori e degli aggiustamenti, della buona volontà … perché non esistono precedenti storici che ci abbiano consegnato un insieme di conoscenze e di strumenti per come procedere puntando ad un minimo di efficacia; è una didattica per la quale è stato possibile attingere alle conoscenze sviluppate in quasi 150 di “formazione a distanza” (più recentemente conosciuta come “e-learning”) ed è caratterizzata da una metodologia empirica sviluppata “in situazione”, con mestiere e consistente sforzo creativo fatto dagli insegnanti per calare le pratiche d’aula nella distanza, con risultati a volte soddisfacenti e altre meno.

Indipendentemente da cosa si possa intendere per “buona” didattica, va rilevato che tanto chi ha ottenuto buoni risultati che chi li ha ottenuti cattivi, ha usando le stesse tecnologie (piattaforme, videoconferenza, mail, condivisione file, chat, forum …), segno che la differenza non la ha fatta la tecnologia ma il repertorio di strumenti didattici a disposizione del docente, la sua capacità di contestualizzarli e personalizzarli, la capacità di stabilire una relazione efficace, di monitorare il processo e di ricalibrarlo, in poche parole, la differenza la ha fatta la competenza didattica.

Ciò di cui più spesso si è sentita la mancanza è proprio l’essenza della didattica, la “relazione” educativa tra insegnante e studenti e tra gli studenti stessi: presenza e guida didattica che non sempre è stato possibile ricostruire nella distanza nonostante la disponibilità dell’infrastruttura tecnologica che ha assicurato efficienza al sistema attraverso un buon canale di comunicazione e piattaforme operative.

La criticità del ristabilimento dell’intersoggettività insegnante – studente interrotta dalla distanza spaziale e temporale tra i due soggetti ha sempre caratterizzato la formazione in condizioni di distanza ed è l’aspetto sul quale studiosi ed operatori si sono impegnati per far sentire il meno possibile il gap rappresentato dalla non simultaneità e compresenza  degli atti dell’insegnamento e dell’apprendimento senza mai riuscire, nonostante la crescente disponibilità di mezzi tecnici facilitatori, a creare nella distanza la stessa efficienza ed efficacia della didattica in presenza. Proprio per questa ragione l’insegnamento a distanza pur essendosi sviluppato negli anni come apprezzabile modello didattico è, nei fatti, un’opzione di seconda scelta, pur rappresentando una valida alternativa nelle situazioni in cui la didattica in presenza non è possibile (distanziamento sociale, geografico, impedimenti fisici …).

Didattica dell’emergenza, didattica di nicchia

La didattica a distanza deve quel poco di qualità che riesce ad esprimere a quanto è stato fatto in precedenza a scuola, tanto che senza quella fase di attività in presenza la didattica a distanza non avrebbe prodotto alcun risultato.  La didattica dell’emergenza si alimenta, infatti, nella relazione, nella conoscenza reciproca, nella condivisione di metodi di lavoro che si sono costruiti nel precedente periodo di didattica in presenza e le sue stesse carenze potranno essere recuperate con il ritorno alla didattica in presenza: la didattica a distanza come modalità ordinaria ed esclusiva di scuola non è tecnicamente possibile e, anche come modalità eccezionale, presenta, come abbiamo già visto, non pochi limiti.

Insegnamento e apprendimento a distanza sono sempre state modalità didattiche di nicchia di cui hanno beneficiato persone in grado di gestire in autonomia il proprio processo di apprendimento, persone dotate di capacità di organizzare il proprio tempo, di usare strategie cognitive e organizzative per raggiungere gli obiettivi assunti, di auto monitorare il percorso, di intervenire per ricalibrare l’azione. La didattica a distanza può funzionare, limitatamente, solo con studenti e studentesse con un buon livello di maturità cognitiva e psicologica.

Didattica a distanza, una questione pedagogica e didattica

Se la didattica a distanza non è una questione digitale, oltre a essere una questione di equità, è essenzialmente una questione pedagogica e didattica. Se si assumere un’idea di scuola fondata sulla relazione educativa si deve riconoscere che  solo la presenza fisica crea le condizioni per cui tale relazione si esplichi in tutte le sue potenzialità: collaborazione, cooperazione, aiuto reciproco, contaminazione, sollecitazione cognitiva, provocazione, monitoraggio stretto del processo, raccolta di indizi, fornitura di feedback, scambi in tempo reale, in poche parole, la presenza fisica consente di attivare una didattica focalizzata sulle persone , che sta sul processo di apprendimento e che sa valorizzare ogni possibilità che si crea.

Scuola, didattica, apprendimento sono conversazione e azione e queste dinamiche possono dispiegarsi al meglio nella presenza fisica.

Apprendimento è, però, anche rallentamento, sospensione dell’azione, riflessione: è il momento dell’appropriazione della nuova conoscenza, dell’integrazione con quanto già si conosce, della costituzione di significato personale. Questo processo personale, essenziale per l’apprendimento, può avvenire anche nella distanza.

Una calibrata e intelligente integrazione di conversazione e rallentamento può generare uno spazio di senso pedagogico e didattico per la didattica a distanza

vOgni altra configurazione del setting didattico rappresenta un’opzione di rincalzo, un surrogato di scuola, utilizzabile solo quando l’opzione principale non è agibile e il poco può essere preferito al niente.

Pubblicato su Tutta un’altra scuola il 27 maggio 2020

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