Cattura LdT

 

No, io credo che non servano. Digitali o no.

Certo che la digitalizzazione anche in questo contesto non può che fare del bene a tutti. Un libro di testo digitale potrebbe essere un po’ più ricco (per l’insegnamento e forse anche per l’apprendimento) di uno cartaceo.

Ma la questione non è carta vs. digitale.

La vera questione è libro di testo si vs. libro di testo no.

La questione è complessa e ne ho parlato a lungo (*) .

Il senso dei LdT  è notevolmente cambiato nel corso degli anni.

Nato come sussidio per gli studenti, ora predomina il suo valore per l’insegnante, tanto che in casi non rari è il LdT che detta la programmazione didattica all’insegnante e, così, l’insegnante si riduce a recitare a soggetto (più l’insegnante è esperto, meno si affida ai LdT e costruisce da sè le risorse didattiche).

In via provvisoria, per cambiare qualcosa, basterebbe abolire l’obbligo di adozione. Ne vedremo di belle!

La mia convinzione è che per una didattica personalizzata (la sola ad essere efficace), ogni insegnante dovrebbe costruire da sé (meglio all’interno della propria community) le risorse che gli servono per sostenere il proprio insegnamento. Non necessariamente sviluppare ex novo, ma anche riutilizzare risorse prodotte da altre.

La questione ha anche un altro, e non secondario, aspetto: il grande business che sta dietro ai LdT. Monti, sempre attento alle esigenze della gente, comune ha deciso di rinviare l’obbligatorietà del passaggio al digitale per i LdT, facendo un grande regalo (elettorale?) agli editori. Vedi qui http://www.repubblica.it/scuola/2013/01/30/news/libri_nuovi_ogni_anno-51553393/

 

(*)

Libri di testo tra rassegnazione e speranze

Nel merito, credo la questione principale stia nell’abolizione dell’obbligo di adozione dei libri di testo. Un primo passo verso l’abolizione dei libri di testo

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3 pensiero su “I libri di testo servono?”
  1. facciamo però una premessa ineliminabile: non so, credo di no, se servono i libri di testo. diciamo però con forza che, qyualunque ne ia la natura, serve UN testo. troppo ancora le aule risuonano delle voci dei docenti, illuse di veicolare insieme contenuti e valori, poesia e cittadinanza, sospiri e urla: state zitti! non vi distraete!!…Non se ne può più, la voce è considerato l’unico medium e il libro di testo, laddove cmq esista, è spesso ridotto a fare da risonanza la Verbo dei docenti; o viceversa, che è la memscios. Un libro, allora famoso, 20 anni fa?, di Fish recitava: c’è un testo in questa classe? e poneva la questione della sua costruzione a partire dalle letture. ecco, il testo è un “mezzo” fondamentale per ripoprtare parole alate dei docenti e balbettii dei discenti – angosciati dalla memorizzazione delle parole giuste e delle giuste interpretazioni – a un confronto su un terzo, un elemento esterno con cui fare i conti. diciamo che ci vuole un testo, di qualsivoglia natura, con una sua materialità, le sue retoriche, le sue forme convenzionali e la sua eventuale rottura di queste forme. so che parlo di materie umanistiche ma questo era il mio mestiere. se poi vogliamo parlare del testo più diffuso che circola nella scuole, che batte in tirature quasi tutti i libri di testo…alora vogliamo parlatre degli appunti dei professori?

  2. Salvatore. Credo anch’io alla necessità di un “testo” per le ragioni che dici. Parliamo, allora, di “libro” e non di “libro di testo”?. Due mondi diversi e due modi diversi di intendere la scuola

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