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A partire con la lancia in resta è La Repubblica che con questo articolo lancia un anatema contro le 220 e scuole del mezzogiorno che hanno sdegnosamente rifiutato il regalo del GARR, un consorzio universitario  che la scopo di fornire alle università italiane una connessione super veloce per le loro attività: l’accesso ad internet ad una velocità 1000 volte superiore alla più potente ADSL esistente.

Le scuola  (220 su 260) hanno hanno rifiutato? Ecco un’ulteriore prova dell’ arretratezza  della scuola italiana che non vuol proprio entrare nel futuro!

All’anatema di Repubblica si sono presto affiancati tanti “innovatori” viscerali bollando il fatto come un’ulteriore macchia nel già lordo vestitino della nostra scuola. Questi moralizzatori della prima ora hanno addirittura pubblicato l’elenco delle 220 scuole colpevoli di tanta miseria: che l’intero mondo sappia nome e cognome delle scuole, e per esse i loro dirigenti, che hanno scelto di vivere nel passato.

Grattando un po’ sotto questa carità pelosa si scoprono un paio di cose:

  1. Se non si fa connessione e i soldi non vengono spesi (pare 6 milioni di euro), il finanziamento va restituito. Tutti sanno cosa ci sia dietro il mancato utilizzo di un  finanziamento tanto ricco: mancate commesse alle industrie, mancate consulenze, mancati extra a tanti “studiosi” …. Una vera e propria tragedia (per i potenziali beneficiari di tanto ben di dio). Ecco scattare l’allarme; ecco la disperazione del signor Valente, “pioniere di internet” ed eroe per una notte;
  2. La connessione non è gratis come tutti i titoli di giornale hanno sbandierato: ogni scuola avrebbe dovuto pagare la modica somma di 3.000 (tre mila) per 5 anni come canone di manutenzione. Un  affarone, insomma . Dimenticando che per tante scuole 3.000 non sono pochi e per parecchie sono davvero impossibili da trovare dovendo elemosinare ogni mese i soldi per la manutenzione ordinaria e per la carta igienica.

Posso anche capire che quando si parla male della scuola il più delle volte si colpisca nel segno e che questa notizia sia parsa subito vera ed credibile ma, una volta tanto non lo è.

Lo “scandalo” è solo frutto del pre-giudizio su cui si fonda ogni analisi sullo stato della scuola italiana.

Morale della favola: quando si parla di scuola ci si documenti prima di sparare cavolate e si smetta di fare retorica dell’innovazione per fare bella figura a poco prezzo.

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