Predichiamo costruttivismo e razzoliamo istruzionismo

Perché tanto istruzionismo/comportamentismo nelle nostre pratiche didattiche?

Al di là di una certa furbizia e di una certa ignoranza, la vera ragione, quella su cui concentrare l’attenzione è da ricercare nelle “teorie personali” (o “implicite”) che governano il nostro umano comportamento.

Nella vita reale noi agiamo guidati dalle nostre credenze sulle regole che governano il mondo, dai domini della fisica e quelli delle regole sociali.

L’apprendimento, non sfugge a questa regola.

Quando progettiamo una intervento educativo, quando lo realizziamo, quando lo valutiamo, quando disegniamo sistemi educativi (se siamo politici), siamo guidati, lo vogliamo o no, in modo consapevole o – prevalentemente – inconsapevole, dalle nostre convinzioni (= teorie) su

  • cosa sia l’apprendimento,
  • come si generi,
  • come possiamo, noi insegnanti, agire per promuoverlo e sostenerlo.

Anni si scuola “istruzionista”, per un lungo periodo come “utenti” e, successivamente, come “fornitori”, hanno modellato le nostre teorie implicite e guidano, oggi, il nostro comportamento.

Insegniamo in un certo modo, spesso, non sulla basse di una scelta tra teorie epistemologiche o tecniche didattiche, ma perché …. non può essere che così.

Le nostre epistemological beliefs fanno si che non ci sia alcuna scelta didattica e che si agisca in modo automatico.

Come primo passo verso un cambiamento, credo sia necessario “sfidare” queste epistemological beliefs, portarle dal livello implicito a quello esplicito, valutarle nel confronto con evidenze ed altre posizioni e, se convinti, poter finalmente compiere una scelta pedagogica e didattica, magari confermando le nostre posizioni comportamentistiche che, come già detto, non sono nulla di peccaminoso o di serie B.

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3 pensiero su “Pane al pane, vino al vino (2). Le “teorie personali””
  1. Il problema è: siamo in grado di gestire un approccio metacognitivo che ci permetta di riconoscere i nostri “habits” istruzionisti o costruttivisti?
    E’ difficile, spesso ci vuole un cecking esterno per rendersene conto. Ma già tenere un blog didattico può aiutare a riflettere anche grazie ai feed-back.

    Corrado Petrucco

  2. Certo, un checking esterno può essere utile ma anche una più semplice discussione guidata tendente a scatenare una dissonanza cognitiva tra le proprie credenze (su come si apprende)e le evidenze (di come e quando si apprende e come non si apprende)potrebbe portare a qualche consapevolezza in più.

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