Non posso esimermi dal prendere posizione contro l’ennesimo frutto del pensiero approssimativo. Di quel pensiero tanto banale, tanto superficiale, tanto semplicistico da portare a dire tutto e il contario di tutto, così, per la semplice ragione che una persona è in grado di articolare due parole o con la voce o con uno scritto.

Lo spunto è, ovviamente, l’articolone di Repubblica di ieri in cui si enfatizza il potere malefico della presenza del pc e di internet in aula. Succede, secondo l’articolista, sempre più spesso negli States che singoli insegnanti e intere scuole e università proibiscano ai loro studenti l’uso del pc (collegato a internet) in aula in quanto il danno che questa abbinata produce è decisamente superiore al beneficio che apporta.

Il pc ed il suo collegamento a internet è motivo di distrazione: gli studenti invece di prendere appunti, invece di stare ad ascoltare il professore che parla, preferiscono scaricare la posta, leggere il giornale, chattare, gironzolare su Facebook … Il pc venne definito “una scocciatura attraente” da tale David Cole, professore di Legge alla Georgetown University che diede via all’esperimento proibizionista nel lontano 2007 seguito presto da altri colleghi. Ecco cosa dicono ….

Una decisione radicale motivata dal “Web delle distrazioni“, come racconta il Washington Post. ….  ma sono sempre di più quei docenti che non lo vogliono in classe perché lo accusano di scoraggiare le discussioni e di aver reso gli studenti degli “stenografi incoscienti” o di distrarre non soltanto chi lo usa per navigare e non per prendere appunti ma anche i compagni di banco.

E ancora

Il professor Cole vanta a suo favore un sondaggio condotto in forma anonima dopo sei settimane dalla messa al bando del pc: quasi la totalità degli studenti ammetteva di essere stato più coinvolto nelle discussioni in classe, il 95% di “aver usato in passato il computer per scopi diversi dal prendere appunti”. E se all’inizio questa misura ha incontrato l’ostilità degli studenti (nel 2006, ad esempio, quelli della University of Menphis si rivolsero all’American Bar Association), ora anche loro fanno meno resistenze.

A questo punto vorrei fare alcune considerazioni:

  1. Quanto successo era facilmente prevedibile. Io l’ho sempre detto: buttare le tecnologie in un’aula scolastica senza un pensiero didattico dietro a governare questo evento rivoluzionario non sarebbe servito a niente. Anzi .. un pessimo  servizio fatto alle tecnologie stesse
  2. Non ho mai capito perchè le tecnologie avrebbero dovuto migliorare l’apprendimento per il solo fatto di essere qualcosa di “nuovo”, di “innovativo”. Sono altre le cose a migliorare l’apprendimento creandone le condizioni più propizie. Ma fa sempre comodo attribuire poteri magici a qualcosa o a qualcuno salvo poi attribuirci, con la stessa supeficialità,  poteri diabolici
  3. Usare il pc per prendere appunti che, pare, fosse la ragione principale per cui era stato introdotto (non   caso quegli studenti sono stati definiti “stenografi incoscenti”) , mi pare semplicemente demenziale. Questo è certamente un uso legittimo e utile, ma estremamente “povero”. Sono ben altre le attività di apprendimento che potrebbero e dovrebbero essere svolte per far esprimere al pc collegato a internet un elevato valore aggiunto lungo tutto il “ciclo di produzione” dell’apprendimento.
  4. Se, poi, gli studenti preferiscono fare altro che stare a prendere appunti o ad ascoltare il professore di turno che parla, la colpa non è – ovviamente – del computer ma della scuola  e di chi insegna. Chi di noi proverebbe piacere nel fare cose prive di significato? Solo qualche masochista …
  5. Il computer, come qualsiasi altro strumento può essere potenziale sorgente di distrazione. Per questo motivo anche per l’uso del pc a scuola va fatta una adeguata “formazione”; vanno definite o, meglio, negoziate, regole d’uso e queste regole vanno rispettate e fatte rispettare. Come tutte le regole. Ci sono momenti in cui il pc serve per lo svolgimento di attività ed in quei momenti il pc si tiene aperto; ci sono momenti in cui non serve perchè si sta svolgendo un’attività che non necessita ne del pc ne del collegamento a internet, e il pc si chiude. Il coperchio deve essere abbassato .

Quello che mi sono sempre augurato è che l’introduzione delle tecnologie  a scuola sia un processo consapevole, motivato, riflettuto, preparato e gestito.

Per me l’introduzione delle tecnologie a scuola è un evento di straordinaria importanza per la scuola; un’autentica rivoluzione.

Approcci selvaggi, come l’innondazione di LIM, non solo non portano ad alcun risultato (sarebbe già una buona cose che potesse valere il detto calcistico “primo, non prenderle”), ma creano danni irreparabili tanto all’immagine delle tecnologie in ambito scolastico che alla speranza di miglioramento della scuola.

Ovvio che approcci selvaggi, fatti da sprovveduti, motivati da una visione ingenua dei processi di cambiamento, sostenuti da una visione acritica delle tecnologie non possono che portare agli effetti che vediamo.

Vedi l’articolo di Repubblica, vedi altro articolo segnalato da Antonio Fini nel suo blog e datato 2007,  vedi la ribellione di un insegnante alle LIM ….

E, di articoli come questi,  speriamo di non doverne vedere tanti altri ancora

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3 pensiero su “Vade retro, Satana …con il tuo laptop”
  1. In questi giorni sono impegnata a dare una mano in un corso e-learning all’UniTuscia e ho appena scritto nel forum deputato che (copioincollo):
    Io penso che le case editrici dovrebbero, in questa particolare momento – credo che non ne abbiano mai vissuto uno analogo – essere più che mai portatrici culturali: si scopre che un mercato, considerato fino a ieri più che saturo, è in realtà un mercato vergine, bisognerebbe dunque, prima di pensare a piazzare nelle scuole paletti commerciali, iniziare a creare CON le scuole paletti culturali.
    Segnalerò al più presto ai corsisti un paio di tuoi post che affondano la lama dove si deve.

  2. condivido.

    un altro dei grandi problemi è che siamo ancora noi a parlare delle cretinate pubblicate da Repubblica e non Repubblica a parlare delle nostre ben più acute riflessioni.

    tanta strada c’è ancora da fare.

  3. ci hanno sbattuto in aule di informatica …con poche competenze sotto tutti i punti di vista…ANCHE PEDAGOGICHE …MI ci metto pure io …fatico a dire ai bambini che il pc non si usa solo per disegnare …ma c’è anche internet dal quale si possono ricavare informazioni e interagire ..collaborare …è una dura battaglia …che vinco io ..con la mia autorità…finchè loro non capiranno e sentiranno che è così…che il pc e internet sono degli strumenti uno dei tanti da utilizzare ai fini formativi…e non solo per svago…

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