stravaganza2

Giusto per un chiarimento concettuale.

Si, deve essere proprio così, una stravagante idea di apprendimento quella che, implicitamente o esplicitamente, sottostà a certe visioni/idee a proposito di  e-learning, di LO, di SCORM, di tracciatura, di LIM e porta ad associare tutto questo ai processi di apprendimento, li considera attivatori di apprendimento, potenziatori dell’apprendimento.

Non mi spiego altrimenti tanto ottimismo e fiducia in questi strumenti.

Quelli, sono strumenti che hanno a che fare con il trattamento di informazioni (e su questo nulla da dire, convengo), con la loro organizzazione formale, con la loro rappresentazione e visualizzazione.

Ma non hanno nulla a che fare con l’apprendimento e con la conoscenza.

Credo ci sia, anche, una certa confusione tra  “informazione” e  “conoscenza” ritenendoli due significanti per uno stesso significato (Saussure ripreso, se non erro, anche da McLuhan).

Mi aiuto con una analogia: le informazioni sono oggetti, le conoscenze sono strumenti.

Un oggetto è una entità che ha una sua valenza neutra (non di “oggettiva” perché così non è) ma, per questo, ancora non ha nessun significato, nessuna utilità per me. Solo quando questo oggetto avrà assunto un significato per me, quando saprò cosa farne, come, saprò quando e perché usarlo, diventerà finalmente uno strumento nelle mie mani.

Fintanto che le informazioni non si saranno trasformate in conoscenze saranno sempre entità esterne (ed inutili) a me.

Possiamo, quindi, vedere l’apprendimento come quel processo di trasformazione delle informazioni in conoscenze. Come un processo di attribuzione di senso, di significato.

L’apprendimento si verifica attraverso il pensiero, attraverso una attività mentale, cognitiva. L’insegnamento, in questa prospettiva, dovrebbe escogitare, attivare e sostenere adeguate strategie di pensiero (o cognitive) perché l’apprendimento abbia luogo.

Associato a questa visione dell’apprendimento è il concetto di Conceptual Knolwledge o Knowledge in Action – conoscenza che mi serve per fare qualcosa.

L’apprendimento, che potremo chiamare anche apprendimento significativo, è l’opposto della memorizzazione.

Questa visione (costruttivista) dell’apprendimento non è un mero esercizio di stile ma è strettamente correlato con ciò che ci aspettiamo dalla scuola, dall’educazione, dalla formazione.

Ci aspettiamo che le persone sappiano ripetere informazioni o sappiano fare qualcosa con quelle informazioni? Quest’ultimo è, ad esempio, l’approccio PISA o quello della “competenza”.

Molta scuola e formazione si accontenta di trasmettere informazioni e di farle memorizzare. Forse, anche, per ragioni di economicità: costa certamente meno tempo e meno fatica (per chi insegna e per chi apprende).

Jonassen ci ricorda che nella vita siamo pagati per risolvere problemi e non per ripetere informazioni.

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5 pensiero su “Stravaganze”
  1. Nella vita troppo spesso siamo pagati per risolvere problemi non nostri, che non condividiamo e che magari riteniamo sbagliati e di cui, oltretutto, non abbiamo una conoscenza approfondita. Un po’ come nella scuola si ricevono risposte a domande mai poste.

    Avere informazioni come strumenti per risolvere i problemi non è di per sè una garanzia di reale competenza, se con questo sintagma intendiamo l’agire consapevole. Troppo spesso con competenza si intende la capacità di fare, contro la capacità di agire.

    E’ vero che quegli strumenti di cui parli non hanno molto a che vedere con l’apprendimento, almeno non più dei libri, delle lavagne tradizionali e del gessetto, ma temo che dietro questo problema se ne nasconda un altro più serio. Un problema pedagogico.

    Intendo dire questo: oggi, per una serie di motivi che non provo neppure ad elencare, una lunga serie di professionisti provenienti dalle esperienze più disparate si trovano a recitare un ruolo di “addetti ai lavori” nel campo dell’educazione, e ciò a pieno titolo. La pedagogia, così, non riesce ad abbracciare tutto lo scibile che un tempo era il suo esclusivo campo di indagine. Insomma non è possibile dominare tutto il campo educativo con un pensiero pedagogico esaustivo e forse non è più neppure auspicabile. La funzione educativa già da tempo è emigrata dalle scuole e si sono imposte altre forme di apprendimento obbligatorio nella nostra società, anche quando l’obbligo non è più istituito per legge (Ivan Illich).

    Prendersela con chi esalta il ruolo delle varie tecnologie ha senso e condivido (da molto tempo :-)) le tue riflessioni, ma non vorrei che il nostro atteggiamento somigliasse a quello di chi, di fronte allo straripare di un fiume, se la prende col fiume piuttosto che con l’inadeguatezza degli argini.

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