Cattura collaborazione

Questa è la domanda che spesso mi sento fare.

La mia idea di “innovazione” è chiara: fare cose nuove in modo nuovo (nulla da eccepire se per qualcuno innovare significa fare le solite cose con strumenti nuovi; questo è adeguamento).

Assistiamo ad un feroce contrabbando di innovazione (vedi quella che Lidia chiama “tecnologicizzazione forzata” presente nel recente bando ministeriale), a mode tecnologiche cui si aderisce acriticamente e senza consapevolezza.

Ci si accoda al nuovo per non sentirsi vecchi (*)

Lo sbocco di tutto questo è già segnato: tanta fatica, nessun risultato, delusione, ripiego sul consueto. In attesa della nuova onda salvifica, della nuova ricetta miracolosa.

E’ innegabile che cambiare profondamente la didattica (la vera innovazione) non sia facile. Basti solo pensare alle condizioni “operative” dell’innovazione: superamento delle discipline, riorganizzazione del tempo e degli spazi della didattica, riformulazione dei regolamenti di servizio degli insegnanti …

Per non parlare dell’avverso clima culturale che avvolge la scuola e gli insegnanti che fiacca la motivazione anche del più coriaceo, idealista, ottimista insegnante. forse, anche, dello stesso don Milani.

Per non parlare, infine, delle competenze didattiche e dei loro presupposti.

Impossibile, quindi, innovare nella realtà che viviamo?

Io credo che se cerchiamo alibi (o valide ragioni), ne abbiamo in abbondanza. Ma, se vogliamo vivere fino in fondo ogni spazio di autonomia, di “potere” (nel senso di “opportunità” non di “comando”)  che come insegnanti abbiamo, gli spazi ci sono per andare oltre la ripetizione del consueto: collaborare tra colleghi.

La vita di una classe, di un gruppo di studenti, rappresenta, o dovrebbe rappresentare, una vera e propria comunità di pratica: un gruppo di persone che lavorano condividendo le pratiche (strumenti, metodi, valori …) per ottenere un risultato comune (celebre l’esempio del condurre la nave in porto).

Troppo spesso sento insegnanti soffrire per la solitudine in cui sono costretti a lavorare a scuola: nessuna condivisione dei problemi, ma neppure la più banale condivisione di strumenti. Figuriamoci la condivisione di un progetto didattico o la co-costruzione di strumenti.

L’innovazione possibile parte dalla collaborazione tra colleghi. Non servono leggi, finanziamenti, tecnologie, interventi ministeriali.

Dove questa collaborazione è attiva, i risultati si vedono. Con poca spesa.

Qualcuno dirà (già lo sento): “perché dovrei, io, ultima ruota del carro, porre rimedio a decenni di smantellamento della scuola? Perché dovrei fare volontariato per supplire alle cattive politiche per la scuola? Perché dovrei essere io la foglia di fico delle vergogne del nostro sistema scolastico?”. Io non sono un insegnante e non posso dire “armiamoci e partite”, ma da esterno che viene spesso chiamato per aiutare gruppi di insegnanti ad “innovare”, dopo tanti corsi inutili, inutili perché in prospettiva storica posso dire che  hanno rappresentato solo una fiammata di entusiasmo, la sola strategia che mi sento di suggerire è quella della collaborazione all’interno del gruppo di insegnanti. E’ la sola leva capace di dare solidità e continuità ad ogni azione. Su questa premessa si può costruire innovazione.

 

 

 

(*) letta di recente da Michele Serra

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10 pensiero su “Come posso innovare la mia didattica?”
  1. “la sola strategia che mi sento di suggerire è quella della COLLABORAZIONE all’interno del gruppo di insegnanti. E’ la sola leva capace di dare solidità e continuità ad ogni azione. Su questa premessa SI PUO’ costruire innovazione.”
    Sono PIENAMENTE D’ACCORDO con te che questa sia la strada da seguire! Grazie per averlo espresso così esplicitamente nel post 🙂
    Se la collaborazione fosse poi estesa ad altri ambiti sociali io credo si potrebbero risolvere parecchi problemi. Iniziare dalla scuola sarebbe già comunque un gran passo avanti… per tutti.
    Buon lavoro!

  2. Come si può pensare di collaborare tra docenti se si fa fatica anche solo a comunicare? E ciò fa ancor più rabbia se consideriamo l’abbondanza di mezzi che le tecnologie ci mettono a disposizione per questo scopo. Il problema che nella scuola regna ancora troppa autoreferenzialità! Forse la verità è che non si vuole innovare davvero. Chi ha voglia di innovazione se la va a cercare e non aspetta che gli cada dal cielo. Basta lamentarsi che i ragazzi non sono più quelli di una volta! E’ ovvio che non lo sono! La collaborazione aiuterebbe molto a cambiare la situazione attuale. Ma non dimentichiamoci che collaborazione fa rima con condivisione.
    Comunicare, collaborare, condividere… la triade ideale!
    Dovremmo essere in grado di insegnarlo anche ai nostri studenti, ma forse è meglio che prima lo sperimentiamo noi… non si sa mai!!!
    Tanti complimenti per il post e per tutto il blog. Lo seguo con interesse 😉
    Chiara

  3. Chiara, lavoro quasi quotidianamente con gli insegnanti e da un po’ di tempo il “problema” che più di frequente mi segnalano è la problematicità della collaborazione tra colleghi. Molto probabilmente ho a che fare con quelli più “evoluti” che hanno ben capito la potenza di queste pratiche. Spero che col tempo la situazione migliori. Grazie per l’attenzione che riservi alle cose che scrivo

  4. Considerazioni sostanziali. Senza collaborazione nn si va lontano . noi siami modelli. per i nostri allievi é con il nostro stile di comportamento e con la coerenza tra parole e fatti che si educa davvero. Per quanto mi riguarda ho un pessimo difetto, quello di evitare lo scontro anche in nome di questa tanto auspicabile collaborazione . Il rischio che corro è spesso quello. di essere. connivente…

  5. Martina, il rischio di connivenza c’è. Lo scontro non è necessariamente negativo e da evitare. E’ la fuga dai problemi che ne genera di più gravi. Ben consapevole che l’attivazione e la gestione di un conflitto consuma energia

  6. Condivido la tua riflessione sulla collaborazione: è un vecchio problema a cui gli insegnanti, anche i più sfiduciati, sono piuttosto sensibili, ma su abbiamo scarsa presa. La collaborazione si favorisce o si impedisce con l’organizzazione, non con la buona volontà: gli insegnanti sono costretti a inseguirsi in corridoio, a contattarsi via mail, nessun momento di condivisione è pensato dal contratto salvo i tre incontri annuali dei c.d.c.. Ecco perché è tutto così difficile.

  7. Gabriella, di certo le condizioni di contesto facilitano oppure ostacolano la collaborazione. Ma queste sono solo condizioni di contesto. chi ha voglia di condividere lo fa, pur con fatica. La casistica è ampia: ho visto insegnati refrattari ad ogni condivisione pur posti nelle migliori condizioni ed altri far crescere l’erba sui sassi

  8. Ho fatto da poco un corso sull’uso della LIM in classe ai docenti interessati: è stata per me un’esperienza molto bella perché ho affinato meglio (e forse alcune volte scoperto alcune tecnologie per la didattica) le mie capacità di utilizzare alcuni strumenti per la didattica. I miei allievi di un Itis sono attratti dall’uso di edmodo anche se molti lo fanno in lab. di informatica. Però rispetto al non fare niente o distrarsi con il telefonino forse è meglio. I docenti secondo me non sono stimolati ed invogliati anche perché molte volte bisogna sudare per avere una lim o il portatile della scuola.

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