Riemergo, provvisoriamente, dal social-letargo.

Due post su Facebook stamattina mi hanno fatto tornare un po’ di voglia di social network; forse hanno toccato un nervo ancora scoperto: il senso delle tecnologie nella didattica.

Tema vecchissimo e sempre controverso tra demagogia, illusione e propaganda e pochi sprazzi di pensiero lucido.

Il casus belli è sempre lo stesso: le LIM, tanto amate quanto detestate. Amate prevalentemente da chi ne fa un busines e da qualche utilizzatore consapevole; detestate (si fa per dire, per dare enfasi al discorso; in verità … chi se ne frega!) *.

Inizia Pier Cesare Rivoltella con un post nel suo blog (http://piercesare.blogspot.com/2010/12/la-scuola-le-lim-e-i-guerrieri-nel.html) in cui ribadisce che:

  1. Non è facile fare innovazione quando l’età media degli insegnanti italiani è di 46 anni. In sostanza, dico io: si fa poca o nulla innovazione.
  2. Limitata informatizzazione delle scuole e relegata prevalentemente in spazi informatici. In sostanza, dico io: la “scuola digitale” è sola propaganda
  3. La “soddisfazione” che emerge dagli studi va “interpretata”. In sostanza, dico io: ciò che genera soddisfazione agli utilizzatori di LIM non è dovuta alla LIM ma ad un insieme di altre forze.

Rivoltella, inoltre, afferma che:

… la maggior parte degli insegnanti la valuti [la lim] positivamente in relazione a due funzioni: il fatto che si presume faciliti la comunicazione e che risulti accattivante per gli allievi

Si presume, infatti.

Pier Cesare continua e spiega:

Qui gli insegnanti più che provare a cogliere due “leve” della LIM, mi pare che proiettivamente ripongano in essa la loro speranza di poter confezionare una didattica maggiormente efficace: in buona sostanza più che di caratteristiche della LIM stiamo parlando di due aspettative diffuse degli insegnanti da ricondurre alle loro principali difficoltà. Tali difficoltà sono indubbiamente da cercare nella comunicazione con i ragazzi (sono così diversi, così lontani, da come eravamo noi… noi “immigranti” e loro “nativi” – su questo cfr. i miei ultimi post) e nella motivazione: la tecnologia come attrazione, come focus di una nuova curiosità, come ingrediente per rendere interessante la scuola.

Altra “verità” rivelata da Rivoltella:

In seconda istanza, balza all’occhio il dato relativo all’uso della LIM, anche in questo caso nella grande maggioranza dei casi consegnato ad attività frontali e di rappresentazione della conoscenza. La LIM come appunto una lavagna

Credo che, alla luce di questi dati e di queste interpretazioni, si possa concludere che … il re è nudo, o meglio, la LIM è nuda. Non ha alcun attributo di quelli appiccicatole adosso: tante chiacchiere intorno alla LIM ma poche o nessuna prova che la lavagna digitale faccia la differenza.

Bella scoperta, mi verrebbe da dire se ….

Io credo di essere solo una persona di buon senso, tanto visionaria quanto realista, tanto ottimista nel sol dell’avvenir quanto consapevole delle condizioni reali in cui la scuola e gli insegnanti si muovono e, da persona di buon senso, non ho mai nutrito alcuna aspettativa miracolistica e taumaturgica ne dalla LIM ne da nessun’altra tecnologia.

Quindi, tutto questo io lo avevo già detto fin dal primo manifestarsi di inconsistenti entusiasmi verso le tecnologie didattiche.Questo blog lo prova in ogni post.

Altra questione spinosa: “le tecnologie come cavallo di Troia”. Anche qua ho sempre detto che non credo possano avere questa funzione. Nessuna furbata alla Ulisse può risolvere i problemi della scuola. Troia la si espugna abbattendone le mura. La didattica si cambia, si innova, si arricchisce solo affrontando direttamente il problema. Le tecnologie sono solo un elemento del sistema e a ben vedere manco il più importante. Tant’è che replico a Rivoltella, che nel suo blog parla dei guerrieri che devono ancora uscire dal cavallo avendo già beffato i troiani:

Mi pare si confermi quanto i più avveduti e i meno avvezzi agli abbagli tecnologici, tra i quali purtroppo mi devo annoverare, la Lim non è la soluzione come non è neppure il problema. Il problema è stato l’aver fatto credere e aver creduto che la LIM risolvesse il problema della qualità della didattica e dell’apprendimento. O che la LIM fosse il cavallo di Troia. Tu, Pier Cesare, aspetti che i guerrieri escano; io sospetto che non escano perchè non ci sono; ho il forte sospetto (per non dire la certezza) che il cavallo di Troia/LIM sia vuoto. Che la Lim sia, in buona sostanza, un’innovazione vuota. Sono sempre stato dell’avviso, e la questione LIM mi conforta in questo, che se il problema è la didattica, questa va affrontata di petto. Con e senza le tecnologie.

Non sarà la LIM a stanare gli insegnanti riottosi!Non sarà la LIM e nessun’altra tecnologia a migliorare la didattica se non si è guidati da un pensiero didattico!

Secondo intervento di Alessandro Rabboni, di cui nel passato ho molto apprezzato l’affermazione che si è commesso un grave errore nell’associare alla LIM un approccio didattico (il costruttivismo, come aspettativa, per il superamento dell’istruzionismo) quando invece la LIM andava considerata uno strumento e come tale lasciando l’approccio metodologico a momenti e sedi più opportuni.

Confermo l’adesione incondizionata a quella sua affermazione.(http://www.facebook.com/?ref=logo#!/notes/alessandro-rabbone/piani-per-la-lim-e-il-rapporto-ocse-pisa-2009/480413368113)

Nella formazione LIM si sarebbe dovuto fare solo formazione tecnica; magari a farla sarebbero stati più utili degli informatici senza velleità pedagogico-didattiche. Sarebbero certamente stati più efficaci di tanti pseudo-metodologi. Se l’approccio fosse stato quello si sarebbero evitati tanti equivoci, tante illusioni, tante speranze, tante critiche.

Un tempo ero convinto di dover trattare la metodologia nel contesto della tecnica. Visti i fatti, devo dire che mi sbagliavo e faccio ammenda!

Venendo al post odierno, Alessandro citando uno studio Adiconsum (http://www.adiconsum.it/ADICONSUM/Upload/docs/RELAZIONE%20SCUOLA.pdf) afferma:

Il dato centrale che emerge con inequivocabile chiarezza è che gli strumenti digitali, cioé computer dei laboratori, LIM, e-book, DVD ecc., anche quando sono presenti, sono inutilizzati o sottoutilizzati

E più avanti

Anche per quanto riguarda la LIM, quando è presente, il 59% dei docenti non la usa mai, il 22% meno di una volta al mese…

…e audacemente lancia una proposta:

occorrerebbe, a mio avviso, insistere un po’ di meno sulle pur utili ed interessanti tematizzazioni generali sulle net generation, sui “nativi digitali” e sui gap generazionali, per concentrarsi invece sulle reali e quotidiane condizioni di lavoro di chi, per scelta o per necessità, fa l’insegnante. ………………… La bontà e l’utilità della tecnologia, date frettolosamente per scontate a livello generale, vengono di fatto rimesse in discussione appena si entra nel dettaglio. Credo che precisamente a questo genere di problemi occorra riferirsi se si intende ragionare seriamente sull’utilizzo delle tecnologie. Su un possibile utilizzo che non sia un evento saltuario e casuale, come quello dell’uso dei pc all’interno di laboratori “d’informatica”, ancora oggi predominante.

Ecco una testimonianza lucida; finalmente un discorso non banale sull’uso delle tecnologie a scuola! I  problemi ciati  nella nota ci stanno tutti (i limiti e i vincoli dell’azione quotidiana e del contesto in cui essa avviene; l’essere partiti dalle potenzialità delle tecnologie ignorando il contesto  in cui si sarebbero calate) . A questi ne aggiungeri altri:

  1. l’approccio politico dato all’innovazione: l’operazione LIM è stata una mera operazione di demagogia (politica), un approccio scriteriato all’innovazione, un’innovazione superficiale, banale e banalizzata fatta al solo scopo di comunicare un’innovazione che non c’è, un’innovazione da hard discount;
  2. la spinta economicistica/business: impatto certo dell’operazione LIM  si è avuto nei bilanci dei produttori di LIM, di quelli dei fornitori di servizi, di tante università  che al prezzo di generosi finanziamenti, hanno dato parvenza “scientifica” all’operazione politica;
  3. la debolezza didattica dei modelli d’uso prospettati: troppo spesso associati alla didattica con le tecnologie non ci sono modelli didattici convincenti; o si hanno modelli concettualmente confusi, o sono inconsavoli riproposizioni di approcci che a parole si vorrebbe superare, o  – capita anche questo – non c’è alcune consapevolezza didattica, non si ha la benchè minima idea dell’apprendimento cui ci si vuole agganciare. Ovvio che a proposte deboli e confuse si accompagnino pratiche altrettanto deboli e confuse.

C’è solo da sperare che il danno che stanno facendo questi scriteriati approcci alle tecnologie non demotivino insegnanti, studenti, decision maker; c’è solo da sperare che gli approcci critico-riflessivi che stanno alla base di usi “vincenti” delle tecnologie (ne conosco parecchi) si diffondano e contaminino incerti, scettici  e delusi.

Da dove ri-partire? Anche qui nulla di nuovo: lasciamo perdere le tecnologie e partiamo dai contesti d’uso, dai problemi didattici, dagli obiettivi di apprendimento e concepiamo soluzioni didattiche (in modo creativo, contestualizzato) considerando tutti gli “strumenti” che abbiamo a disposizione. Anche le tecnologie.

E facciamoci guidare da una solida base pedagogica e didattica. Se abbiamo capito come si impara, se abbiamo una  chiara visione dell’apprendimento, se abbiamo realizzato come si possa favorire l’apprendimento attraverso l’insegnamento, se siamo degli insegnanti consapevoli delle mille implicazioni del nostro agire, allora attueremo certamente della buona didattica e a quel punto, usiamo pure le Lim …. chissenefrega!

—–

* Non me ne vogliano tutti/tutte coloro che fanno delle LIM una ragione di vita 🙂

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117 pensiero su “Tecnologie didattiche? Chissenefrega!”
  1. Amici, non mi ha risposto nessuno:

    che risonanza hanno i rapporti McKinsey dedicati alla scuola, qui in Italia?

    voi li conoscete? conoscete qualcuno che li conosce, che li studia, che ne trae delle conseguenze? Sapete se la gente che lavora al ministero li consulta?

    è una domanda che mi incuriosisce parecchio, magari sono l’unico che se n’è accorto ora … non sarebbe la prima volta 🙂

  2. Mentre vedo il link comincio a rispondere e butto un’occhiata alle email. Che cos’è? multitasking? 😀 . Tranquilli, non sono così avanti. È anche che youtube carica lentamente, a tratti si ferma e il professore parla senza fretta, forse perché tiene sotto controllo l’ambiente circostante e le immagini che scorrono accanto a lui.(Tenere alto il livello dell’attenzione non è facile.)Colgo alcune sue frasi, vado a scrivere le mie… deduzioni…ah il web!

  3. Quali sono i limiti della didattica tradizionale? La passività dei destinatari, il modello didattico basato sull’idea dell’insegnamento come “trasferimento della conoscenza” dall’insegnante agli allievi, la difficoltà nel differenziare il contributo didattico, la tendenza a privilegiare la comunicazione verbale rispetto ad altri codici comunicativi;Sappiamo bene però che tale sistema non garantisce forme di apprendimento significativo e la conseguente acquisizione di skills. Forse un concetto non viene appreso perché non è “immerso” in un contesto esperenziale, reticolare, connettivo e costruttivo?L’ attuale forma primaria di comprensione è costituita dalla realtà “visuale” che ha sostituito quella “testuale”. Questo nuovo approccio all’ acquisizione del sapere ha determinato da parte dei ragazzi forti resistenze nei confronti dell’apprendimento per astrazione, che fa del testo il punto di partenza e il punto di arrivo di qualunque indagine conoscitiva. C’è dunque da prendere seriamente in considerazione la scarsa incidenza del pensiero simbolico, mediato dall'astrazione, nei processi di apprendimento e riflettere sullo spazio a più dimensioni che esige un approccio interattivo fondato sull’esperienza, sullo scambio di nuovi codici comunicativi e sul "movimento" in tutte le sue accezioni.Tecnologie o non tecnologie, credo che il processo di insegnamento/apprendimento debba essere riconsiderato alla luce di un “atteggiamento euristico” nei confronti di un sapere interattivo e retale che privilegi forme di comunicazione circolare e negoziata. In tali forme circolari e negoziate l’alunno è co-protagonista della costruzione del sapere, è soggetto attivo nell’indagine conoscitiva, è soggetto costruttore di significati.Tenologie o non tecnologie, è necessario rifondare la comunicazione su “procedimenti euristici” basati su atteggiamenti dominati dall’incertezza e quindi legati al probabile e al possibile e caratterizzati da flessibilità, diversità ed antidogmatismo.Interessanti a questo proposito gli studi di David Perkins su Making Thinking Visible.

  4. @Fermina condivido la tua analisi-sintesi di cui apprezzo molto anche la bellissima scrittura argomentativa: chiarissima e dialogante. Permettetemi di gioire quando incontro una dote così rara 🙂 "rifondare la comunicazione" è un punto fondamentale, dovrebbe essere il nostro Nord, la stella polare.Il valore del dubbio, della circolarità, dell'antidogmatismo: ci sono voluti millenni per conquistarli e dobbiamo difenderli. La realtà visuale tende al dogmatismo e alla sopraffazione. Occorre imparare a gestirla e a non subirla.Per questo invitavo, oggi, facevo il parallelo tra l'evoluzione mediatica e comunicativa e quella, realizzata in pochi decenni, attraverso i diversi tipi di trasporto: dalla trazione animale alla propulsione a razzo.Apprendere e apprendere ad apprendere, usare e non essere usati.:-)

  5. Replico qui a “Didattica e Informatica scuola primaria” perchè non ho trovato un link dove registrarmi per commentare (già questo un pessimo segnale, colleghe! Siamo in un blog e per definizine il blog è “aperto” pur, se uno vuole controllare cosa viene scritto, con la moderazione dei commenti se si vuole essere “prudenti”).
    Mariella e Marinella citano questo post più quello di Piercesare e di Franco e si-ci domandano: “Non capisco perché tutto questo “astio” nei confronti delle LIM.”
    nessuno ha mai manifestato astio contro le LIM. O mi sono espreso male (ma tanti qui mi hanno capito), o non sono stato caopito o non si è letto con la volontà di capire ma di stare in superficie al discorso o/e difendere la LIM a prescindere.
    Dai discorsi che, care colleghe, che nel vostro post fate confermate l’opportunità di fare discorsi critici e riflessive sulle lim e sulle tecnologie.

    Secondo me è incredibile che con la sola LIM la vostra didattica sia migliorata e che anche l’apprendiemnto dei vostri ragazzi e ragazze sia migliorato. In realtà dide “cambiata” e non “migliorata”. Questa è già una buona cosa.

    Affermate
    ….anche in questo caso un paio di corsi per imparare non tanto l’uso degli strumenti, quanto per cercare di capire “come” fare didattica con la LIM

    e più oltre vi domandate

    A quando un corso che dia indicazioni concrete su “come” utilizzare e integrare le tecnologie a scuola. Che cosa ci si può fare? Quali strumenti utilizzare? Quali risorse? Quali giochi didattici? Quali software? Che cosa deve cambiare nei docenti?

    e concludente con una supplica

    Invece di esprimere critiche spesso negative e scoraggianti, diamo un sostegno in termini di consigli, suggerimenti, annotazioni, esempi, progetti innovativi, percorsi da costruire insieme…
    Sosteniamo la scuola e i docenti: ne abbiamo bisogno.

    No, non ci siamo. Non è con l’approccio direttivo che voi invocate che si va avanti. Non è partendo dalla lim che si migliora la didattica.

    E, vi asicuro, che chi scrive qui (io e i colleghi che hanno commentato) sono tutte persone che hanno a cuore la scuola e gli insegnanti (e le tecnologie) ed è per questo che, oltre a fare, mettiamo occasionalmente in guarda contro i rischi di un uso poco riflettuto della tecnologie, per non parlare delle LIM.

    Qui l’intero loro post: http://www.didainformaticaprimaria.blogscuola.it/?p=919

  6. @ Andreas a proposito del rapporto McKinsey. io lo ho conosciuto grazie alla tua segnalazione. Avevo letto quello del 2007 cui questo si aggancia (devo leggere bene, solo “sfogliato”). Studierò attentamente dopo aver lette,e apprezzato, la tua traduzione di una sua parte.
    Sul fatto che sia conosciuto al ministero, ad esempio, non saprei dire. Posso azzardare che il report sia ben conosciuto e debitamente ignorato.
    Su questa come su tante altre cose il problema non è che non si sappia cosa fare e si prendano delle decisioni avventate, approssimative ….. Il problema è che le decisioni politiche sono spesso prese su base ideologica e/o per motivi che non hanno nulla a che vedere con l’oggetto di cui si tratta.
    Vedi il piano LIM fatto per propaganda ben sapendone i limiti.
    Vedi la così detta “riforma” Tremonti-Gelmini fatta a partire dall’esigenza di fare cassa e inquadrando il tutto in un disegno di cultura conservatrice colpendo un settore sindacalizzato e di “sinistra”.
    Quindi, rapporto McKinsey? E chissenefrega! Cominciamo a fregarcene noi 🙂

  7. @GM… posso chiedere che la risposta a “Didattica e Informatica scuola primaria” che hai messo su http://www.giannimarconato.it/2010/12/tecnologie-didattiche-chissenefrega/sia riportata anche qui? Lo chiedo per dare volumi e colori al comune discorso fi qui sviluppato. Direi che è interessante andare a fondo della questione "sostenere la scuola e gli insegnanti". Lo so mi gioco, e lo faccio a titolo personale, un rischio e credo ne valga la pena: il rischio è quello di chiarire che non è utile arroccarsi né sostenere il vittimismo della categoria docenti.Io spero che ci sia un coro sociale e condiviso sostegno di eguaglianza e giustizia per tutti. Casomai canto da sola, non ci son problemi.

  8. sul, anzi, contro il vittiimismo di certi docenti (malattia che ne colpisce parecchi anche se non tutti) non sei sola. Quantomeno siamo in 2 ma credo tanti di più. Pubblicherò di seguito la mia replica alle blogganti

  9. dal mio blogReplico qui a “Didattica e Informatica scuola primaria” perchè non ho trovato un link dove registrarmi per commentare (già questo è un pessimo segnale, colleghe! Siamo in un blog e per definizine il blog è “aperto” pur, se uno vuole controllare cosa viene scritto, con la moderazione dei commenti se si vuole essere “prudenti”).Mariella e Marinella citano questo post più quello di Piercesare e di Franco e si-ci domandano: “Non capisco perché tutto questo “astio” nei confronti delle LIM.”nessuno ha mai manifestato astio contro le LIM. O mi sono espreso male (ma tanti qui mi hanno capito), o non sono stato caopito o non si è letto con la volontà di capire ma di stare in superficie al discorso o/e difendere la LIM a prescindere.Dai discorsi che, care colleghe, che nel vostro post fate confermate l’opportunità di fare discorsi critici e riflessive sulle lim e sulle tecnologie.Secondo me è incredibile che con la sola LIM la vostra didattica sia migliorata e che anche l’apprendiemnto dei vostri ragazzi e ragazze sia migliorato. In realtà dite “cambiata” e non “migliorata”. Questa è già una buona cosa.Affermate….anche in questo caso un paio di corsi per imparare non tanto l’uso degli strumenti, quanto per cercare di capire “come” fare didattica con la LIMe più oltre vi domandate A quando un corso che dia indicazioni concrete su “come” utilizzare e integrare le tecnologie a scuola. Che cosa ci si può fare? Quali strumenti utilizzare? Quali risorse? Quali giochi didattici? Quali software? Che cosa deve cambiare nei docenti?e concludente con una supplica Invece di esprimere critiche spesso negative e scoraggianti, diamo un sostegno in termini di consigli, suggerimenti, annotazioni, esempi, progetti innovativi, percorsi da costruire insieme…Sosteniamo la scuola e i docenti: ne abbiamo bisogno.No, non ci siamo. Non è con l’approccio direttivo che voi invocate che si va avanti. Non è partendo dalla lim che si migliora la didattica.E, vi asicuro, che chi scrive qui (io e i colleghi che hanno commentato) sono tutte persone che hanno a cuore la scuola e gli insegnanti (e le tecnologie) ed è per questo che, oltre a fare, mettiamo occasionalmente in guarda contro i rischi di un uso poco riflettuto della tecnologie, per non parlare delle LIM.Qui l’intero loro post: http://www.didainformaticaprimaria.blogscuola.it/?p=919

  10. Caro Gianni,
    tutte le tecnologie sono “potenziali” e “vuote”…
    si può usare la LIM (cioè il pc) come si usa un libro, a volte un “vecchio” libro o si può usarla in modo diverso (e lo so che con questo ho detto tutto e niente)…
    la LIM non cambia lo stile di insegnamento, questo è un dato di fatto, lo stile lo cambia chi ce l’ha…
    la LIM è lavagna la si usa uno alla volta, la usa il prof…o gli alunni se il prof non sa dove mettere mano…gli altri ascoltano, forse partecipano…

  11. Antonia, si, concordo con quanto dici. Spesso la mia rabbia nasce dal fatto che si contrabbando significati diversi e tanti ci cascano. Per me tutta l’operazioen LIM (non le LIM in quanto tali) è un’autentica metafora di questo approccio sconsiderato all’inovazione “tecnologica” a scuola tanto come approccio politico che didattico. E ciò che mi fa imbestialire ancor più è che si continua su questa strada

  12. Caro collega, il nostro blog è ospitato da Orizzonte Scuola, che l’ha aperto e impostato. Effettivamente ci siamo accorte che non è possibile registrarsi per inserire un commento e abbiamo segnalato il problema al webmaster. Come puoi notare diversi messaggi precedenti sono stati commentati, quindi nessuna chiusura da parte nostra, anzi, ci fa piacere leggere i commenti di chi vuole scrivere. Non appena il problema sarà risolto, te lo faremo sapere.

    Emanuela e Marinella

  13. (lo so, arrivo un po’ tardi…) molto interessante questa discussione. Mi colpiva un aspetto: si parla di tecnologie didattiche, si parla di scuola, ma NON si parla nemmeno di “striscio” di una disciplina che si chiama “Tecnologia” (già “Educazione Tecnica”, ecc). Paradossalmente: lo smascheramento dell’operazione LIM, lo smascheramento che ci fa dire (e concordo!) che “la LIM è nuda”, è possibile proprio in virtù di un approccio critico e riflessivo alla dimensione degli artefatti tecnologici che proprio la disciplina “Tecnologia” vorrebbe sviluppare e approfondire. Sarà un caso che l’operazione LIM sia maturata in una fase storica in cui la materia “Tecnologia” attraversa una crisi di identita’, scossa nelle sue fondamenta dalla diffusione (incontrollabile) delle Nuove Tecnologie? Per non parlare della vocazione laboratoriale e costruttivista di questa materia, in molte scuole unica oasi didattica felice in mezzo al grigio mare della più bieca tradizione (anche se ammantata dalla LIM)…
    Ciao e buona ripresa!

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