brico2Ritorno sul luogo del delitto dopo essere entrato in Facebook in un gruppo (di studenti, immagino) dell’emblematico titolo “Quelli che il prof: avete capito? Siii”. Il tono dei “contributi” va dal dileggio (con nomi) all’ironia. Il senso è: ma perchè, prof, ci fa sto c… di domanda? Ovvio che le rispondiamo di si, altrimenti sai che pizza dover riascoltarte nuovamente la tua recita? Altra tipologia: “come non ho ascoltato non rispondo”; oppure: ” io non riesco a starlo/a ad ascoltare per ore”; oppure “dico di si ma poi all’interrogazione scena muta”.

Un bel campionario di autorevoli (lo dico seriamente) pareri che quasi quasi utilizzerò una delle prossime volte che lavorerò con gli insegnanti.

Ma il gruppo Facebook è solo il pretesto per ritornare su un paio di questioni tralasciando il tema principale ovvero drammaticità, per l’apprendimento, della didattica così detta “frontale”

1. il feedback:  il feedback è una dimensione vitale in ogni relazione; anche in quella educativa. E’ importante per lo studente perchè lo aiuta – se ben dato – a migliorare la prestazione; lo dovrebbe essere anche per l’insegnante quanto meno perchè la relazione insegnamento – apprendimento è una scatola nera. non si sai mai a priori cosa dell’insegnamento si sia trasformato in apprendimento. Per cercare di capirlo, più di una valutazione classica, è utile lavorare con il feedback  che dovrebbe essere sistematico. Domande veloci (a risposta scritta) che richiedano un minimo di riflessione da parte degli studenti. Domande tipo:

Cosa non ho capito; senza guardare gli appunti che hai preso,

Cosa ti è rimasto più impresso nella mente?

Secondo te quale è l’idea più utile discussa nella giornata odierna;

Quale pensi sia stato il punto più importante o il concetto centrale trattato oggi

Quale argomento che consideri importante non stato chiarito in modo sufficiente?

Sintetizzare in una parola il testo che hai appena letto (o la lezione cha appena seguito)

Con una o due frasi, spiega il perché hai scelto questa parola

L’ideale sarebbe attivare la pratica della riflessione quotidiana, magari strutturata nel Reflective Journal. Con enormi benefici tanto per chi apprende, tanto per chi insegna. Lasciando, definitivamente perdere la micidiale domanda: “capito?”

2. la professionalità dell’insegnante.

Non si può sfuggire dalla questione della responsabilità degli insegnanti nella pessima situazione in cuio si trova, oggi, la scuola italiana.

D’accordo la Gelmini, i vari ministri che l’hanno preceduta, la scadente immagine sociale della scuola e di chi vi lavora, l’intresse non adeguato della politica per la scuola rispetto al ruolo che le dovrebbe competere; passino, pure, le gravi colpe dei sindacati che si sono concentrati a difendere gli insegnanti (operazione per alcuni versi meritoria) ma non hanno mai pensato alla scuola ed ai suoi “clienti”.

Quindi, tutto ciò premesso e consapevole delle precarie (eufemismo)  condizioni  in cui gli insegnanti sono costretti a lavorare, credo che un serio esame di coscenza gli insegnanti lo debbano fare sulla propria professionalità e sulla sua adeguatezza al compito.

Sono sempre stato dell’avviso che per risolvere un problema lo si debba riconoscere, evidenziare, illuminare e non nascondere magari con elogi di circostanza (poverini, per quello che ricevono, è già troppo quello che fanno!!!) o di comodo.

Il livello medio della classe insegnante italiana è mediocre (ovvio che ci sono le eccellenze molte delle quali frequentano la rete via blog, FB ed altre reti). Vedo poca consapevolezza intorno all’apprendimento (cos’è, come funziona, come lo si può favorire…) per il quale esiste una idea approssimativa; vedo una pratica poco consapevole, spesso intuitiva, debole di basi concettuali, poco attenta alla ricerca, all’esplorazione, al confronto. Vedo carenza di una competenza, per me essenziale, la riflessione, la pratica riflessiva.

A volte un intasamento di formazione, tanti, troppi contenuti che non vanno oltre la soglia della conoscenza inerte; una formazione spesso inefficace che non va  a toccare  il nocciolo del mestiere.

Vedo, però, anche tanta buona volontà ed impegno ma senza solide basi professionali  (qui non trascureri una struttura psicologica adatta alle condizioni di un lavoro tipico dell’operatore sociale) ci si mantiene nel terreno del bricoleur, del dilettante (spesso allo sbaraglio, specie per chi è alle prime armi)  che pur bravo, è altro dal professionista.

E la nostra scuola ha bisogno di professionisti

Spero che gli amiìci che mi leggono mi capiscano ma, come ben noto …. la predica la si fa a chi va in va in chiesa.

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A proposito della “didattica frontale”,  sfido un adulto,  maturo, consapevole, motivato a resistere per più di 20 minuti ad ascoltare uno  che parla; figuriamici un  “nativo digitale” pur multitasking a farlo UTILMENTE per almeno 10.

E’ fisiologico addormentarsi, è umano rifiutarsi di ascoltare

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121 pensiero su “Professionisti o bricoleur dell’apprendimento?”
  1. Oh! è questo quello che dobbiamo pubblicizzare della scuola!@Alessia: tu puoi comprendere ben oltre le righe che ho scritto. Lungi da me l'idea di giudicare un prof dall'et

  2. Oh! è questo quello che dobbiamo pubblicizzare della scuola!@Alessia: tu puoi comprendere ben oltre le righe che ho scritto. Lungi da me l'idea di giudicare un prof dall'et

  3. Oh! è questo quello che dobbiamo pubblicizzare della scuola!@Alessia: tu puoi comprendere ben oltre le righe che ho scritto. Lungi da me l'idea di giudicare un prof dall'et

  4. Oh! è questo quello che dobbiamo pubblicizzare della scuola!@Alessia: tu puoi comprendere ben oltre le righe che ho scritto. Lungi da me l'idea di giudicare un prof dall'età anagrafica.

  5. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volontà", continuano a dettar legge….

  6. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  7. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  8. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  9. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  10. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  11. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  12. parole sante…..purtroppo, sopratutto negli ambienti di sinistra che continuo con ostinazione a frequentare, i bricoleur cioè gli isegnanti di "buona volont

  13. L'uso di un sito moodle di appoggio, non più pensato come formazione a distanza ma come sito interno (anche aperto eventualmente con corsi extracurricolari) dove caricare materiali elettronici per gli studenti, foto, video, ricerche webquest, compiti e via dicendo può rendere attivi…ma che fatica per un doecnte fare anche questo piccolo passetto! Quali materiali? e se anche questo non facesse dieventare protagonisti gli studenti? e se lo interpretano come un'ennesima fatica?ed i colleghi contrari? e/o che non sanno usarlo?… Ecco, gli studenti pensano questo delle lezioni frontali? mettiamo in discussione il metodo di apprendimento, certo ma ..dopo anni, mesi di prove, sperimentazioni, ricerche torno a scuola e …faccio tutto come prima! l'ambiente non aiuta'!Come incidere sull'apprendimento? Come capire come funziona e come farlo capire a loro? Se avessero più formazione su come si apprende …forse…

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